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Nicola Gratteri

Il personaggio

Fenomenologia del “metodo Gratteri”: grandi annunci, molte manette e troppi flop. E alla fine pagano innocenti e Stato

Il procuratore è recordman di misure cautelari: nei suoi anni a Catanzaro si contano 1121 persone arrestate, il 37,4% è stato poi assolto, a fronte di una media a livello nazionale del 10%

Politica - di Dalila Di Dio - 23 Novembre 2025 alle 07:00

La cordata del No alla riforma della giustizia è guidata, già da alcuni mesi, da Nicola Gratteri, capo della Procura di Napoli, già sostituto a Locri, aggiunto a Reggio Calabria e, dal 2016 al 2023, Procuratore di Catanzaro. Gratteri imperversa da mesi su stampa e televisioni spiegando agli italiani, forte della credibilità che gli deriva dal ruolo di magistrato, come la riforma sia sbagliata e pericolosa: il tutto pressoché senza contraddittorio, che non serve dacché a parlare è un magistrato e i magistrati, si sa, hanno sempre ragione.

Che Gratteri sia un personaggio istrionico e amante della ribalta, però, non lo scopriamo adesso. La carriera del magistrato è da sempre costellata di roboanti dichiarazioni sulle operazioni antimafia da lui condotte: su una delle più famose, “Stige” del 2018, ebbe a dire che si trattava della «più grande operazione degli ultimi 23 anni» di «un’indagine da portare nella scuola della magistratura», mentre di “Rinascita-Scott” a suo dire era la «più grande operazione dopo quella che ha portato al maxiprocesso di Palermo», tradendo una certa competizione con Giovanni Falcone.

Nicola Gratteri è magistrato prolifico, dalla richiesta di custodia cautelare piuttosto facile: solo nei suoi anni a Catanzaro, dal febbraio 2017 al settembre 2023, prendendo a riferimento i soli procedimenti per i quali è già intervenuta almeno una sentenza di primo grado, le operazioni della Dda coordinate dal Dott. Gratteri, secondo quanto ricostruito dall’Unione camere penali italiane, hanno visto arrestate 1121 persone. Di queste, però, ben 423 sono state assolte: una percentuale del 37,4%, quattro volte superiore alla media nazionale.

Ma anche prima di approdare a Catanzaro, Nicola Gratteri non è stato certo a girarsi i pollici: dal 1994 ha messo in atto prove tecniche di quello che è stato definito il “metodo Gratteri” che toccherà le sue vette più alte dopo la nomina a Procuratore capo del 2016, e che lo farà assurgere agli onori delle cronache tra irruzioni nel cuore della notte con centinaia di carabinieri e poliziotti, conferenze stampa in pompa magna e interviste ai principali quotidiani per raccontare come le sue indagini avessero condotto agli arresti, sempre numerosi e clamorosissimi, di sindaci, assessori, presidenti di regione e imprenditori, ritenuti indiscriminatamente in odor di mafia.

Quella che segue è, senza pretesa di esaustività, una breve ricognizione delle principali operazioni antimafia guidate dal frontman del No alla separazione delle carriere.

È il 1994 e Nicola Gratteri è sostituto procuratore di Locri: nell’ambito dell’operazione “Stilaro” vengono arrestate 62 persone (oltre a 40 indagate a piede libero). Tra queste, il Sindaco Giuseppe Romeo, l’intera giunta e gran parte del Consiglio Comunale. «Sappia la società civile – dice in conferenza stampa Gratteri – che non ci fermeremo davanti a nessun santuario…». Alla fine, tutti risultarono estranei a qualsiasi contiguità con ambienti criminali.

