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Elly Schlein, Silvia Salis

L'Opa sulla leadership

Silvia Salis usa il femminismo per fare le scarpe a Elly Schlein: lo dice l’analisi dei fatti, non il “patriarcato”

Politica - di Annamaria Gravino - 7 Novembre 2025 alle 15:24

Con l’appello alle parlamentari affinché facciano fronte comune contro la violenza delle donne, a partire da Elly Schlein e Giorgia Meloni, il sindaco di Genova, Silvia Salis, sembra aver lanciato ufficialmente la sua corsa alla leadership del centrosinistra. Quella chiamata, infatti, è stata accompagnata da toni verso la premier e attacchi alla destra che la connotano come una battaglia politica assai meno ecumenica di come viene presentata. Non a caso, la leva per lanciarla è una questione, l’educazione sessuo-affettiva a scuola, assai divisiva e tutta intestata a sinistra. Perché scegliere una battaglia così fortemente connotata se l’obiettivo è quello di lavorare insieme? Semplicemente perché forse il vero obiettivo non è quello dichiarato.

Quello che non torna nell’appello di Silvia Salis

Salis nell’intervista a La Stampa dell’altro giorno ha rilanciato sia la questione dell’educazione a scuola sia quella del fronte femminile come se l’Italia fosse all’anno zero su entrambi i fronti e se governo e maggioranza fossero disinteressati, quando non ostili. In realtà, e sul fronte del contrasto a comportamenti lesivi del prossimo, e delle donne nello specifico, e su quello delle collaborazioni oltre gli steccati molto è stato fatto, anche se sempre resta da fare. Dalla Giornata del Rispetto all’educazione civica, dall’impegno contro il bullismo allo stesso, tanto contestato ritorno del voto in condotta come strumento concreto per riportare al centro l’idea della responsabilità, questo governo ha messo in campo una strategia complessiva che attiene all’educazione al riconoscimento dell’altro, della sua dignità, del rispetto che gli è dovuto. In questo contesto non sono mancate anche iniziative specifiche, come il protocollo d’intesa con la Fondazione Giulia Cecchettin per parlare ai ragazzi del rispetto, con un focus specifico sulle relazioni e sulla violenza di genere.

La collaborazione bipartisan a difesa delle donne c’è già

Collaborazioni bipartisan a livello parlamentare si sono registrate poi su leggi come quella per il Codice rosso, su cui vi furono per altro contatti diretti tra Meloni e Schlein, quella che ha introdotto il reato specifico di femminicidio o la recentissima legge che ha introdotto il reato di deepfake, mentre va avanti il lavoro della Commissione parlamentare di inchiesta sul femminicidio per arrivare a un testo che risponda al vuoto su identificazione e responsabilità online nel quale prolificano fenomeni come i siti sessisti.

La sfida della parità: opportunità o probabilità?

E, ancora, sul tema della parità di genere Salis ha sostenuto che va affrontato «non solo come tema sociale, ma anche economico» e che, invece di un ministero delle Pari opportunità servirebbe un «ministero delle pari probabilità», perché «ci mancherebbe che mi dici che non posso diventare amministratrice delegata, ma voglio vedere che probabilità ci sono che io lo faccia». Non c’è dubbio che le probabilità siano ancora inferiori a quelle degli uomini, ma è altrettanto indubbio che oggi sono più di ieri, visto che grazie a questo governo è stato rotto un altro tetto di cristallo con Giuseppina Di Foggia, prima amministratrice delegata donna di una grande partecipata. «La sfida della parità non è su quante donne siedono nei Cda, ma su quando avremo la prima amministratrice delegata di una partecipata», disse Meloni a marzo 2023. Due mesi dopo Di Foggia era al timone di una società non semplicemente partecipata, ma partecipata di primissima fascia.

La differenza tra dirsi femministe e lavorare per le donne

Ma per Salis, Meloni denuncerebbe la violenza sessista con minor vigore di altre tematiche perché «il populismo di destra ha identificato il femminismo con le donne di sinistra». E a tutte le donne che «rivendicano con orgoglio di non essere femministe» vorrebbe chiedere «cosa significa: siete felici che in Italia quasi una donna su due non lavori, e che questo le rende più esposte alla violenza domestica?». A Salis invece viene da chiedere: è felice che sotto il governo di una donna che non si dichiara femminista l’occupazione femminile abbia raggiunto picchi mai registrati prima? E che nella finanziaria del governo di quella donna ci siano misure economiche e previdenziali specifiche per sostenere le madri lavoratrici? Perché poi si fa presto a parlare di parità salariale, ma se la parità salariale passa per l’incremento delle ore di straordinario, per il lavoro nei festivi e per i turni di notte, per la stragrande maggioranza delle donne – vale a dire quelle per le quali non è prevista la contrattazione individuale – la parità salariale diventa l’ennesimo dover essere a scapito della libera scelta di dedicarsi – anche – alla famiglia.

Salis? Per Schlein non è contro di lei, è il “patriarcato” che la disegna così…

Questo lungo promemoria per dire cosa? Che alla fine sembra proprio che Salis faccia una cosa molto di sinistra: prendere un tema alto e utilizzarlo a fini strumentali per farne il proprio trampolino di lancio, a dispetto di tutto e tutti. A Elly Schlein, dopo l’intervista di Salis, è stato chiesto conto della rivalità tra lei e la prima cittadina di Genova per la leadership del centrosinistra. La segretaria dem ha risposti che è «un gioco diffuso tipico di una società patriarcale mettere contro donne che hanno già dimostrato di lavorare benissimo in squadra». Ecco, se si prende per buona la sua lettura, allora, sembra proprio che Salis dimostri anche un mood molto patriarcale.

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di Annamaria Gravino - 7 Novembre 2025