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Lollobrigida: la cucina italiana è un volano economico e turistico. La candidatura Unesco è una opportunità

A dicembre la decisione

Lollobrigida: la cucina italiana è un volano economico e turistico. La candidatura Unesco è una opportunità

Il ministro dell'Agricoltura interviene all'assemblea di Fiepet Confesercenti in occasione della presentazione dell'indagine sulle potenzialità di crescita che deriverebbero dal riconoscimento internazionale

Politica - di Eva De Alessandri - 18 Novembre 2025 alle 12:58

La cucina italiana come patrimonio UNESCO, la forza del sistema della ristorazione, il lavoro, la formazione, la rappresentanza delle imprese del pubblico esercizio e il rinnovo degli organismi statutari della Federazione: sono questi i temi al centro dell’Assemblea Elettiva 2025 a Roma di Fiepet Confesercenti. Nel corso dell’incontro è stata presentata una indagine di settore dedicata proprio alla candidatura della nostra cucina, alle ricadute economiche e alle potenzialità di crescita turistiche che il riconoscimento comporterebbe. Presente, con un video messaggio, il ministro dell’Agricoltura e della sovranità alimentare, Francesco Lollobrigida. Nel corso del suo intervento l’esponente del governo Meloni ha spiegato che “La cucina italiana come motore del turismo è un tema di straordinaria rilevanza per la nostra nazione. La cucina italiana non è soltanto una componente fondamentale della nostra identità culturale, è un autentico volano economico, capace di generare valore, occupazione e attrattività in ogni territorio, dai piccoli borghi alle grandi città d’arte. Parliamo di un valore complessivo di oltre 250 miliardi di euro nel 2024, con una crescita del 4.5% su base annua pari al 19% del mercato mondiale“.

Candidatura Unesco opportunità da cogliere

Inoltre “Il turismo legato alle produzione di eccellenze e alla nostra cucina, candidata a Patrimonio Unesco è un’opportunità che dobbiamo saper cogliere pienamente, trasformandola in una leva strategica per la tutela e la crescita dei nostri territori. Come governo Meloni lavoriamo ogni giorno per valorizzare il legame inscindibile tra i prodotti agroalimentari di qualità e il loro territorio di origine. Il percorso a sostegno della candidatura della cucina italiana a Patrimonio Unesco sta suscitando anche per questo un grande interesse. “Il 10 novembre scorso, a un mese dall’appuntamento di Nuova Delhi, dove 24 delegazioni internazionali daranno il giudizio definitivo, la Commissione tecnica ha già dato un parere favorevole. L’Italia potrebbe essere la prima nazione a vedere la sua cucina riconosciuta come ‘elemento fondamentale per il pianeta’, in tutti i suoi pilastri: dai produttori, dagli allevatori, dagli agricoltori, dai pescatori, fino ai nostri trasformatori, ai cuochi, ai ristoratori, al personale di sala, agli imprenditori”.

Made in Italy sinonimo di qualità

Tutto è legato alle differenze che nel nostro territorio esistono che vengono portate, però, poi a un unicum, il Made in Italy. Questa è una straordinaria affermazione del “fatto in Italia” che non significa solo questo ma significa bello, buono di qualità e per fortuna da comprare creando ricchezza” ha ricordato Lollobrigida, ricordando che “se prima era conosciuta solo in parte, oggi attraverso i mille canali della globalizzazione, incuriosisce comprendere” da dove arrivano i prodotti e recarsi sui “territori per assaporare ” sul posto “quello che Tremila anni di contaminazione hanno permesso di trasformare e portare questa esperienza autentica, straordinaria, fatta di tradizione e qualità che è la nostra cucina. Continueremo a lavorare insieme per valorizzare anche questo attrattore turistico perché si crei ricchezza. Abbiamo invertito la tendenza oggi il governo meloni insieme alle imprese lavorano per rendere sempre piu forte il sistema Italia. Fuori dai nostri confini e con la consapevolezza e l’orgoglio in Italia anche alla luce dei dati che stanno emergendo

