Istanza accolta
Sarkozy torna a casa, le sue prime parole: “È stata dura”. Ora la libertà vigilata con un singolare vincolo: vietato contattare Darmanin
La Procura generale della Corte d'appello di Parigi ha disposto il rilascio dell'ex presidente in carcere dal 21 ottobre. Lasciato il penitenziario de "La Santé", l'ex inquilino sarà ora sotto a controllo giudiziario con annessi limiti e interdizioni, compreso il divieto di incontrare il ministro della Giustizia francese
La notizia era attesa da giorni, e questa mattina l’accelerazione ha incentivato attesa e indiscrezioni sulla vicenda e alla fine poco fa ha trovato conferma: Nicolas Sarkozy ha lasciato oggi il carcere de La Santé a Parigi, dove era detenuto dal 21 ottobre. Meno di tre settimane fa aveva iniziato a scontare una pena per associazione a delinquere finalizzata al finanziamento della sua campagna elettorale. Oggi, la Corte d’Appello della capitale francese ha accolto il ricorso presentato dai suoi legali, stabilendo la scarcerazione dell’ex presidente francese. Immancabilmente, le prime parole del “detenuto eccellente” sono state: “È stata dura, molto dura“…
Una decisione che suona come una vittoria legale, sebbene provvisoria, e che riaccende i riflettori su un caso giudiziario complesso che da anni tiene banco sulla scena politica e mediatica transalpina. L’ex inquilino dell’Eliseo torna a casa, ma sarà comunque sottoposto a sorveglianza giudiziaria.
Francia, accolto il ricorso dei legali di Sarkozy: l’ex presidente scarcerato oggi
Dunque, Sarkozy ha lasciato la sua cella del penitenziario entro poche ore dall’accoglimento dell’istanza, una volta completate le formalità amministrative per il suo rilascio, pochi minuti prima delle 15 . L’ex presidente francese, che ha trascorso 20 giorni in carcere dopo essere stato condannato a cinque anni di reclusione per il caso dei finanziamenti dalla Libia, ha fatto ritorno a casa a bordo di un’auto con i vetri oscurati, scortato da agenti della polizia in moto. Una scarcerazione motivata, come ha stabilito il tribunale, dal fatto che non vi sia «alcun rischio di occultamento di prove, pressioni o collusione». E quindi la sua «detenzione non è giustificata».
Va da sé, però, che tra le limitazioni previste dalla sorveglianza giudiziaria disposta per l’ex presidente c’è il divieto di lasciare la Francia. Non solo. La Corte ha anche vietato all’ex capo dell’Eliseo di contattare il ministro della Giustizia, Gérald Darmanin, che gli aveva fatto visita in carcere lo scorso 29 ottobre.
Per Sarkozy, libertà vigilata e limiti ai contatti
In sostanza, dunque, è venuta meno la necessità cautelare che aveva portato all’arresto dell’ex capo dell’Eliseo. Si tratta di un punto fondamentale del diritto penale: la detenzione preventiva, per quanto legittima in determinate circostanze, non può trasformarsi in una mera punizione anticipata. La libertà riconquistata da Sarkozy è dunque accompagnata da un regime di sorveglianza giudiziaria non indifferente. Tra le diverse limitazioni a cui è richiamato l’ex presidente la più significativa è sicuramente quella che prescrive il divieto di contattare il ministro della Giustizia, Gérald Darmanin.
Un vincolo che suggerisce tra le righe come la magistratura intenda mantenere un controllo stretto sui movimenti di Sarkozy in attesa degli sviluppi processuali definitivi. Un divieto, quest’ultimo, che arriva dopo la controversa visita che lo stesso Darmanin aveva fatto al detenuto “eccellente” nel carcere de La Santé lo scorso 29 ottobre. La visita di un membro di spicco del governo a un ex presidente detenuto, in effetti, aveva sollevato non poche critiche e interrogativi sull’opportunità istituzionale del gesto. Il divieto imposto dalla Corte d’Appello oggi, allora, sembra voler segnare un limite netto tra la sfera giudiziaria e quella politica, prevenendo possibili interferenze o equivoci.
Il post su X del figlio dell’ex presidente: «Viva la libertà»
Ma la scarcerazione non è solo un fatto giuridico, ma un evento con forte risonanza emotiva e politica. Non per niente, il figlio di Sarkozy, Louis Sarkozy, ha espresso pubblicamente la sua gioia su X (ex Twitter) con un semplice ma potente messaggio: «Viva la libertà», accompagnato da una foto che lo ritrae bambino accanto al padre. Un’esplosione di sollievo che riflette la tensione vissuta dalla famiglia. Mentre lo stesso ex presidente, intervenendo in videoconferenza all’udienza della Corte d’appello di oggi, ha a sua volta commentato: «Quella del carcere è un’esperienza dura, molto dura. Una prova che mi è stata imposta e che ho vissuto».
Sarkozy: «Il carcere è molto duro. Lotto perché la verità prevalga»
Aggiungendo nelle more una sottolineatura in rosso in merito alle accuse che gli sono rivolte, dichiarando: «Voglio che tutti siano convinti di una cosa: non ho mai avuto la folle idea di chiedere a Gheddafi alcun finanziamento. Non confesserò mai qualcosa che non ho fatto». Concludendo quindi: «Amo il mio Paese, la mia famiglia è in Francia, lotto affinché la verità prevalga», ha aggiunto in calce Sarkozy prima di «rendere omaggio» al personale carcerario «che ha dimostrato un’umanità eccezionale e ha reso sopportabile questo incubo».