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Tajani al G7 in Canada su guerre e pace

Obiettivo: fine delle ostilità

Tajani al G7, l’Italia in prima linea per la pace da Kiev a Gaza passando per il Venezuela, con una promessa: riporteremo Trentini a casa

Al G7 in Canada, il titolare della Farnesina ribadisce il sostegno all'Ucraina e il divieto di usare armi italiane oltre i confini, affrontando anche le crisi in Medio Oriente, Sudan e la tensione in Venezuela

Politica - di Redazione - 12 Novembre 2025 alle 20:59

Il futuro della pace passa per la guerra in Ucraina, passa da Mosca, arrivas a Gaza e punta anche sul Venezuela: e sempre con l’Italia in prima linea: è il Ministro degli Esteri Antonio Tajani a ribadirlo senza mezzi termini. A partire dalla guerra di Kiev, a proposito della quale sottolinea: «È tutto nelle mani di Putin». È questa la sintesi della posizione italiana espressa a margine del vertice dei Ministri degli Esteri del G7 in Canada, dove Roma ha confermato il suo pieno e attivo sostegno all’Ucraina (e non solo).

Tajani al G7: missione pace

Con l’annuncio dell’imminente dodicesimo pacchetto di aiuti militari e di nuovi e ingenti contributi civili – con «diverse decine di milioni» destinati alla ricostruzione del sistema energetico ucraino – Tajani ha illustrato una strategia che unisce difesa, resilienza umanitaria e un netto richiamo alla diplomazia. Non solo. Il ministro ha ribadito l’assoluto divieto all’uso di armi italiane oltre i confini ucraini. E ha commentato positivamente l’apertura al dialogo, purché la Russia si dimostri «costruttrice di pace». Ma non è tutto. Al centro dei colloqui G7, anche la stabilità in Medio Oriente, la crisi in Sudan e la necessità di una base giuridica solida per l’uso dei fondi russi congelati. Ma procediamo con ordine.

E sul fronte ucraino: «È tutto nelle mani di Putin»

Sul fronte ucraino, Tajani non ha dubbi: «È tutto nelle mani di Putin». Così il titolare del dicastero della Farnesina ha sintetizzato, poco prima della riunione finale dei ministri degli Esteri del G7 in Canada, la linea italiana sulla guerra in Ucraina. Chiedendo che la Russia «cambi atteggiamento e diventi costruttrice di pace». Nel vertice, ospitato dalla ministra canadese Anita Anand, a cui ha partecipato anche il ministro degli Esteri ucraino Andriy Sybiha, il vicepremier forzista ha confermato che «l’Italia è pronta a fornire ogni assistenza possibile a Kiev, con particolare attenzione alla resilienza energetica e umanitaria e alla difesa».

Aggiungendo che è in preparazione il dodicesimo pacchetto di aiuti militari, e che in agenda ci sono anche nuovi contributi civili. «Forniremo generatori e nuova tecnologia per riabilitare le centrali elettriche colpite», ha spiegato Tajani. Rilanciando sul punto una sottolineatura non da poco: «Nessuna divisione nella maggioranza. Vedremo cosa si dovrà fare, ma lo faremo tutti insieme, in piena sintonia con gli alleati».

Tajani sul Venezuela: riporteremo a casa Trentini e gli altri detenuti

Non solo. A Niagara, il titolare della Farnesina ha poi confermato la missione umanitaria Italy for Sudan, che prevede l’arrivo a Port Sudan, entro Natale, di «un aereo e una nave con aiuti alimentari e materiali per i bambini. È un’iniziativa umanitaria ma anche politica – ha sottolineato Tajani – perché la politica è sempre tutela delle persone». Inoltre, Tajani ha parlato, rispondendo ad una domanda di Italpress, della crescente tensione in Venezuela, dopo l’arrivo nei Caraibi della portaerei americana USS Gerald R. Ford.

«C’è una involuzione della situazione – ha detto il ministro –. E una tensione crescente con gli Stati Uniti, che stanno contrastando il traffico di droga, di armi e di esseri umani». Ha poi confermato che l’Italia «sta facendo di tutto per riportare a casa i cittadini italiani detenuti a Caracas, che sono prigionieri politici e non criminali». Tra loro, Alberto Trentini, in carcere da un anno. «Stiamo lavorando a livello politico e diplomatico per la loro liberazione», ha aggiunto.

Dalla missione umanitaria per il Sudan alle persecuzioni dei cristiani in Nigeria (e non solo)

Infine, il ministro ha anche «espresso forte preoccupazione per le persecuzioni dei cristiani in Nigeria e in altre parti del mondo», ribadendo la necessità di «difendere la libertà religiosa ovunque». Insomma, un coacervo di situazioni intricate e che si perpetuano drammaticamente nel tempo, che motivano la domanda rivolta al ministro azzurro su quale sia oggi la crisi più grave per il G7. Interrogativo a cui Tajani ha risposto con nettezza: «Tutte preoccupano», ma poi ha indicato chiaramente Ucraina e Medio Oriente come «le più grandi perché coinvolgono anche le potenze mondiali». Seguite dal Sudan, «drammatico per numero di morti e rifugiati».

In ultimo, in chiusura il vicepremier ha elogiato l’approccio inclusivo della presidenza canadese: «È positivo che il G7 segua la strada tracciata dall’Italia, aprendo il dialogo ad altri Paesi come India, Arabia Saudita e Messico. Guai se ci chiudessimo in una torre d’avorio: il dialogo è la chiave per difendere i valori della libertà e del mercato globale».

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di Redazione - 12 Novembre 2025