Violenza sessuale
Meloni e Schlein per una volta dalla stessa parte. Trovata l’intesa: il consenso deve essere libero e palese
Il tema è enorme e richiede un impegno bipartisan, uscire dalle logiche degli schieramenti e sospendere per una volta il clima da barricate, per un accordo trasversale. E così è stato. Sulla modifica del codice penale in materia di violenza sessuale la premier Giorgia Meloni ed Elly Schein hanno trovato un’intesa. I toni barricaderi contro il governo sulla manovra e gli attacchi sfrontati in Parlamento (ultimo al ministro Valditara) lasciano il campo alla ragione. Non è la prima volta che le due “avversarie” si sentono per telefono e lavorano gomito a gomito sulla lotta alla violenza di genere. È successo ancora e dall’accordo sulla stretta normativa è scaturito un clima bipartisan nella commissione Giustizia della Camera che ha votato all’unanimità un emendamento a firma Carolina Varchi (FdI) e Michela Di Biase (Pd) che modifica l’articolo 619 del Codice Penale.
Violenza sessuale, Meloni e Schlein trovano l’intesa: si integra il Codice penale
Grazie alla ‘pace raggiunta’ e alla disponibilità da sempre dimostrata dalla premier, il Parlamento dovrà ridefinire i paletti del reato che si allargano. Il nuovo articolo 609-bis del Codice penale, infatti, prevede che rischierà la reclusione dai 6 ai 12 anni chiunque “fa compiere o subire atti sessuali a un’altra persona senza il consenso libero e attuale”. Ora la parola passa all’Aula. Non è una novità da poco: il “consenso libero” entra nel codice e diventa la chiave per distinguere un atto sessuale da una violenza sessuale. La consensualità deve avere i requisiti di libertà e attualità, cioè espressa nel momento in cui il rapporto si verifica.
Approvazione bipartisan in Commissione Giustizia della Camera
Ma c’è di più. Nella riformulazione del 609-bis, grazie all’intesa, è stata inserita un’altra modifica strategica. Alla reclusione dai sei ai dodici anni andrà incontro non solo chi costringe un’altra persona ad avere un rapporto sessuale “con violenza, minaccia o mediante abuso di autorità”, ma anche chi si approfitta della condizione di “particolare vulnerabilità della persona offesa”. Dunque, il perimetro della violenza sessuale viene ampliato. Da oggi un uomo che costringe una donna ad avere un rapporto sessuale facendo leva su uno stato emotivo, economico o psicologico più fragile rischia il carcere. Nessun inciucio, ben inteso, le differenze e la dialettica politica anche accesa restano ma su questo tema e sulla pelle delle donne niente “muro contro muro”.
Varchi: senza il consenso libero e attuale non c’è giustificazione
“Abbiamo voluto riscrivere il reato di violenza sessuale partendo da un principio chiaro e ineludibile. Senza il consenso libero ed attuale non c’è alcuna giustificazione possibile”. Così Carolina Varchi prima firmataria dell’emendamento. “Chi compie atti di violenza deve sapere che la legge non gli lascerà scampo. Il teorema del ‘non ha opposto resistenza’ non troverà più applicazione nel nostro ordinamento”. La parlamentare di FdI sottolinea la convergenza di tutte le forze politiche, “a testimonianza di una volontà condivisa: quella di difendere la libertà e la dignità di ogni persona. La violenza sessuale è un crimine abominevole. Contro ogni forma di abuso e di sopruso la nostra condanna è ferma e assoluta. Questo intervento normativo restituisce forza e credibilità allo Stato. E riafferma il principio che nessuno può disporre del corpo di un’altra persona che non sia liberamente consenziente. La libertà di dire no sarà inviolabile e indiscutibile.