L'intervista esclusiva
Procaccini al Secolo: applicare al Parlamento Ue il modello italiano del centrodestra è possibile
Il co-presidente del Gruppo dei Conservatori ed eurodeputato FdI-Ecr parla del voto che per la prima volta ha messo in minoranza la sinistra su un atto legislativo: insieme su una misura per le Pmi, che lo scellerato Green Deal ha caricato di vincoli e oneri folli
Non è passato inosservato, in tutta Europa e sulla stampa internazionale, il voto del Parlamento europeo in sessione plenaria sulla sostenibilità e due diligence di giovedì che ha visto andare in frantumi la “maggioranza Ursula” e votare per la prima volta insieme un atto legislativo Ppe, Ecr, Patrioti e Sovranisti. Tra i primi a commentare lo storico risultato c’è Nicola Procaccini, co-presidente del gruppo dei Conservatori Europei a Bruxelles ed eurodeputato di FdI-Ecr.
Onorevole Procaccini, possiamo definire storica per il centrodestra in Parlamento europeo la plenaria di giovedì scorso?
E’ la prima volta che una maggioranza di centrodestra approva in una votazione un atto legislativo, una legge europea e lo fa mettendo in minoranza tutto il centrosinistra. Sì, c’erano già state altre occasioni durante la legislatura in corso in cui questa maggioranza di centrodestra, che va dai Popolari ai noi Conservatori di ECR, fino ai Patrioti e Sovranisti, aveva già votato insieme e messo in minoranza la sinistra ma su voti perlopiù simbolici, come per esempio per assegnare il Premio Sacharov all’opposizione venezuelana al regime di Maduro. Si trattava di voti di testimonianza, invece, stavolta, il voto del centrodestra riguarda, appunto, un atto legislativo, che naturalmente poi si confronterà con il Consiglio Europeo e la Commissione. Ma è importante che, in questo atto, la posizione del Parlamento è quella espressa dalla maggioranza di centrodestra e su un testo niente affatto banale. Si tratta, infatti, di una misura pensata per semplificare la vita soprattutto alle piccole medie e imprese, che lo scellerato Green Deal, nella scorsa legislatura, aveva caricato di vincoli e oneri folli, soprattutto in termini di rendicontazione. Certo, con il nobile fine della tutela ambientale ma in virtù dell’approccio ideologico che la maggioranza di centrosinistra ha avuto nella scorsa legislatura, questi oneri avrebbero devastato l’economia europea, soprattutto l’industria, in termini di svantaggio competitivo con il resto del mondo che, naturalmente, non è tenuto agli stessi standard cui vengono costrette le aziende europee dal Green Deal”.
Applicare il modello italiano del centrodestra in Europa è possibile? E che ruolo può avere Ecr in questo processo?
Sì, è possibile e resta il nostro obiettivo. Naturalmente non è semplice, perché le posizioni sono piuttosto diversificate, in particolare se pensiamo al conflitto russo-ucraino, ma siamo convinti che applicare il modello italiano sia possibile su molti temi. Il gruppo parlamentare dei Conservatori europei che io guido svolge esattamente questo compito, fare da ponte tra il Partito popolare europeo, che spesso è attirato dalle sirene del centrosinistra, e i gruppi alla nostra destra che spesso hanno posizioni troppo radicali e quindi difficili da moderare. Era questo il nostro obiettivo di mandato all’indomani delle scorse elezioni europee, che avevano prodotto uno spostamento verso destra del Parlamento, quindi ci siamo fatti carico di questa missione e cominciamo a raccogliere i frutti.
Lei ha parlato di passo verso la strada giusta. Quale sarà il prossimo?
La strada è ancora lunga perché trovare gli elementi di condivisione non è mai semplice considerando comunque che Socialisti, Verdi e liberaldemocratici tengono la “pistola” puntata ‘alla testa’ della presidente von der Leyen, minacciandola di far cadere la commissione se si dovessero riproporre altre maggioranze di centrodestra al Parlamento Europeo. E’ una situazione obiettivamente delicata e in tutto questo registriamo anche l’ottimo lavoro che sta facendo il vicepresidente della Commissione europea, il nostro Raffaele Fitto, che rappresenta il primo conservatore nella storia dell’Unione Europea ai vertici della Commissione UE. Fitto svolge il suo ruolo con la giusta moderazione e con il giusto equilibrio, lo fa insieme con la stragrande maggioranza dei commissari europei e va sottolineato che oggi, a differenza di cinque anni fa, i Commissari sono espressione di governi di centrodestra come in Italia. Il fatto che ci siano circa 23/24 commissari su 27 di centrodestra certamente aiuta a percorrere questa strada, così come aiuta il fatto che nel Consiglio europeo ci siano 23-24 governi di centrodestra su 27. Insomma, il mandato dei cittadini europei è stato chiarissimo. L’ambiente non si tutela distruggendo l’economia, negando la libertà alle persone, negando la neutralità tecnologica: viceversa lo sviluppo economico è necessario per avere risorse a disposizione per tutelare i diritti sociali e per difendere la natura. Promuovere azioni a tutela dell’ambiente senza un’economia in salute non sarebbe possibile.
Come è cambiata, se è cambiata, in Europa la percezione dell’Italia dal quando alla guida del governo della nazione c’è Giorgia Meloni ?
E’ cambiato tutto. Ricordo il pregiudizio iniziale quando si insediò il governo di Giorgia Meloni, mentre oggi anche coloro che sono più distanti ideologicamente da Giorgia Meloni e dal suo governo non possono non ammettere che molte nostre posizioni erano quelle giuste. Un caso emblematico riguarda il tema dell’immigrazione: anche quei governi, pochi rimasti, a guida socialista come la Danimarca che attualmente presiede il semestre del Consiglio europeo, hanno perfettamente compreso che la strada giusta è quella indicata da un governo di centrodestra, quello italiano guidato da Giorgia Meloni, sulla gestione dell’immigrazione e quindi sul contrasto all’immigrazione illegale. Un altro dei temi in cui l’Italia sta indicando la rotta da seguire è la riforma del Green Deal, in un senso di maggiore ragionevolezza, pragmaticità, lucidità in termini di termini geopolitici. Perché comunque il grave problema per l’UE è innanzitutto l’assenza, l’impossibilità di accedere alle materie prime che sono necessarie per la transizione verde. Questa visione di buon senso si è quindi fatta strada proprio grazie a Giorgia Meloni che con pazienza, serenità, moderazione, ma anche determinazione ha indicato la strada che l’Unione Europea sta seguendo. Nella bolla di Bruxelles oggi per indicare il centrodestra modello italiano si scrive “Maggioranza Meloni” ed è una bella soddisfazione.