Qualche anno dopo, nel 2003, più di mille uomini circondano il piccolo centro di Platì, poco più di tremila anime, alle falde dell’Aspromonte: scatta l’operazione “Marine” che porta all’arresto di circa 130 persone, tra cui il sindaco, alcuni assessori e cittadini comuni. L’operazione ha una eco internazionale, tanto che ne parlano persino New York Times e Bbc, e contribuisce ad alimentare la fama della Calabria come regione criminale. Tra alterne vicende processuali, l’operazione “Marine” si conclude con 8 condanne, nessuna per associazione mafiosa: 8 condanne su 130 persone arrestate e oltre 200 complessivamente imputate.

Nel 2011 è il tempo di “Circolo Formato”: ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 40 presunti affiliati alla cosca Mazzaferro di Marina di Gioiosa Ionica. Tra gli arrestati, anche Rocco Fermia, sindaco di Marina di Gioiosa Ionica e tre assessori dello stesso Comune, indagati per associazione mafiosa poi riqualificata in concorso esterno. Comune sciolto per mafia e commissariato. Solo nel 2021 arriverà l’assoluzione definitiva per Fermia, che nelle more ha sofferto 5 anni e 10 giorni di custodia cautelare in carcere: secondo i giudici dell’appello bis, quello a suo carico era «un quadro probatorio del tutto privo di significatività ai fini del giudizio di colpevolezza dell’imputato per una contestazione di estrema gravità, quale quella di concorso esterno in associazione per delinquere di stampo mafioso». Assolti anche gli ex assessori Francesco Marrapodi, Vincenzo Ieraci e Rocco Agostino, nonché il padre di quest’ultimo Vincenzo. Vite e carriere politiche (ma non solo) distrutte e istituzioni commissariate per errore, con buona pace della volontà popolare.

Nel 2016 il grande salto: il 21 aprile di quell’anno il Csm indica Gratteri come nuovo Procuratore di Catanzaro. Nel gennaio 2018 è tempo dell’operazione “Stige”: 169 arrestati tra cui il presidente della Provincia di Crotone Nicodemo Parrilla, sindaco di Cirò Marina, accusato di associazione mafiosa e ritenuto dagli inquirenti il rappresentante delle cosche nelle istituzioni locali, ma anche il sindaco di Strongoli Michele Laurenzano e quello di Mandatoriccio Angelo Donnici. Sono una decina gli amministratori locali coinvolti, tra i quali figurano anche il vice sindaco di Casabona Domenico Cerrelli e il presidente del Consiglio comunale di Cirò Marina Giancarlo Fuscaldo. Tutti assolti insieme a molti altri imprenditori e amministratori locali. Complessivamente, più della metà dei 169 arrestati sono risultati estranei ai fatti.

Ma è nel 2019 che Gratteri compie il suo capolavoro: quell’operazione che lui stesso indica come la «più grande operazione dopo quella che ha portato al maxiprocesso di Palermo». Anche Gratteri vuole il suo maxi processo, così chiede e ottiene di arrestare 334 persone su 416 complessivamente indagate nell’inchiesta: 140 torneranno in liberà poco dopo, per annullamento o revoca del provvedimento cautelare. In primo grado, 117 assolti tra i 338 che hanno scelto il giudizio ordinario, 20 assolti e 70 condannati in abbreviato. Il processo è ancora in corso.

Tra le operazioni satellite di “Rinascita Scott”, spicca nel 2023 quella “Maestrale-Carthago”, che vede tra gli 84 arrestati l’avvocato Francesco Sabatino, difensore di numerosi imputati nel procedimento “Rinascita Scott”, ritenuto responsabile di concorso esterno in associazione mafiosa. Assolto. Come 39 (più 2 prescrizioni) dei 91 imputati che in quel procedimento optarono per il giudizio abbreviato. Assoluzione anche per l’altro avvocato Giacomo Franzoni, per il sindacalista Gianfranco La Torre, per l’ex dirigente del settore turismo della Regione Calabria, Pasquale Anastasi. Singolari le modalità di esecuzione dell’ordinanza di custodia cautelare: richiesta avanzata il 24 maggio, ordinanza depositata il 9 giugno, ma eseguita solo il 7 settembre, a pochi giorni dalla pronuncia del plenum del Csm sulla nomina di Gratteri a Procuratore di Napoli, dopo la sfumata nomina a Procuratore Nazionale Antimafia. Tre mesi tra il deposito e l’esecuzione dell’ordinanza, nei quali gli 84 pericolosi presunti mafiosi sono stati lasciati inspiegabilmente liberi di circolare.

