Intervistato da 'Italia Oggi'
Valditara: sì all’educazione sessuale nelle scuole, no all’indottrinamento sulla ‘fluidità di genere’
Il Ministro dell'Istruzione spiega che sul tema del "consenso informato è stata fatta molta confusione da chi non ha letto il testo e chi ha travisato per fare propaganda" e rivendica la riforma degli istituti tecnici: puntiamo sulla qualità e non sulla quantità
Sul tema dell’educazione sessuale nelle scuole “è stata fatta molta confusione. C`è chi non ha letto cosa dice la legge sul consenso informato, o chi lo ha fatto ma ha voluto travisare i fatti per fare propaganda. L’educazione sessuale non è vietata. Dire che non si potrà più parlare di organi sessuali, riproduzione o malattie sessualmente trasmesse è falso: questi contenuti sono previsti nelle Indicazioni nazionali, alle medie e perfino alle elementari quando si studiano le funzioni del corpo umano. Altra cosa invece è l’indottrinamento sulle teorie relative alla fluidità di genere, che qualcuno vorrebbe poter fare liberamente anche con bambini di 6 anni”. È quando dice il Ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara, in una intervista sul quotidiano ‘Italia Oggi’.
Famiglia è deputata costituzionalmente all’educazione dei figli
“Noi diciamo no: sono tematiche complesse, che se affrontate devono essere spiegate da psicologi e medici con un approccio scientifico e non ideologico, e solo quando si inizia ad avere un`età di maggiore consapevolezza. Ecco perché abbiamo previsto che siano vietate per infanzia e primaria e possibili dalle medie in poi, quando servirà il consenso preventivo dei genitori dei minorenni”. Sul consenso delle famiglie, caposaldo della proposta del governo che l’opposizione ha contestato, il Ministro ricorda che “la famiglia è deputata costituzionalmente all’educazione e su temi eticamente così delicati è importante che sia coinvolta nelle scelte che riguardano i propri figli”, prosegue il Ministro
Lotta alla violenza sulle donne è nei programmi scolastici
Intanto a meno di una settimana dal 25 novembre, giornata dedicata alla lotta contro la violenza sulle donne, Valditara ricorda che anche su questo argomento sensibile importante “è stato sollevato un inutile polverone. C’è chi ha addirittura sostenuto che noi, vietando l`educazione sessuale, indeboliremmo la lotta contro i femminicidi. Per la prima volta leducazione al rispetto, a relazioni sane e corrette, all’empatia e la lotta contro la violenza sulle donne è invece nei programmi scolastici come già nelle nuove Linee guida sulla educazione civica e rappresentano un chiaro obiettivo di apprendimento. Lo abbiamo fatto noi, non lo hanno fatto i governi di sinistra. I corsi sono partiti lo scorso anno e nel 70% dei casi i docenti hanno registrato un miglioramento nei comportamenti dei giovani.
Con la riforma della scuola conta la qualità e non la quantità
Tornando sulla riforma della scuola, il ministro rivendica la scelta che entrerà in vigore il prossimo anno, di offrire la possibilità agli studenti degli istituti tecnici e professionali di diplomarsi in quattro anni, con più materie professionalizzanti, e poi proseguire verso il lavoro, gli ITS o l`università: “La riforma 4+2, che abbiamo fortemente voluto – sottolinea -, introduce una novità: il potenziamento di italiano, matematica e inglese, dunque delle materie di base, in cui tradizionalmente gli istituti tecnici e professionali sono più deboli. La formazione professionale regionale in Lombardia, mostra nel percorso quadriennale, performance superiori ai percorsi professionali quinquennali statali nelle materie di base. Così come nei principali Paesi europei, a iniziare dalla Germania, i percorsi sono quadriennali. È la conferma che conta la qualità, non la quantità. Introdurremo anche le soft skills, sempre più richieste dal mercato del lavoro”.
Cruciale il rapporto scuola – imprese
Secondo il capo del Dicastero di viale Trastevere, “il rapporto con le imprese è cruciale: mercoledì ero a Caivano, dove un consorzio di imprese che genera un fatturato di 5 miliardi cerca 400 tecnici qualificati e non li trova. Quattrocento giovani rischiano di perdere opportunità molto ben retribuite, e le aziende rischiano di perdere competitività. Ecco perché il 4+2 è la grande sfida” e “le scuole sono molto più avanti di quanto spesso si racconta. Certi scontri ideologici che guardano al passato non trovano riscontro nella realtà. Incontro tanti studenti e insegnanti: sono proiettati verso il futuro”