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Uno studio sancisce la fine della “moda” gender negli Usa

La Gen Z volta pagina

I ragazzi Usa si riscoprono maschi e femmine: la moda gender è finita con la fine della propaganda liberal

Uno studio condotto tra gli studenti americani registra negli ultimi due anni il crollo della percentuale dei giovani che si dicono "non binari". Un calo poderoso che riguarda anche le università più progressiste e conferma che il fenomeno aveva poco a che fare con l'identità e molto con la narrazione

Cronaca - di Filippo Impallomeni - 2 Novembre 2025 alle 07:00

«L’identificazione trans è in caduta libera tra i giovani». Secondo Erik Kaufmann, professore all’Università di Buckingham, la percentuale di studenti che si identificano come non binari è in rapido calo. A dimostrarlo è un nuovo studio intitolato The Decline of Trans and Queer Identity among Young Americans per il quale tra il 2023 e il 2025 la tendenza a voler cambiare sesso si è pressoché dimezzata, passando dal 7% al 3,6% di giovani coinvolti. Un vero e proprio crollo, registrato anche nelle scuole e università più progressiste come la Brown University e l’Andover Philips Academy.

Non una questione di identità, ma di «moda»

Lo stesso Kaufmann parla di uno «sviluppo post-progressista» e di un contagio sociale ormai in ritirata, spiegando come «il declino del trans e del queer sembra simile allo svanire di una moda o una tendenza». I dati dello studio – Pubblicati dal Centre for Heterodox Social Science -si basano su sondaggi condotti su oltre 60mila studenti universitari e delle scuole superiori, le cui opinioni sono state oggetto di una rilevazione effettuata nel 2025 nel campus della rinomata Foundation for Individual Rights and Expression (Fire).

 Il declino del gender anche nelle università progressiste

I dati emersi sono lo specchio di un declino significativo della «tendenza trans», con sempre meno ragazzi che sposano l’ideologia gender. Un rapido calo della percentuale di studenti che si identificano come non binari si è registrato anche negli atenei storicamente più “Dem”. All’Andover Phillips Academy, nello Stato del Massachusetts, e alla Brown University, nel Rhode Island, i dati emersi segnalano un’inversione di rotta significativa: nella prima università nel 2023 il 9,2% degli studenti si identificava come né maschio né femmina, ma tale percentuale è scesa ad appena il 3% nel 2025. Mentre nel secondo ateneo la percentuale di sedicenti trans e queer nel 2022-2023 era del 5% ed è oggi del 2,6%.

Pro Vita e Famiglia: «La Gen Z sta voltando pagina»

«Un segnale chiaro: quella che per anni è stata presentata come una “nuova identità” è in realtà una tendenza sociale, disagio e pressione ideologica». Con queste parole Pro Vita e Famiglia ha commentato il rapporto, sottolineando come «con il miglioramento della salute mentale tra i giovani, calano anche le “autopercezioni fluide”: quando si sta meglio con sé stessi, non serve reinventarsi». E ancora: «La verità biologica non è un opinione, ma un punto fermo da cui ripartire» e «negli Stati Uniti la Gen Z sta voltando pagina, la moda del transgenderismo sta finendo».

Il ruolo delle «pressioni» ideologiche

Dati, quelli dello studio promosso da Kaufmann, che si scontrano con le «insistenti pressioni dei progressisti sul cosiddetto approccio affermativo: un modus operandi che spinge ad accontentare in tutto e per tutto i giovani che si “autopercepiscono” o si “affermano” come altro». A ogni modo, «anche in Italia, come negli Stati Uniti – si legge ancora in una nota di Pro Vita e Famiglia – ci sono buone speranze che tale moda venga presto abbandonata». Ora la necessità è quella di liberare scuole e atenei dalla propaganda gender e contrastare «l’intervento morale e ideologico su come vivere la sessualità, l’amore, l’identità e le relazioni». Per evitare ad altri giovani «i danni irreversibili del percorso di transizione di genere. Ricordiamo la toccante e potentissima testimonianza della detransitioner Luka Hein», ha concluso Pro Vita e Famiglia.

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di Filippo Impallomeni - 2 Novembre 2025