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Il metodo Scarpinato? Somiglia a quello Report: lastricare la strada di sospetti e veleno politico

L'analisi

Il metodo Scarpinato? Somiglia a quello Report: lastricare la strada di sospetti e veleno politico

Politica - di Bianca Elisi - 7 Novembre 2025 alle 15:35

Il clickbait è una vecchia volpe del web. L’esca perfetta per catturare l’attenzione degli ingenui: titoloni sparati a mille, promesse di scandali clamorosi, rivelazioni che poi non esistono. È la benzina dei siti che “campano” di clic, delle pagine che vivono di indignazione. Fumo negli occhi, niente arrosto. Ma ora, a quanto pare, il trucco dei titoli acchiappa-clic ha trovato casa anche dove meno te l’aspetti: nelle aule istituzionali.

La scena è questa. In commissione parlamentare Antimafia, l’ex magistrato Scarpinato – oggi senatore del M5S – chiede a Sigfrido Ranucci, conduttore di Report, se esiste un collegamento tra il fantomatico pedinamento che il sottosegretario Giovanbattista Fazzolari avrebbe orchestrato ai suoi danni (accusa già respinta al mittente dal diretto interessato) e il grave attentato esplosivo subito. Domanda pesante come un macigno, carica di suggestione e di veleno politico. Ranucci chiede di secretare la risposta. La richiesta basta a far rimbalzare titoli, ipotesi, insinuazioni.

Solo dopo, lo stesso giornalista chiarisce pubblicamente: no, non c’è alcun legame. Nessun complotto, nessuna regia occulta del Governo o di Fazzolari. Fine della storia. O meglio, fine per chi ha voglia di leggere fino in fondo. Perché il gioco, ormai, è sempre lo stesso: lanciare l’allusione, far esplodere la bomba mediatica, e poi – quando la verità emerge – sussurrare la smentita.

Tutto ciò somiglia tanto a un perfetto clickbait. Una domanda roboante, da indignazione istantanea, seguita da un contenuto che la smentisce in pieno. Come quei titoli online che gridano allo scandalo e poi, una volta cliccato, scopri che non c’è nulla. Solo che qui non si parla di gossip o di pettegolezzi, ma di istituzioni, di fiducia, di responsabilità pubblica.

Eppure, il meccanismo è identico: si lancia il sospetto, si alimenta la rabbia, si monetizza – politicamente – sul malcontento. Poco importa se, alla fine, la risposta è un secco “no”. Il danno è già fatto. L’indignazione ha già corso sui social, gli avversari del Governo hanno già brindato, e chi dovrebbe chiedere scusa si è già voltato dall’altra parte.

Morale? Il clickbait, da trucchetto dei blogger, è diventato un’arma politica. Un modo per guadagnare visibilità e consenso seminando ambiguità. Ma c’è una differenza sostanziale: sul web, quando scopri che la notizia è falsa, puoi semplicemente chiudere la pagina. In Parlamento, invece, le bugie restano agli atti.

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Ci sono 2 commenti

  1. giovanni ha detto:

    Certo, ognuno fa parte del partito che si merita! Gli accattoni non hanno avuto posto in un Partito vero, si sono dovuti accontentare del fondo del barile.

  2. Ilianatini ha detto:

    Questi sono mafiosi, brutte persone,

di Bianca Elisi - 7 Novembre 2025