Lo scopo è migliorare il testo
Bongiorno: la violenza sulle donne si consuma perchè il consenso è considerato irrilevante
La presidente della Commissione Giustizia del Senato, che ha accolto la richiesta di ulteriori approfondimenti sulla norma che riguarda proprio il consenso libero e attuale assicura che l'obiettivo è arrivare in aula a gennaio. Sul tavolo l'ipotesi di diversificare le pene
Il 25 novembre il Senato doveva approvare la norma in materia di violenza sessuale sul ‘Consenso libero e attuale’ ma per rendere la norma il più possibile efficacie, la maggioranza ha chiesto una ulteriore approfondimenti e ha rinviato il testo in Commissione Giustizia. Ne è nata una immancabile quanto scontata protesta da parte dell’opposizione che parla di “patto violato” tra Meloni e Schlein, che su questo tema si erano spese in prima persona per portare a casa il provvedimento. Polemiche pretestuose che la presidente della Commissione, Giulia Bongiorno, ha stroncato sul nascere. Con una intervista rilasciata al Corriere della sera, la senatrice che da sempre è impegnata in prima persona contro la violenza sulle donne e il sostegno alle vittime, spiega che “la violenza sulle donne si consuma perché il consenso è considerato irrilevante: questa mentalità deve essere sradicata”.
Ottimi spunti per migliorare il testo
Bongiorno motiva la decisione di aver accolto la richiesta di approfondimento “perché il testo presenta ottimi spunti, ma merita un approfondimento ed è stata rilevata dai rappresentanti del centrodestra l’esigenza di migliorare il testo. Certo avremmo potuto celebrare con uno spot” il 25 novembre, giornata dedicata alla lotta alla violenza sulle donne “ma ha prevalso il senso di responsabilità. E per ridurre i tempi sono stata io a limitare le audizioni stabilendo che ogni gruppo può chiedere solo due tecnici. Quindi conto di concludere tutto e inviarla in aula a fine gennaio”.
Ipotesi di diversificare le pene
La senatrice della Lega sottolinea che “Nel testo della Camera mi sembra che siano trattate con pene uguali condotte diverse. Quindi sottoporrò alla commissione l’ipotesi di diversificare le pene, creando una cascata di aggravanti” e assicura: “Siamo tutti convinti che la legge attuale vada superata, non possiamo conservare una norma che punisce la prevaricazione fisica e psicologica ma crea problemi interpretativi per altre forme di violenza. Come i numerosissimi casi di ragazze, anche molto giovani, in stato di alterazione per abuso di alcol o stupefacenti: oggi è molto diffusa la cosiddetta droga dello stupro che ha effetti dirompenti” e dice che nella maggioranza “Siamo tutti d`accordo che chi non ha consentito a un atto sessuale è la vittima e va tutelata. Vogliamo valorizzare il consenso della donna”.
Patto tra Meloni e Schlein è rispettato
Quindi per la presidente di Commissione della Lega non è stato violato nessun accordo Meloni-Schlein “Il patto è pienamente rispettato perché avevano convenuto di portare avanti una riforma della attuale legge sulla violenza. Ma è falso, oltre che irreale, pensare che le due leader possano avere esaminato i commi della legge”. Su questo Bongiorno ha anche sentito direttamente la premier per quello che definisce “uno scambio di idee”
Retroscena del Corriere su Meloni
Intanto sempre sulle pagine del Corriere della sera vengono riportati in un retroscena a firma Paola di Caro alcuni virgolettati della presidente del Consiglio. Scrive la giornalista che la premier avrebbe detto che il tema “non è qualcosa che posso decidere io, è una legge di iniziativa parlamentare non governativa” e secondo la ricostruzione del Corriere “non è mai esistito “scambio” tra il voto del centro sinistra alla legge sul femminicidio e quello del centrodestra alla legge sul consenso. Sono sicuramente norme che attengono a temi che riguardano la difesa delle donne, ma non si vede perché – si chiede – a sinistra avrebbero dovuto avere una contropartita per votare una legge giusta come quella sul femminicidio che peraltro, anche per sua volontà come spesso accade su questi temi, “ha recepito anche molte richieste dell’opposizione”.
Secondo la ricostruzione Meloni sarebbe d’accordo ad agire uniti
Tuttavia si legge nell’articolo che “la stessa Meloni, raccontano, è stata subissata da chiamate e proteste degli stessi addetti ai lavori a partire da avvocati e magistrati – per la delicatezza della questione e un’applicazione della norma che, se non perfetta nella formulazione, porterebbe più problemi di quanti ce ne sono ora. Oltre al fatto che, estremizzata, la norma si presta a critiche e attacchi che avrebbero l`effetto contrario di quello che si vuole raggiungere: fare chiarezza su un reato interpretato dai giudici spesso in maniera diversa. Meloni è convinta quindi che sulla materia vada fatto ordine, ma appunto che le cose «vanno fatte per bene, non di corsa o peggio solo perché ci sarebbe sotto un inesistente scambio, che mai ho fatto in politica». E il sospetto in FdI è che i toni si siano alzati così tanto perché a sinistra si vive come “un`espropriazione” il fatto che su temi sensibili come la difesa e la protezione delle donne sia la destra a legiferare”. Il pensiero di Meloni sarebbe dunque di andare dritti perché “è un bene per il Paese agire uniti” ma senza “attaccare me”.