Matrimoni gay
Perché dalla Corte Ue non arrivano altro che segnali di conformismo: un problema di sovranità e di etica
La sentenza europea è l'ennesima dimostrazione di un'organizzazione burocratica che mira costantemente a limitare le sovranità nazionali
Chiariamolo subito: l’ultima cosa a cui pensare è lo stereotipo destra omofoba e sinistra libertaria. Perché se anche ci sono omofobi a destra (e ci sono a sinistra, al centro o nelle anarchie), chiunque abbia un minimo di cultura e di buon senso rifiuta a priori ogni discriminazione possibile. La sentenza della Corte Ue che riconosce i matrimoni gay contratti all’estero e obbliga ogni singolo Paese a farlo è palesemente illogica. E soprattutto autoritaria e falsa.
Ipocrisia e falsità
Sarebbe stato persino più coerente obbligare l’intero continente ad adottare la norma, piuttosto che costringerlo a riconoscere uno strumento amministrativo che, seppure contratto in Spagna o in Olanda, diventa erga omnes. Cioè immediatamente applicabile in ognuno degli Stati membri. E se questo vale oggi per i matrimoni omosessuali domani varrà per qualsiasi altro tema etico o delicato, riducendo ai minimi termini i poteri di sovranità nazionale. Quindi, non puoi farlo a Ventimiglia, ma se arrivi fino a Siviglia ha valore. Incredibile.
Non è una questione di destra o di sinistra
Non si tratta di essere di destra o di sinistra. Né, se guardiamo al significato del termine destra nella sua accezione culturale e politica mediterranea, l’omosessualità è stata mai un tabù, perlomeno per quella definizione metapolitica definita “destra sociale”. I giovani di destra amavano Yukio Mishima, omosessuale puro, tenevano sul comodino un capolavoro come “Memorie di Adriano“, di Margherite Yourcenar, che racconta la storia del grande imperatore e del suo amore efebo. Non hanno mai considerato l’omosessualità un’anomalia, un difetto, una diversità da curare.
In Italia c’è una buona legge (forse l’unica partorita da Renzi) sulle unioni civili che nessuno si sognerebbe di toccare e che garantisce parità nei diritti a chiunque voglia unirsi civilmente. Il problema va ben oltre la caricaturale rivendicazione di laicità.
L’Europa impotente e invadente
L’Europa oggi è l’avamposto di laicizzazione ideologica e spirituale. E’ impotente sulle questioni sociali ma invadente su aspetti di puro conformismo. Le sue radici giudaico-cristiane sono cenere morta. Cosi come il suo gigantesco patrimonio di conoscenza culturale, che parte dalla Grecia, attraversa Roma, il Rinascimento e la grande cultura filosofica franco-tedesca, che comprende i classici russi che hanno segnato l’Ottocento. E’ una lampadina spenta a cui di fatto interessa poco dei bisogni di giustizia sociale che riguardano tutti: etero, gay, casti, atei o religiosi.
Impartisce ridicole lezioni di parità, di eguaglianza, infarcite dalla retorica di un analfabetismo di ritorno, arriva ad esiliare Celine, che era un pessimo uomo ma uno scrittore favoloso, importando supinamente tutte le regole woke che sono puri formalismi.
L’emarginazione delle idee
Un grandissimo gigante del Novecento, comunista e omosessuale, Michael Foucault, ne aveva preconizzato la decadenza già negli anni settanta, quando metteva in guardia dall’autoritarismo futuro di chi avrebbe emarginato le idee in favore di una eterna e sterile propaganda conformistica. I diritti in quanto tali sono quelli della libertà di espressione, di orientamento sessuale, religiosa, di esistenza. Ma per l’Europa del conformismo alcuni diritti sono una mera rappresentanza autoreferenziale. E’ una suggestione di palazzo che però i cittadini sentono distante e che porta, ad esempio, a togliere dei bambini da una famiglia sana che vive in un bosco e a tacere su milioni di bambini maltrattati, abusati.
Il distacco di Ratzinger
Di questa Europa burocratizzata, Papa Benedetto XVI aveva preso le distanze. Prima cercando di richiamarne le radici, poi celebrandone indirettamente il funerale. A Ratisbona e non solo, Ratzinger aveva pregato l’Europa di recuperare la sua dimensione identitaria. Che oggi è perduta, tra sentenze pilatesche e salomoniche e un relativismo etico che addolora. E che viene beffardamente censurato da culture diverse e più solide.