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Trump shutdown

Il tycoon dice basta

Dopo 43 giorni di blocco federale Trump firma la legge che pone fine allo shutdown più lungo della storia americana

L’accordo di compromesso riattiva le agenzie federali ma lascia irrisolte le controversie sui sussidi sanitari e apre a nuove battaglie politiche

Esteri - di Alice Carrazza - 13 Novembre 2025 alle 10:27

Con una firma arrivata nella notte, il presidente Donald Trump ha chiuso il più estenuante blocco amministrativo nella storia degli Stati Uniti. Il provvedimento, approvato poche ore prima dalla Camera con 222 voti favorevoli e 209 contrari, riattiva una macchina federale rimasta paralizzata per 43 giorni. Il ritorno al lavoro di centinaia di migliaia di dipendenti pubblici potrebbe avvenire già da giovedì, anche se i tempi per un pieno ripristino dei servizi restano incerti.

Trump ferma lo shutdown

Nel breve rito del sigillo presidenziale, Trump non ha evitato l’affondo politico: “Non possiamo permettere che questo accada di nuovo” . Una dichiarazione rilanciata dallo Studio Ovale a notte fonda, mentre attaccava i democratici per un braccio di ferro ritenuto inutile e dannoso.

Il pacchetto legislativo finanzia l’amministrazione fino al 30 gennaio, lasciando inalterata la traiettoria del debito federale, che cresce di circa 1,8 mila miliardi l’anno su un totale ormai vicino ai 38 mila miliardi.

Una resa senza vincitori

La chiusura del governo non ha prodotto un trionfo politico per nessuna delle due parti. Il repubblicano David Schweikert ha sintetizzato lo spaesamento del Congresso con un paragone plastico: “Mi sento come se avessi appena vissuto un episodio di Seinfeld. Abbiamo passato 40 giorni e ancora non conosco la trama”.

“Pensavo davvero che sarebbe durato 48 ore: ognuno avrebbe detto la sua, avrebbe avuto il suo momento di sfogo, e saremmo tornati a lavorare”. “Cosa succede ora, quando la rabbia diventa politica?” ha aggiunto.

I democratici, intanto, non sono riusciti a ottenere la proroga dei sussidi sanitari federali in scadenza. Il testo prevede un voto al Senato a dicembre, ma lo Speaker Mike Johnson non ha dato alcuna garanzia di un percorso parallelo alla Camera.

Un sondaggio Reuters/Ipsos diffuso nelle stesse ore fotografa un Paese spaccato: il 50% attribuisce la responsabilità dello shutdown ai repubblicani, il 47% ai democratici.

Un Paese che riparte tra macerie amministrative

La ripresa dei servizi essenziali arriva a ridosso del Thanksgiving, momento cruciale per il traffico aereo americano. Il blocco aveva già messo a dura prova il sistema di controllo del volo, generando ritardi e disagi a catena. Il reinsediamento del personale consentirà di recuperare, almeno in parte, l’operatività compromessa.

Riprenderanno anche i flussi statistici delle principali agenzie federali, fondamentali per misurare l’andamento del mercato del lavoro, dell’inflazione e della spesa dei consumatori. Ma non tutto potrà essere recuperato: la Casa Bianca ha chiarito che i report su occupazione e indice dei prezzi al consumo di ottobre potrebbero non essere mai pubblicati.

Secondo molti economisti, le sei settimane di paralisi hanno sottratto oltre un decimo di punto percentuale al Pil ogni settimana. Una parte significativa dell’attività perduta dovrebbe essere recuperata nei mesi successivi, ma alcune cicatrici resteranno.

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di Alice Carrazza - 13 Novembre 2025