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Enzo Maiorca

Respiro lungo

In ricordo di Enzo Maiorca, simbolo di un’Italia che riscrive i confini del possibile

L'apneista siracusano entrò nella leggenda sfidando limiti che nessuno riteneva si potessero superare e scelse la destra per il suo impegno politico e ambientalista. La sua eredità ha dato vita a una vera scuola italiana dell’apnea, oggi punto di riferimento mondiale per tecnica e filosofia

Cronaca - di Guglielmo Pannullo - 16 Novembre 2025 alle 07:00

Il 13 novembre di nove anni fa si spegneva Enzo Maiorca, il leggendario apneista siracusano che ha trasformato la relazione dell’uomo con il mare. Nato nel 1931, è stato il simbolo di un’Italia pioniera, capace di coniugare coraggio, scienza e amore per la natura. La sua storia è un inno alla determinazione: fin da ragazzo, nonostante la paura del mare, aveva compreso che quella paura era una forma autentica di rispetto per l’elemento che poi avrebbe dominato.

Quando Maiorca entrò nella leggenda, sfidando l’impossibile

Negli anni ’50 Maiorca divenne leggenda. In un’epoca in cui si riteneva impossibile superare i 50 metri di profondità, egli decise di sfidare il limite. Nel 1962 raggiunse i -51 metri, infrangendo un tabù scientifico e psicologico e costringendo la medicina a riscrivere ciò che si credeva possibile. Ventisei anni dopo, nel 1988, si immerse fino a -101 metri, diventando il primo uomo al mondo a superare i cento metri in apnea. Il suo gesto non fu solo sportivo, ma anche simbolico: dimostrò che il confine tra possibile e impossibile esiste, spesso, solo nella mente.

Un autentico ambientalista, che scelse la destra per il suo impegno politico

Maiorca fu anche un uomo di coscienza ambientale e civile. Nel 1994 venne eletto senatore con Alleanza Nazionale e si batté per la tutela del mare, della fauna e del territorio siciliano. Le sue interrogazioni su reti derivanti, inquinamento ed erosione costiera raccontano un ambientalismo autentico, nato dal contatto diretto con l’acqua e dal desiderio di preservarla. In lui convivevano il rigore del campione e la visione del filosofo: per Maiorca il mare era «un maestro di umiltà e di misura», un luogo in cui l’uomo si riconosce parte di un tutto più grande.

Un contributo fondamentale anche per la scienza

La sua eredità ha dato vita a una vera scuola italiana dell’apnea, oggi punto di riferimento mondiale per tecnica e filosofia. Le figlie Patrizia e Rossana hanno proseguito la sua passione, stabilendo record e formando nuove generazioni di apneisti. Negli anni ’80 e ’90 la comunità scientifica italiana, in collaborazione con il Cnr e diverse università, ha approfondito i meccanismi del riflesso d’immersione umano, contribuendo in modo decisivo alla conoscenza del corpo in condizioni estreme.

La scuola italiana di apnea: un punto di riferimento nel mondo

Il testimone di Maiorca è stato raccolto da Umberto Pelizzari, fondatore di Apnea Academy, che negli anni ’90 ha portato l’apnea italiana a nuovi traguardi, stabilendo record in tutte le discipline e diffondendo nel mondo una vera filosofia del respiro e apportando nuove conoscenze alla disciplina.

Oggi l’Italia è una potenza mondiale dell’apnea. Scuole, federazioni e team di ricerca uniscono sport, educazione ambientale e scienza. Atleti come Alessia Zecchini – la “donna più profonda del mondo” – Davide Carrera, Vincenzo Ferri, Chiara Obino, Mara Guida, Antonio Mogavero e molti altri, continuano a scrivere la storia di uno sport che per l’Italia è diventato un patrimonio identitario.

Più di una disciplina sportiva

L’apnea, grazie a loro, è oggi parte della cultura sportiva e scientifica nazionale, studiata anche come strumento di benessere e meditazione. Dalle piscine ai fondali di tutta Italia, si è formata una comunità che vede nell’apnea non solo una disciplina agonistica, ma una forma di educazione alla calma, al controllo e alla pace interiore. E che, complici i social e l’attenzione che documentaristi, cinema e Netflix hanno dato al settore (fra cui Respiro profondo – La sfida di Alessia Zecchini), sta attraendo sempre più nuovi appassionati di tutte le età che, un po’ per curiosità, un po’ per sfidare sé stessi, si cimentano nel superare i propri limiti fuori dalla comfort zone della terra ferma… e dell’ossigeno.

In questo senso, la tradizione nata da Enzo Maiorca non è soltanto un’eredità sportiva: è una visione del mondo. E ogni volta che un atleta italiano trattiene il respiro e si lascia scivolare nel blu, sembra che, in qualche modo, stia proseguendo il viaggio che Maiorca iniziò più di sessant’anni fa: un viaggio verso il limite, ma soprattutto verso sé stessi.

L’apnea non è solo sport. È una forma di conoscenza di sé, una meditazione in movimento, un ritorno all’essenziale. Chi si immerge in apnea impara a dominare il respiro, a rallentare il cuore, a svuotare la mente. È un viaggio nel silenzio, dove l’uomo si confronta con i propri limiti e scopre che l’ossigeno non è solo una questione biologica, ma spirituale. Non è un caso, infatti, che Pellizzari sostenga che «il subacqueo si immerge per guardarsi attorno, l’apneista si immerge per guardarsi dentro».

«Il subacqueo si immerge per guardarsi attorno, l’apneista si immerge per guardarsi dentro»

Nel blu profondo si annullano le distanze, si perde il peso del corpo e si guadagna una libertà assoluta. È per questo che l’apnea è l’esperienza più vicina al volo che l’uomo possa provare: sott’acqua ci si muove in tutte le direzioni, sospesi tra luce e oscurità, liberi come in nessun altro luogo. Ogni immersione è un atto di fiducia: nel proprio corpo, nella propria mente e nel mare stesso. Nel tempo in cui la velocità domina tutto, l’apnea ci invita a un gesto opposto: fermarci, respirare, ascoltare. Perché, come sostengono alcune filosofie orientali, ognuno di noi nasce con un numero finito di respiri. E imparare a viverli con consapevolezza è forse la più grande lezione che il mare possa offrire.

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