Il tatuaggio ucraino
Calenda nazista, Fazzolari: “L’attacco dell’ambasciata russa è inaccettabile. Il dominio sovietico non tornerà più”
Un’entrata a gamba tesa inaccettabile quella di Mosca contro Carlo Calenda, “colpevole” di essersi tatuato la bandiera ucraina sul braccio. Un gesto plastico di solidarietà a Kiev, reso noto dal leader di Azione attraverso un video sui social con il commento “e mo ce lo siamo tatuati a vita”. Tanto è bastato all’Ambasciata russa a Roma per intervenire denunciando presunte simpatie nazista di Calenda. L’attacco non è piaciuto al sottosegretario alla presidenza del Consiglio Giambattista Fazzolari che ieri è intervenuto duramente dando una lezione alla Russia e solidarizzando con il leader di Azione e la causa ucraina.
Calenda, Fazzolari: l’attacco dell’Ambasciata russa è inaccettabile
“È inaccettabile l’attacco dell’Ambasciata russa a Carlo Calenda, accusato di simpatizzare per il nazismo solo perché sostiene l’Ucraina. Proprio oggi (ieri ndr ), 9 novembre, a 36 anni dal crollo del Muro di Berlino, ricordiamo alla Russia che il dominio sovietico sull’Europa dell’Est non tornerà mai più. Anzi – conclude Fazzolari – è grazie all’eroismo del popolo ucraino che il delirio neo-imperialista del regime putiniano è stato fermato sul nascere”.
La solidarietà di FdI al leader di Azione: i tempi del muro di Berlino non torneranno
Anche i capigruppo di Fratelli d’Italia alla Camera e al Senato, Galeazzo Bignami e Lucio Malan, hanno espresso solidarietà al leader di Azione. “Vittima – scrivono in una nota – di un attacco scomposto da parte dell’ambasciata russa. Ci batteremo sempre per la difesa delle libertà individuali e dei popoli contro ogni forma di oppressione e di pretesa imperialista. I tempi del muro di Berlino sono lontani e non torneranno più anche grazie al coraggio e alla resilienza del popolo ucraino”.
L’attacco delirante di Mosca: una bravata filonazista
Delirante l’attacco sui social dell’ambasciata russa a Roma. “Il politico italiano Carlo Calenda, oltre ad altri colleghi meno fortunati, capisce l’essenza del simbolo che ha applicato sul corpo? In Russia c’è un buon proverbio su questo conto: tutto è ‘un campo di bacche’. Infatti, la sua bravata non è altro che un ingresso volontario nella comunità di seguaci di Petlyura, Bandera, Shukhevich e altri nazisti e collaborazionisti di nazionalità ucraina, le cui mani sono coperte dal sangue di ebrei, zingari, ungheresi, russi, ucraini”.