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Giuseppe Conte “voltagabbana” anche sul Garante della Privacy

Opposizione autolesionista

La doppia faccia di Conte sul Garante della Privacy: quando dava ragione a lui faceva «chiarezza»

Il presidente dell'Autorità respinge le richieste di dimissioni, l'opposizione torna alla carica "dimenticando" che il collegio è targato Pd-M5s, ma per i pentastellati è una grana che fa emergere diverse contraddizioni

Senza categoria - di Sveva Ferri - 12 Novembre 2025 alle 09:42

Prosegue il braccio di ferro tra il Garante della Privacy e l’opposizione, che ne chiede le dimissioni sebbene sia stato nominato sotto il governo Conte II. Al Tg1 di ieri sera, il presidente dell’Autorità, Pasquale Stanzione, eletto a suo tempo in quota Pd con il necessario benestare di Giuseppe Conte, ha chiarito che «il collegio del Garante non presenterà le proprie dimissioni», sottolineando sia che le accuse rivolte all’Autorità «sono totalmente infondate» sia che l’organismo è «autonomo». «Dire che è subalterno a governo è mistificazione per delegittimarne l’azione, specialmente quando le decisioni sono sgradite o scomode, e quando la politica grida alle dimissioni – ha detto Stazione – non è credibile».

Il Garante non cede: «Il collegio non presenterà le dimissioni, siamo autonomi»

«Non vi è stata mai una decisione del garante» che non sia stata presa «in piena indipendenza di giudizio», ha rivendicato Stazione. «Il garante – ha aggiunto – assume delle decisioni talvolta contrarie al governo, talvolta favorevoli allo stesso. Ed è questa la vicenda dell’autonomia».

L’opposizione rilancia le accuse-boomerang

Pd, Avs e M5S hanno però continuato a chiedere le dimissioni in blocco dei membri del collegio, rilanciando dopo l’intervista di Stazione le accuse di mancanza di autonomia e continuando a farsi braccio armato della crociata lanciata da Report, incuranti anche del fatto che si tratta di una campagna contro scelte che hanno assunto loro, non la maggioranza o il governo attualmente in carica.

Tant’è che due giorni fa il deputato e responsabile organizzazione di FdI, Giovanni Donzelli, ricordando che «nei sistemi democratici lo scioglimento delle autorità indipendenti non compete alla politica», ha comunque chiarito che «non sarà certo FdI a difendere l’Autorità targata Pd-M5S». La stessa premier Giorgia Meloni poi, rispondendo alle domande dei giornalisti, aveva sottolineato che «se Cinque Stelle e Pd non si fidano di chi hanno messo alla guida dell’Autorithy sulla privacy non se la prendono con me. Forse potevano scegliere meglio».

L’imbarazzante situazione del M5S

Ospite di Giovanni Floris a DiMartedì, Giuseppe Conte ha ribadito che «il Garante della privacy deve essere azzerato». Ma sul Corriere della sera di oggi, un retroscena a firma Antonella Baccaro, ha rivelato gli imbarazzi che la vicenda suscita nel M5S, il cui leader, al netto della perentorietà della richiesta di dimissioni, in questi giorni infuocati è stato costretto a qualche equilibrismo. Primo fra tutti il sostenere, come ha fatto qualche giorno fa, che il Garante «ha perso autorevolezza». Insomma, la aveva quando loro lo hanno scelto e quando le decisioni erano gradite e non l’avrebbe più ora che ha assunto una decisione sgradita a Sigfrido Ranucci.

Quando Conte diceva che il Garante «fa chiarezza»

In particolare, l’articolo ricorda la grande soddisfazione di Conte quando il Garante, nel giugno 2021, gli diede ragione nella controversia con Beppe Grillo e l’Associazione Rousseau per la consegna dei dati degli iscritti che servivano alla modifica dello Statuto per la sua elezione a leader. Conte si rivolse al Garante che il suo governo aveva nominato, il Garante gli diede ragione e Conte esultò, parlando di un «provvedimento che fa chiarezza e spazza via qualsiasi pretesto, confermando le ragioni del Movimento. Ora si parte, si guarda avanti».

Davide Casaleggio, che aveva assunto la guida di Rousseau dopo la prematura scomparsa del padre, parlò di comunicazione «inusuale», perché arrivata «in modalità monocratica, dal solo avvocato Stanzione, scelto durante lo scorso governo Conte II (e non collegiale, come da procedura con la quale normalmente vengono presi i provvedimenti del Garante)». E, dunque, il garante allora era autonomo e oggi no? Non lo era allora e non lo è oggi? O, forse, la sua autonomia si misura in base a quanto soddisfa il M5S?

Gli equilibrismi su Scorza, il membro del collegio indicato dai pentastellati

Il Corriere, inoltre, ricorda anche che il membro del collegio deletto in quota M5S, Guido Scorza, «era ancora uno stretto collaboratore di Casaleggio quando fu scelto». Ma guai anche in questo caso a parlare di conflitto di interessi e mancanza di autonomia come avviene per gli altri membri del collegio. «Lo abbiamo scelto come professionista indipendente e da quando è stato nominato non abbiamo mai avuto interlocuzioni con lui. Nella misura in cui non gli abbiamo mai chiesto nulla come membro del collegio, non gli chiediamo oggi un passo indietro», ha sostenuto ieri  il capogruppo M5s in Senato, Stefano Patuanelli, ospite di Un giorno da pecora, su Rai Radio1, contraddicendo anche Conte che invece chiede l’azzeramento di tutto il collegio.

E aumentando i motivi di imbarazzo per il Movimento: Scorza è l’unico membro dell’Autorità ad aver messo «sul tavolo anche l’opzione delle dimissioni». «Non perché lo chiede la politica, sarebbe un paradosso, ma per mia coscienza, valutando eventuali responsabilità», ha chiarito negli studi di Tagadà su La7. Intanto, l’edizione online di Repubblica di oggi riferisce di un caso che ha riguardato una Asl, la quale per difendersi di fronte all’Autorità si sarebbe rivolta allo studio legale fondato da Scorza e dove «lavorano ancora sua moglie e un altro avvocato vicino al presidente Pasquale Stanzione», «investendo 130mila euro».

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di Sveva Ferri - 12 Novembre 2025