Riforma Nordio
La Fondazione Montanelli scrive al Secolo sul referendum sulla giustizia. Ma i video del giornalista valgono più di ogni interpretazione
Gentile direttore Antonio Rapisarda,
è apprezzabile che Montanelli a 24 anni dalla sua morte, continui ad essere citato.
Ma di lì ad annoverare Indro con un video degli anni Ottanta come “strenuo sostenitore della separazione delle carriere” dei giudici, ce ne corre.
Il collega Carlo Martini farebbe bene a riascoltarlo: “Sono convinto che la magistratura debba essere indipendente. Però chiedo, esigo che abbia un autogoverno di controllo e che soprattutto risponda dei suoi gesti”. Più limpido, Indro non poteva essere.
Che c’azzecca, come diceva proprio un magistrato, con la separazione delle carriere?
Letizia Moizzi
Presidente Fondazione Montanelli Bassi
https://www.fondazionemontanelli.it/sito/
La risposta alla Fondazione Montanelli
Come avrebbe votato al referendum sulla Giustizia Indro Montanelli è un puro esercizio giornalistico. Nessuno ha intenzione di travisare le opinioni del grande giornalista. Esercizio che Letizia Moizzi, che di Montanelli è nipote oltre che essere presidente della Fondazione a lui intitolata, comprende benissimo.
Non abbiamo fatto altro che riportare quelle interviste e il testo integrale, facendo riferimento sia a un’intervista resa a Giovanni Minoli su Raidue che a un intervento dello stesso Montanelli, quando era ancora direttore del Giornale, sulle reti Finivest.
Il nostro esercizio intellettuale è stato quello di inanellare alcune sue dichiarazioni dalla sua viva voce e non manipolate. Abbiamo fatto un 2+2, che, a nostro avviso, fa 4.
Meglio dei filmati in cui Montanelli dice la sua a proposito di giudici e di giustizia, filmati che ovviamente non stati manipolati o alterati dall’Intelligenza artificiale, non ci può essere nulla.
Verba volant, scripta manent. Ma, parafrasando il detto latino, soprattutto i video. E quando Indro Montanelli dice che vorrebbe “vedere in galera i magistrati” che fanno gli interessi di un partito anziché della giustizia, siamo così certi che l’allora direttore del Giornale non avrebbe fatto il tifo per la riforma Nordio?
C.M.