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Francesco Guccini e il suo ultimo romanzo “Romeo e Giulietta 1949”

Il libro

“Romeo e Giulietta 1949”: il nuovo romanzo di Francesco Guccini racconta l’atto più “sovversivo” del Dopoguerra

I dirimpettai comunisti, lo zio della Dc e una famiglia che non rinnega il passato fascista: tra ironia e malinconia, il cantautore parla delle contraddizioni di un'epoca attraverso gli occhi di un bambino. E ci ricorda che ciò che è stato è una storia collettiva, da abbracciare con amore

Libri - di Cristina Di Giorgi - 9 Novembre 2025 alle 07:00

Tutti conoscono Francesco Guccini come cantautore, spesso socialmente e politicamente impegnato: sono infatti suoi alcuni pezzi immortali, che entrano di diritto nel patrimonio della musica italiana. Pezzi che, con buona pace degli ipocriti bacchettoni di sinistra, sono apprezzati anche a destra. Nella sua lunga carriera, però, bisogna ricordare che è stato anche uno scrittore piuttosto prolifico, che ha dato alle stampe vari saggi, un’autobiografia, sceneggiature per fumetti e diversi romanzi. L’ultima opera di Guccini, uscita il 21 ottobre per la casa editrice Giunti, si intitola Romeo e Giulietta 1949: si tratta di un racconto estremamente divertente e significativo, che fa trascorrere ai lettori qualche ora in ottima compagnia.

Come nasce “Romeo e Giulietta 1949”, l’ultimo romanzo di Francesco Guccini

«Alla fine di gennaio 2025 ero ricoverato nell’Ospedale Sant’Orsola di Bologna. Non potendo leggere, non potendo scrivere, ho pensato di inventare una storia per tenermi compagnia. Così è nato questo racconto», scrive nella nota al testo l’autore. Che, con un linguaggio semplice e meravigliosamente ironico, in questa sua opera breve – si legge nella quarta di copertina – «racchiude tutti i temi a lui più cari (la vita di provincia come specchio autentico di chi siamo, il passato perduto con le sue durezze rese dolci dalla memoria, la limpidezza con cui nel Novecento abbiamo amato, lottato, creduto in un tempo migliore) e li illumina con il suo inconfondibile humor, ma al tempo stesso con un sentimento inatteso, lieto e capace di vincere il tempo: l’amore». Quello malinconico per il nostro ieri, per la semplicità del quotidiano, per la purezza con cui si vivevano le idee, anche duramente contrapposte. Un amore per un passato che, confrontato con il presente, si tinge un po’ di nostalgia.

Il Dopoguerra letto attraverso gli occhi di un bambino

«È passato tanto tempo, forse troppo. Il tempo cancella, distrugge, fa evaporare le cose, i fatti, le persone. Ma io ancora ricordo quasi perfettamente quelle due settimane d’autunno, le prime due settimane d’ottobre dell’anno mille e novecento quarantanove». Comincia così la novella di Guccini, ambientata in Emilia pochi anni dopo la fine della Seconda Guerra mondiale. Il protagonista è Francesco, un bambino di dieci anni che ha appena finito le elementari e viene accompagnato dalla mamma a trascorrere alcuni giorni dagli zii che vivono a Carpi, dove lei stessa è nata.

Già durante il viaggio, sulla Littorina che copre la tratta “Modena-Suzzara-Mantova”, Francesco, appassionato di avventure, immagina luoghi misteriosi ed affascinanti. E quando arriva a destinazione e si avvia a piedi con la mamma verso la casa degli zii, che quasi non conosce, descrive lo sconosciuto panorama che vede con stupore e fantasia. Poi i due arrivano in una piazza contornata da lunghi portici, da cui in lontananza si vedono addirittura le rovine di un castello. Ed infine raggiungono la casa dei parenti: un condominio. Che con le sue comodità moderne, i suoi corridoi e le sue ampiezze limitate, non ha nulla a che vedere con i grandi spazi aperti di montagna in cui Francesco era abituato a scorrazzare.

Un condominio che è uno spaccato dell’Italia dell’epoca

Il protagonista, con la curiosità della sua età, ascolta i racconti delle zie e degli zii, fa domande, osserva le abitudini cittadine (andare a fare la spesa, lavorare, discutere di politica e andare a messa) ed esplora l’ambiente in cui si trova, nonostante l’insospettabile insidia rappresentata dai dirimpettai comunisti, guardati con sospetto dai suoi parenti cattolicissimi, in particolare dallo zio, che è anche militante della Democrazia Cristiana. A rompere una quotidianità che per Francesco significava, rispetto alla sua solita vita, cadere preda della noia («ero disperato, perché avevo letto e riletto i due romanzi che mi ero portato dietro ed ero già in crisi di astinenza»), un evento particolare per tutto il condominio: l’arrivo, al piano terra, di una nuova famiglia, che sembrava non aver rinnegato il suo passato fascista.

La scoperta della più “sovversiva” delle attività

«Trascorse ancora qualche altro giorno senza che accadesse nulla a spezzare il solito andare delle giornate. Cercavo di trovare uno spunto di gioco da qualche parte», dice Francesco. Al quale alla fine viene un’idea: esplorare le soffitte. Ed è proprio qui che fa una scoperta molto particolare, sorprendendo due inquilini intenti in un’attività “sovversiva”. Dopo aver giurato di mantenere il segreto, Francesco se ne va. E porta con sé il ricordo di quel che ha visto e, negli anni, delle inevitabili conseguenze che l’accaduto, poi venuto a conoscenza di tutti, genera nella piccola comunità del condominio e della cittadina tutta.

Una storia che appartiene alla nostra memoria collettiva

Romeo e Giulietta 1949, basandosi su quanto Guccini ha raccontato a proposito della sua genesi, è stato descritto come «un esercizio di memoria e immaginazione, un modo per reagire all’immobilità con la forza del racconto». La novella di Guccini, però, è anche qualcosa in più: è un condensato di sentimenti che unisce epoche lontane e diverse che, con le loro numerose contraddizioni, rappresentano comunque una storia, quella d’Italia, che è la storia di tutti noi.

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di Cristina Di Giorgi - 9 Novembre 2025