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Giustizia da cambiare, Nordio: “All’estero ridono del nostro sistema, i magistrati devono recuperare credibilità”

Referendum in vista

Giustizia da cambiare, Nordio: “All’estero ridono del nostro sistema, i magistrati devono recuperare credibilità”

Politica - di Marta Lima - 1 Novembre 2025 alle 09:43

“La separazione delle carriere ha poco a che vedere con il transito da una funzione all’altra, ma invece è incentrata sul fatto che attualmente, nello stesso Consiglio superiore della magistratura, i magistrati requirenti, cioè gli accusatori, danno i voti ai giudici, cioè a quei magistrati che devono essere e apparire terzi e imparziali. Tutto ciò non solo è irragionevole ma contrasta con i principi elementari del processo accusatorio. Infatti quando provo a spiegare la situazione attuale ai miei colleghi di altri paesi, come Gran Bretagna e Stati Uniti, dove la democrazia è nata, o non mi capiscono o ci ridono dietro”. Non usa mezzi termini, Carlo Nordio, ministro della Giustizia, in una intervista al Foglio, all’indomani dell’approvazione definitiva del testo di riforma del sistema giudiziario.

Riforma della giustizia, gli obiettivi indicati da Nordio

La seconda grande novità della riforma della giustizia è l’istituzione dell’Alta corte disciplinare, a cui verrà affidata la giurisdizione disciplinare nei confronti dei magistrati. Un’altra misura che, per alcuni, mira a ridurre l’indipendenza dei magistrati. “Anche questo è uno slogan che non solo non ha nessuna giustificazione razionale e non è mai stato spiegato, ma è contraddetto dalla stessa legge – dice Nordio – Innanzitutto perché l’Alta corte è formata dagli stessi magistrati, che però non vengono eletti dalle persone che devono essere giudicate ma sono indipendenti perché sono sorteggiate. Il sorteggio non avviene tra passanti di strada, ma in un canestro di professionisti, magistrati, avvocati e professori universitari che sono per definizione tutti molto esperti, preparati e onesti. L’Alta corte evita una follia oggi esistente. Nell’attuale Csm esiste una sezione disciplinare che è formata da persone elette da quelli che un domani saranno giudicati. Persone, aggiungo, alle quali gli appartenenti eletti al Csm sono andati a chiedere e qualche volta implorare i voti durante le votazioni del Csm”.

Il Csm e la sua credibilità

La credibilità del Csm è già stata ampiamente criticata dalle più alte cariche dello stato, che hanno parlato di una modesta etica di molti magistrati. Tutti sanno – spiega ancora il Guardasigilli – che il Csm è oggi un’organizzazione di distribuzione di poteri attraverso il sistema correntizio. La magistratura ha raggiunto un terzo della credibilità che aveva ai tempi della lotta al terrorismo e poi di Mani Pulite. Non dipende dagli attacchi della politica, dipende dal fatto che si è screditata da sé. E questo discredito, ripeto, è emerso con lo scandalo Palamara ma soprattutto col fatto che non hanno voluto fare chiarezza e tutto è rimasto come prima. E’ per questo che siamo dovuti intervenire con il sorteggio dei consiglieri”.

Ma se la riforma venisse confermata al referendum, le garanzie dei cittadini nel processo, assicura Nordio “saranno rafforzate al massimo perché finalmente avranno la possibilità di vedere dei magistrati che non saranno vincolati, o lo saranno molto meno, alle correnti, alle quali oggi devono appartenere perché altrimenti non fanno carriera. Una separazione delle carriere, con un’Alta corte di giustizia assolutamente imparziale, è il contrario dell’assoggettamento della magistratura all’esecutivo. Poi se vogliono fare un processo alle intenzioni perché non hanno altri argomenti lo facciano pure. La tradizione culturale della sinistra è proprio quella garantista di difendere il più debole, e davanti al giudice l’indagato-imputato è sempre il più debole, anche se è ricco e potente”.

La discutibile posizione dell’Anm

L’Anm ha istituito un comitato per il ‘no’. “La creazione di un comitato ha sempre un minimo di connotazione politica. Non ho mai detto e non dico che il comitato sia illegittimo. Penso semmai che è inopportuno nell’interesse della magistratura, perché più la magistratura si espone con delle iniziative che vengono necessariamente interpretate come iniziative politiche, e più fa cadere la credibilità della sua imparzialità. Se la riforma non venisse approvata resterei sicuramente deluso, ma non metterei in difficoltà il governo con le mie dimissioni. Come ha detto la premier, e come insisto io, questo referendum non ha e non deve avere un significato politico ‘Meloni sì-Meloni no’. In caso di sconfitta non cambierebbe nulla, salvo ovviamente il mio rammarico personale”.

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di Marta Lima - 1 Novembre 2025