Quella di Nicola Gratteri per i politici appare come una vera ossessione e lo raccontano, in particolare, due vicende emblematiche: quella di Domenico Tallini e di Mario Oliverio. La mattina del 18 novembre 2020 a Tallini, all’epoca presidente del Consiglio regionale della Calabria ed esponente di Forza Italia, viene notificata un’ordinanza applicativa della misura cautelare degli arresti domiciliari su richiesta della procura di Catanzaro, con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa e scambio elettorale politico mafioso, nell’ambito dell’inchiesta denominata “Farmabusiness”. L’ordinanza di custodia cautelare gli venne notificata a casa alle 4.15 del mattino da otto carabinieri. Tallini verrà assolto in primo grado, poi in appello, a seguito di impugnazione della Procura. Quattro anni per vedere accertata la verità, mentre una carriera politica si sgretolava sotto la terribile accusa di aver favorito gli interessi del clan Grande Aracri.

Mario Oliverio, invece, dal 2014 al 2020 è stato Presidente della Regione Calabria: nel 2018 viene indagato prima per abuso d’ufficio – procedimento concluso con sentenza di non luogo a procedere nel dicembre stesso anno – poi per abuso d’ufficio e corruzione nell’ambito dell’operazione “Lande desolate” – con applicazione della misura dell’obbligo di dimora revocata dalla Cassazione perché «il quadro indiziario sconti una contraddizione di fondo» e «la chiave di lettura delle conversazioni muove dal chiaro pregiudizio accusatorio». Nel 2019 ulteriori due indagini di cui una per un peculato da 95mila euro. Sempre assolto.

La relazione al Parlamento ex L. 16 aprile 2015, n. 47 sulle “Misure Cautelari Personali e Riparazione per Ingiusta Detenzione” presentata nel gennaio 2025, riporta per gli anni dal 2018 al 2024 una media percentuale annua di persone sottoposte a misure cautelari e poi assolte pari a circa al 10%. Nel distretto di Catanzaro, dal febbraio 2017 al settembre 2023, come detto sopra, risulta essere circa quattro volte superiore alla media nazionale (37,4% per le sole operazioni della Dda).

Dal 2018 al 2024 l’esborso complessivo per lo Stato in indennizzi per ingiusta detenzione in Calabria è di oltre 78 milioni di euro. Un numero impressionante, che da solo costituisce il 35% della spesa nazionale, cioè 220 milioni. Secondo Gratteri si tratterebbe di «dati totalmente falsi», anche se estratti dalla relazione del ministero della Giustizia. Ad ogni buon conto, sostiene il magistrato, «non c’è una sola ingiusta detenzione attribuibile a Nicola Gratteri».

Qualche anno fa, intervistato da Giovanni Bianconi, il Procuratore di Napoli dichiarò: «Noi facciamo richieste, sono i giudici delle indagini preliminari, sempre diversi, che ordinano gli arresti. Così è avvenuto anche in questo caso. Poi se altri giudici scarcerano nelle fasi successive non ci posso fare niente, ma credo che la storia spiegherà anche queste situazioni». L’intervistatore, cogliendo la portata dell’intervento del magistrato, chiese: «Che significa? Ci sono indagini in corso? Pentiti di ‘ndranghetisti che parlano anche di giudici?». «Su questo ovviamente non posso rispondere». Insomma, Gratteri non sbaglia mai. Sono gli altri a essere nella migliore delle ipotesi incompetenti, nella peggiore corrotti.

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di Dalila Di Dio - 23 Novembre 2025