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Riforma della Giustizia, l’intervento di Vespa a “Quarta Repubblica” spiana interlocutori e avversari

Riforma della Giustizia

Vespa inchioda le toghe: «Fanno tutti carriera, chi ha fatto cose meravigliose e chi ha rovinato tanta gente. Vi pare giusto?» (video)

Un sì che conta nel dibattito tv: da "Quarta Repubblica" l'anfitrione di "porta a porta" sposta il baricentro della discussione e converge sull'urgenza di sconfiggere l'impunità dei magistrati e il potere delle correnti

Politica - di Giulia Melodia - 4 Novembre 2025 alle 13:33

Con Bruno Vespa, anfitrione di Porta a Porta e gran cerimoniere del talk di attualità politica, in veste di ospite di Nicola Porro a Quarta Repubblica nella puntata di ieri sera, affronta e sfida gli interlocutori nello studio di Rete 4 sul dibattito in corso in merito alla Riforma della Giustizia che, proprio con lui come relatore d’eccezione, entra nel vivo. Superando le barricate ideologiche. E trovando una convergenza inattesa su temi cruciali come l’impunità dei magistrati e il potere delle correnti interne. Non solo. Senza volerlo, a distanza di 24 ore, gli interventi di Bruno Vespa a Quarta Repubblica e di Antonio Di Pietro a In Onda su La7, mettono a fuoco gli snodi più sensibili della proposta del Guardasigilli Carlo Nordio, spostando argutamente il baricentro della discussione.

Riforma della giustizia, Vespa gerla interlocutori e toghe

Dunque, ospite di Nicola Porro, Bruno Vespa ha ribadito con forza la sua posizione in favore della separazione delle carriere, uno dei capisaldi della nuova proposta del governo. Un sostegno che non è solo di principio, ma che nasce da un confronto diretto con il ministro Nordio. Di più: l’argomento centrale di Vespa, non è incentrato solo sull’aspetto formale, ma la devastante mancanza di responsabilità professionale all’interno della magistratura, nel senso giuridico del termine.

Il contraddittorio con Musolino

Così, rivolgendosi al procuratore Stefano Musolino (Magistratura Democratica), Vespa aggiunge qualcosa di incisivo sulla compiutezza della riforma, e lancia il suo j’accuse più fermo, definendo l’attuale riforma come «monca, monca» se non risolve il problema dell’impunità che, a giudicare dai commenti e dalle reazioni social, è forse quello che sta più a cuore agli utenti. «Il problema fondamentale – dichiara Vespa a favore di telecamera – è che tutti i magistrati, qualunque cosa abbiano fatto, che fatto delle cose meravigliose. E i magistrati che hanno rovinato tanta gente, fanno tutti la stessa carriera: arrivano tutti al massimo della carriera».

Lo spinoso tema dell’errore giudiziario

Ed è a questo punto della discussione tv che arriva l’esempio più sentito e condiviso dai più. Quello evocato, drammatico e storico, del caso Tortora. Vespa ha ricordato come un magistrato coinvolto in quel clamoroso errore giudiziario non solo sia «arrivato al massimo della carriera», ma sia stato persino «eletto all’interno del Consiglio superiore della magistratura, quindi la crema della magistratura. «Ma questo ti pare giusto? – Tuona il giornalista Rai –. Tutti gli altri pagano. Se un medico fa operazioni sbagliate a un certo punto lo fermano».

Il “file” intercettazioni

Un’analogia logico-consequenziale che inchioda il sistema alla sua più profonda lacuna: l’assenza del parametro “meritocrazia” e di sanzioni reali per l’errore giudiziario. Ma non finisce qui. Perché Vespa ha anche espresso un suo parere nettamente favorevole all’introduzione di paletti sulle intercettazioni, criticando l’uso improprio delle «conversazioni confidenziali indebitamente intercettate» che hanno finito per «portare alla forca tanta gente» sul piano mediatico.

Riforma della Giustizia, l’affondo di Vespa sul tema delle “correnti”

Ma Vespa non si limita ad asserire e argomentare con esempi che arrivano dal lontano passato, anzi…Mentre si parla di magistrati e ribadisce il suo favore all’ormai famosa separazione delle carriere, snodo principale della nuova proposta, il direttore e padre nobile del giornalismo Rai, rivolgendosi direttamente all’ospite in veste di contro-coro del parterre di Rete 4 – il procuratore aggiunto di Reggio Calabria e segretario di Magistratura Democratica, Stefano Musolino – affronta lo spinoso tema delle “correnti  e pone un interrogativo retorico – e dunque con risposta emblematicamente implicita – e la butta lì al centro mediatico della discussione: «I magistrati sono in grado di mandarmi all’ergastolo e non sono in grado di sedere in un consiglio? La prego, la prego, solo le correnti riescono a capire quali sono i migliori»?

Riforma della Giustizia, i social stanno con Vespa, l’opinione pubblica dalla parte del cambiamento

Il “fantasma” di Palamara evocato e presente in veste di convitato di pietra aleggia nello studio di Quarta Repubblica… E sul web ci pensano gli utenti a replicare in vece di Musolino. E tra chi sentenzia senza remore: «Grande Vespa. Con le tue precise argomentazioni lo hai messo in imbarazzo per tutto il dibattito. Tra te e Sallusti non ha avuto scampo Musolino, si arrampicava sugli specchi». E chi commenta sardonico: «La patente di capacità solo le correnti la possono dare. Dopo aver superato l’esame di fedeltà. Invitatelo spesso Musolino, membro honoris causa del Comitato per il SI», c’è anche chi amplia la platea e estende le osservazioni ad altri illustri giornalisti: «Formigli guarda e impara: va bene che a te e Floris non piace il contradditorio come al povero Iacchetti», mah…

Sì, perché in tutto ciò non dimentichiamo che l’opinione pubblica è per il cambiamento. E in questo senso, la convergenza di due voci così autorevoli e diverse (Vespa, figura storica del giornalismo istituzionale; Di Pietro, l’ex icona della lotta alla corruzione) sui temi dell’accountability, delle correnti e della necessità di un organo disciplinare terzo, segna un punto di svolta. E del resto, a confermare che la spinta riformatrice non è solo politica, ma anche sociale, sono i dati aggiornati.

Non a caso, un sondaggio Youtrend per SkyTg24, citato durante la trasmissione di Rete 4, ha mostrato una netta crescita del consenso popolare. Attualmente, il Sì per la conferma della riforma della giustizia, vincerebbe con il 56% contro il 44%. Già un notevole aumento rispetto al 51% contro 49% registrato a luglio. L’opinione pubblica, insomma, sembra avere scelto: è tempo di porre fine all’impunità di chi sbaglia su libertà e rispettabilità dell’immagine delle persone. E al sistema delle correnti.

 

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di Giulia Melodia - 4 Novembre 2025