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Incidente Milano, il 20enne da sospetto pirata e eroe del giorno

Altro che pirata della strada

Incidente Milano, la parabola in 24 ore: da “mostro in fuga” a eroe dei soccorsi. Due video scagionano il 20enne nel mirino

Sangue addosso, la scarpa scomparsa e un urlo disperato: ma i video acquisiti confermano che il giovane, accusato di aver mentito per fuggire, in realtà accorreva disperato a prestare aiuto agli amici intrappolati nel relitto infuocato

Cronaca - di Lorenza Mariani - 18 Novembre 2025 alle 14:34

Da mostro sbattuto in prima pagina a eroe per un giorno: la parabola iperbolica – con tanto di repentino e drammatico ribaltamento di prospettiva sulla figura del giovane soccorritore – è decisamente l’elemento giornalisticamente, oltre che giurisprudenzialmente, più potente di questa tragica vicenda e che, in quanto tale, merita di essere sviscerato e approfondito. E allora procediamo, ma con ordine. E ripartiamo proprio dalla scena dello schianto letale che all’alba di domenica, in Viale Fulvio Testi a Milano, ha spezzato la vita del 19enne Pietro Silva Orrego, morto sul colpo nel violento impatto fatale tra un maxi-Suv e una Opel Corsa. Le due vetture, secondo i primi accertamenti, si sono praticamente accartocciate e hanno preso fuoco. La Mercedes, un modello di alta gamma da oltre 700 cavalli si è addirittura spezzata in due…

Incidente di Milano, il 20enne nel mirino di inquirenti e stampa da sospettato a scagionato

Una vicenda, e una sua ricostruzione, immediatamente seguite da un dramma mediatico e giudiziario che, in meno di 24 ore, ha visto un giovane 20enne passare dall’essere sospettato numero uno, a eroe del soccorso grazie ad almeno due video – tanti sembrano essere i contenuti multimediali che da ore circolano sui social, e che i vigili urbani hanno acquisito – che scagionerebbero il ragazzo dai sospetti gravati nelle prime ore della tragedia sulle sue spalle.

Inizialmente infatti, come noto, l’attenzione degli inquirenti e della stampa si era concentrata su quel 20enne di Milano, amico delle vittime, ritrovato sulla scena dell’incidente sporco di sangue e senza una scarpa. A riguardo, il ragazzo aveva fornito una versione dei fatti subito messa in discussione, sostenendo di essere arrivato in tram sul luogo del disastro per prestare aiuto. Una ricostruzione crollata quando i filmati dei mezzi pubblici non hanno confermato la sua presenza a bordo.

Le ipotesi al vaglio dell’accusa, i video che raccontano “un’altra verità”

Non solo. Il ritrovamento della sua scarpa all’interno della Mercedes Classe G semi-devastata. La sua positività all’alcoltest. E alcune testimonianze che lo indicavano come a bordo di uno dei mezzi coinvolti nello schianto, hanno portato la Procura a ipotizzare che fosse lui il conducente non patentato del Suv, reo di aver tentato di mimetizzarsi tra i passanti per sfuggire alle responsabilità. A quel punto, allora, scatta la macchina giudiziaria (e quella del fango social), con il 20enne trasportato in ospedale per accertamenti su disposizione del Pm. E con i media che, per lo più, dipingono del giovane il profilo del conducente che aveva voluto nascondersi.

Incidente di Milano, l’iperbolico cambio di piano e prospettive

Ma, come anticipato in apertura, il quadro accusatorio si ribalta radicalmente nel giro di poche ore. E grazie all’acquisizione di alcuni video che hanno iniziato a circolare sui social e sono stati verificati dalle forze dell’ordine. Le riprese, infatti, mostrerebbero in modo inequivocabile il 20enne mentre corre disperatamente verso il relitto in fiamme, urlando: «Ci sono i miei amici che stanno morendo». A quel punto il ragazzo, che è chiaro ormai, lungi dall’essere un fuggiasco, viene ripreso e filmato mentre prende a calci i finestrini del Suv, in un disperato e frenetico tentativo di aprirsi un varco per salvare gli occupanti intrappolati, uno dei quali è purtroppo deceduto.

Proprio l’episodio del calcio al finestrino, allora, spiegherebbe sia le macchie di sangue (non sue) sui vestiti. Sia la perdita della sneaker, poi ritrovata nell’abitacolo. Elemento che prima gli inquirenti (e parte della stampa) aveva considerato come la prova della sua presenza al volante al momento dell’impatto. La sue mancate ferite, inoltre, corroborerebbero l’ipotesi che non fosse a bordo durante lo scontro.

Incidente Milano, le piste investigative e l’attenzione sui soggetti nel mirino degli inquirenti

Pertanto ad oggi, con il 20enne scagionato dalla possibile accusa di omicidio stradale, l’attenzione si è spostata sul 23enne Enrico R.: l’amico che aveva preso a noleggio il Suv. E che ha successivamente dichiarato di essere lui alla guida al momento dello schianto. L.C., 32 anni: il conducente della Opel Corsa, risultato positivo al pre-test per le droghe. Mentre contemporaneamente, il fascicolo per omicidio stradale ora si concentra sulla dinamica dell’impatto fatale. Sulla velocità sospetta di entrambi i mezzi. E sugli esami tossicologici e alcolemici di tutti i soggetti coinvolti.

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di Lorenza Mariani - 18 Novembre 2025