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Zohran Mamdani

Nuovi liberal crescono

Tutti pronti per la nuova icona globale della sinistra? Chi è Zohran Mamdani, il “comunista” che vuole guidare New York

Pro-Pal, pro-gender, anti-polizia, figlio di due affermati professionisti indiani, ha tutte le carte in regola per piacere alle gente che piace: ha già conquistato diverse copertine patinate e, scrive Politico, nella Grande Mela si registra un pellegrinaggio di progressisti europei

Esteri - di Annamaria Gravino - 4 Novembre 2025 alle 16:41

Dato per favorito alle comunali di New York, in corso in queste ore, il candidato socialista Zohran Mamdani ha tutte le carte in regola per diventare la nuova icona globale della sinistra: è espressione di quel radicalismo glamour e privilegiato che tanto piace da quelle parti, potrebbe essere il primo sindaco musulmano della città, ha genitori stranieri e lui stesso non è nato negli States, si attesta su posizioni pro-Pal, pro-gender e promette un vasto programma di assistenzialismo a spese dei più ricchi. Da giovane si è dilettato con il rap, si è laureato in studi africani e in un passato non troppo lontano, sull’onda del Black lives matter, si è prodotto in una serie di considerazioni non proprio lusinghiere sulla polizia di New York, tanto da essere stato costretto a pubbliche scuse in questo ultimo scorcio di campagna elettorale.

Chi è Zohran Mamdani, candidato perfetto a nuova icona globale della sinistra

Mamdani, sostenuto dalle icone liberal Bernie Sanders e Alexandria Ocasio-Cortez, insomma, ha tutte le caratteristiche per “piacere alla gente alla gente che piace”, e non a caso ha già conquistato diverse prime pagine patinate, dal Time al New Yorker, da Vanity Fair a The Nation. Secondo Politico.eu, inoltre, a New York è in atto un pellegrinaggio di democratici europei, soprattutto francesi e tedeschi, giunti in città per prendere appunti su come risalire la china. Nato 34 anni fa a Kampala, in Uganda, è figlio di due affermati professionisti indiani: la madre Mira Nair è regista di film nominati agli Oscar come Salaam Bombay e Mississippi Masala; il padre Mahmood Mamdani, docente di politica internazionale e antropologia della Columbia University, è un noto e rispettato africanista, anche per gli studi sul “settler colonialism”, termine che i sostenitori della causa palestinese usano per condannare Israele.

Zohran si è trasferito a New York con la famiglia quando aveva 7 anni, diventando poi cittadino americano nel 2018. Da allora ha inanellato una serie di tappe umane e professionali buone per intestargli l’aureola di novello messia della sinistra: ha frequentato il Bronx High School of Science, dove in onore delle sue origini indiane ha fondato la prima squadra di cricket della scuola; si è laureato nel 2004, si diceva, in studi africani al Bowdoin College dove è stato tra i fondatori della sezione del campus di Students for Justice in Palestine; dopo l’università, ha lavorato come consulente per aiutare gli inquilini del Queen ad evitare lo sfratto; si è affacciato alla carriera artistica rappando con il nome d’arte di Mr Cardamom.

La vittoria alle primarie dem contro Andrew Cuomo

In più, da “semplice” consigliere comunale, si è affermato a sorpresa alle primarie dem contro il ben più noto, esperto e fino ad allora accreditato ex governatore dello Stato di New York, Andrew Cuomo, che ora corre come indipendente ed è il suo principale avversario. In corsa c’è anche il candidato repubblicano Curtis Sliwa, figura di spicco del panorama radiofonico newyorkese e fondatore del gruppo di vigilanza sulla criminalità Guardian Angels, agli antipodi con l’antica impostazione ai limiti dell’ “acab” di Mamdani, che a suo tempo ebbe a definire la polizia di New York «razzista, anti-queer e una grave minaccia per la sicurezza pubblica», aggiungendo che doveva essere privata dei fondi.

L’appello di Trump a votare per Cuomo: «Meglio un democratico che un comunista»

Il candidato socialista è dato al 43%, Cuomo al 33%, Sliwa al 14%. Di fronte a questa fotografia Donald Trump, dopo aver ripetutamente chiesto un passo indietro a Sliwa, ieri ha invitato a votare per Cuomo, perché alla guida di New York «è meglio avere un democratico che un comunista». Un appello che Cuomo ha abbracciato pienamente: «Il presidente Trump è pragmatico, descrive la realtà della situazione, cioè se non votate Mamdani vincerà. Repubblicani, dove alzarvi andare a votare, anche se non votate repubblicano votate per salvare New York City», ha detto nel corso del programma Fox & Friends chiedendo agli elettori di destra di votare per lui.

Il programma di Mamdani

Mamdani promette la socializzazione degli alloggi con il blocco degli sfratti, per dare una risposta all’emergenza abitativa; quella dei negozi, che per il 20% dovrebbero essere gestiti dall’amministrazione per calmierare i prezzi; mezzi di trasporto e asili gratis e salario minimo a 30 dollari entro il 2030. Il tutto facendo cassa su chi guadagna più di un milione di dollari l’anno e sulle aziende, per le quali prevede un aumento delle tasse dell’11,5%. Un programma che può fare breccia su alcune fasce della popolazione, ma in termini di fattibilità e autentica equità sociale suscita molti dubbi.

Noblesse oblige

Mamdani, che ha conquistato la sua popolarità anche grazie a un uso assai sapiente dei social, tra operazioni simpatia (come il bagno di capodanno a Coney Island per “congelare” gli affitti) e ammiccamenti etnici (i video con spezzoni bollywoodiani e in spagnolo), però, non ha dubbi sulle sue capacità. «Per chi ha votato?», gli hanno chiesto i giornalisti, scherzando all’uscita del seggio. «Per il miglior candidato in corsa», ha risposto. Del resto, noblesse oblige. 

 

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di Annamaria Gravino - 4 Novembre 2025