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Referendum sulla giustizia, ma quali dimissioni: la riforma è un impegno mantenuto dal governo Meloni

Il commento

Referendum sulla giustizia, ma quali dimissioni: la riforma è un impegno mantenuto dal governo Meloni

La legge è un pilastro del programma elettorale con cui la coalizione di governo si è presentata ai cittadini. Non farla sarebbe stato motivo di un passo indietro, non il contrario. Intanto Renzi detta la linea del campo largo. Chissà che ne pensano Schlein e Conte...

Il commento - di Giovanna Ianniello - 3 Novembre 2025 alle 16:22

A meno di una settimana dall’approvazione della nuova riforma della giustizia, non si parla più dei contenuti della legge. L’attenzione dei mass media, infatti, pare essersi spostata su un solo e unico, grande quesito: il presidente del Consiglio Giorgia Meloni deve o non deve dimettersi nel caso in cui il referendum confermativo respingesse il provvedimento? E a porre in evidenza il tema e sostenere per primo la tesi delle dimissioni del premier è ovviamente stato chi di sconfitte al referendum se ne intende davvero: Matteo Renzi.

Quadro cambiato rispetto al referendum 2016. Renzi non ha lasciato la politica, Boschi venne promossa

È passato quasi un decennio dal 2016, il quadro politico è totalmente diverso rispetto agli anni in cui l’ex enfant prodige del Pd poteva permettersi di far cadere governi guidati dal suo partito per varcare il Portone di Palazzo Chigi da esterno, mai suffragato dal voto popolare. Eppure la richiesta di eventuali dimissioni da parte dell’ex rottamatore tradisce una vena di amarezza ancora viva per quella sonora bocciatura incassata dalla riforma Costituzionale, firmata dal ministro Boschi. Del resto Renzi aveva trasformato quel pronunciamento popolare in un voto su se stesso, al punto da garantire non solo le sue dimissioni in caso di sconfitta, come pure aveva fatto Maria Elena Boschi, ma addirittura di lasciare la politica. Gli italiani probabilmente lo presero in parola, regalandogli la possibilità di tornare a Firenze. Ma ormai questa è storia passata, così come la promessa a metà mantenuta da Renzi, che la politica non l’ha lasciata o la giravolta della Boschi che venne addirittura promossa a sottosogretario alla Presidenza del consiglio dei Ministri con Gentiloni.

Referendum 2016 non è come quello di oggi: riformare la giustizia è punto fondamentale del programma elettorale

Tornando all’oggi, però, è palese la differenza sostanziale che esiste tra il voto al referendum costituzionale di Renzi e il voto per la conferma la legge sulla giustizia dell’attuale governo: la riforma della giustizia è parte fondamentale del programma con cui il centrodestra e con cui Giorgia Meloni si sono presentati ai cittadini alle scorse politiche. Addirittura figura come terzo punto del documento di coalizione che, testualmente, recita: “Riforme istituzionali, della giustizia e della Pubblica Amministrazione secondo Costituzione” “Riforma della giustizia e dell’ordinamento giudiziario: separazione delle carriere e riforma del CSM; riforma del processo civile e penale”.

Con il referendum, dunque, i cittadini decideranno se confermare o meno la proposta del governo, che conoscevano sin dal giorno prima del voto, quando si sono recati nella cabina e hanno messo nell’urna la scheda, cosa che invece Renzi non ha mai fatto non essendosi lui presentato alle elezioni e dunque non avendo mai avuto un suo programma. Quindi la risposta al domandone che giornali, salotti tv e radio, in questi giorni continuano a porsi quasi fosse un mantra, è semplice: no, nel caso in cui il referendum dovesse bocciare la legge il presidente Meloni non dovrebbe dimettersi. Avrebbe dovuto farlo se fosse accaduto l’opposto e dunque se non avesse fatto la riforma della giustizia perché è quello che ha promesso agli italiani in campagna elettorale.

Renzi detta temi, tempi e linea al centrosinistra. Schlein e Conte che dicono?

Esaurita la risposta alla domanda della settimana porgiamo un altro quesito: come è possibile che sia il leader di Italia viva, Matteo Renzi, a dettare linea, temi e tempi del centrosinistra? Crea dibattito, anticipa le mosse del “campo largo”, si parla tanto delle sue proposte. Che siano le sole sul tavolo? A Schlein e Conte il compito di rispondere, non tanto alla domanda di un giornalista ma ai cittadini che dovrebbero e vorrebbero rappresentare con i loro rispettivi partiti…

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di Giovanna Ianniello - 3 Novembre 2025