Fiepet Confesercenti :Ricadute economiche e turistiche del riconoscimento Unesco

Nell’indagine condotta e diffusa dalla Fiepet Confesercenti emerge che la spesa dei turisti stranieri nei ristoranti, nei bar e nei pubblici esercizi italiani continua ad aumentare. Nel 2024 i visitatori internazionali hanno speso 12,08 miliardi di euro, con un incremento del 7,5% rispetto al 2023. Le anticipazioni del 2025 indicano una crescita ulteriore e un totale atteso di circa 12,68 miliardi di euro, pari a un aumento del 5%. Parallelamente, i viaggi turistici legati all’enogastronomia generano oggi 9 miliardi di euro di spesa diretta, un valore che conferma quanto la cucina italiana sia ormai uno dei principali motivi di scelta della destinazione.

Una spinta da 18 milioni di presenze turistiche

Se la cucina italiana dovesse essere proclamata patrimonio mondiale, inoltre, l’impatto sulle presenze turistiche sarebbe immediato. Le valutazioni Fiepet indicano incrementi realistici tra il 6% e l’8% nei primi anni successivi al riconoscimento, per poi assestarsi su una crescita più moderata, tra il 2% e il 3%, nell’arco dei cinque anni successivi. Complessivamente, è possibile che la spinta generi circa 18 milioni di presenze turistiche in più in due anni. Oltre all’aumento dei visitatori, si aprirebbe un ventaglio di opportunità economiche e culturali. La dieta mediterranea troverebbe un nuovo slancio internazionale; le tipicità locali e i territori di produzione delle eccellenze potrebbero beneficiare di un’attenzione rinnovata; crescerebbe la domanda per modelli di alimentazione sana, insieme al potenziale di espansione dell’export agroalimentare. Si tratterebbe, in sintesi, di una leva promozionale di valore incalcolabile per migliaia di imprese della ristorazione, dell’agroalimentare e dell’accoglienza.

Banchieri: moltiplicatore per il turismo

Alcuni benefici sarebbero quasi automatici”, osserva Giancarlo Banchieri, Presidente nazionale Fiepet Confesercenti. “Un riconoscimento Unesco agirebbe da moltiplicatore per turismo, economia e immagine del Paese. Ma perché questa spinta si traduca in sviluppo reale servono politiche lungimiranti: semplificazione amministrativa, sostegno agli investimenti, formazione qualificata e regole stabili per le imprese che ogni giorno rappresentano l’Italia. E c’è un tema che non possiamo più eludere: un’impresa della ristorazione su due fatica a trovare personale, non solo per carenza di candidati, ma per mancanza di competenze adeguate. Le imprese hanno bisogno anche di lavoratori provenienti dall’estero, ma occorre un passo in avanti deciso: serve lavorare sulla formazione fuori dai confini nazionali e serve un sostegno concreto, perché finora abbiamo fatto tutto da soli. Senza un intervento strutturale, il divario tra domanda e offerta continuerà a frenare il settore proprio mentre le opportunità crescono”.

Settore della ristorazione: in 10 anni una trasformazione

Il quadro imprenditoriale del settore, intanto, rivela una fase di trasformazione profonda. In dieci anni il comparto della ristorazione ha visto un incremento complessivo di 1.467 imprese attive, ma il confronto 2024-2023 registra la cessazione di 4.038 attività, con Lombardia, Veneto, Lazio e Sicilia tra le regioni più colpite. Il Sud e le Isole mostrano invece una capacità di espansione più robusta, mentre Nord e Centro registrano dinamiche negative. Le imprese individuali restano la forma giuridica prevalente, confermando un settore ancora caratterizzato da microimprenditorialità diffusa. I dati Istat sul fatturato dei servizi di ristorazione mostrano nel 2025 una crescita media dell’1,7%, mentre il confronto europeo 2015–2024 (Eurostat) segnala per l’Italia un aumento del 35,8%, inferiore sia alla media UE sia ai principali competitor. “La ristorazione italiana resta un simbolo, un presidio culturale, un motore economico” conclude Banchieri. “Se il mondo riconoscerà ufficialmente il valore della nostra cucina, dovremo essere pronti a trasformare questa occasione in sviluppo duraturo. Le imprese stanno reagendo, ma hanno bisogno di essere accompagnate”.

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