Stop anche a "Corredentrice"
Il Vaticano spiega come chiamare la Madonna: sì a “Madre del popolo fedele”, no a “Mediatrice di tutte le grazie”
Il Dicastero per la Dottrina della Fede ha pubblicato la Nota approvata da Papa Leone sui titoli da attribuire a Maria: non una «correzione» della pietà del popolo di Dio, ma un modo per valorizzarla e purificarla
Ci sono dei titoli attribuiti alla Madonna che «devono essere evitati, perché non favoriscono un’adeguata comprensione dell’armonia del messaggio cristiano nel suo insieme». L’avvertimento arriva dal Dicastero per la dottrina della fede, che oggi ha pubblicato l’attesa Nota dottrinale “Mater Populi fidelis”, approvata da Papa Leone il 7 ottobre e firmata dal cardinale Víctor Manuel Fernández, prefetto del Dicastero.
«Un solo Redentore, una sola grazia»
«Un solo Redentore, una sola grazia», è il concetto di fondo intorno a cui ruota la disanima che mette uno stop ai titoli mariani più discussi, offrendo una riflessione su alcuni titoli attribuiti alla Vergine Maria nel corso della storia e sulle loro implicazioni teologiche e pastorali. Come ha spiegato il cardinale Fernández, lo scopo della Mater Populi fidelis, che è il frutto di oltre trent’anni di studi e discussioni, non è «correggere» la pietà del popolo di Dio, ma valorizzarla e purificarla.
I titoli attributi alla Madonna che vanno evitati
In particolare, i titoli da evitare sono «corredentrice» e «mediatrice di ogni grazia». «Considerata la necessità di spiegare il ruolo subordinato di Maria a Cristo nell’opera della Redenzione, è sempre inappropriato usare il titolo di Corredentrice per definire la cooperazione di Maria», spiega il Dicastero, sottolineando che «questo titolo rischia di oscurare l’unica mediazione salvifica di Cristo e, pertanto, può generare confusione e squilibrio nell’armonia delle verità della fede cristiana, perché “in nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati”».
Perché non va chiamata «corredentrice»
La Nota avverte poi che «quando un’espressione richiede numerose e continue spiegazioni, per evitare che si allontani dal significato corretto, non serve alla fede del Popolo di Dio e diventa sconveniente». «In questo caso – viene spiegato – non aiuta ad esaltare Maria come prima e massima collaboratrice dell’opera della Redenzione e della grazia, perché il pericolo di oscurare il ruolo esclusivo di Gesù Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo per la nostra salvezza, l’unico capace di offrire al Padre un sacrificio di infinito valore, non costituirebbe un vero onore alla Madre».
Il no a «mediatrice di tutte le grazie»
Quanto all’attribuzione di «mediatrice di tutte le grazie» l’ex Sant’Uffizio chiarisce che «nessuna persona umana, nemmeno gli Apostoli o la Santissima Vergine, può agire come dispensatore universale della grazia. Solo Dio può donare la grazia e lo fa per mezzo dell’umanità di Cristo, dal momento che “Cristo-Uomo detiene la pienezza di grazia in quanto unigenito del Padre”». «Sebbene la Santissima Vergine Maria – spiega ancora il Dicastero per la dottrina della Fede – sia in modo eminente “piena di grazia” e “Madre di Dio”, lei stessa, come noi, è figlia adottiva del Padre ed anche, come scrive il poeta Dante Alighieri, “figlia del tuo Figlio”. Lei coopera nell’economia della salvezza per una partecipazione derivata e subordinata; per tanto, qualsiasi espressione circa la sua “mediazione” di grazia deve intendersi in analogia remota con Cristo e la sua unica mediazione. Nella perfetta immediatezza tra un essere umano e Dio, nella comunicazione della grazia, nemmeno Maria può intervenire. Né l’amicizia con Gesù Cristo né l’inabitazione trinitaria possono essere concepite come qualcosa che ci giunge attraverso Maria o i santi. In ogni caso, ciò che possiamo dire è che Maria desidera questo bene per noi e lo chiede insieme a noi».
