Aiuti alle imprese
Approvato il “Codice degli incentivi” per le imprese. Urso: “Mettiamo ordine nel sistema con una riforma strutturale”
Il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro delle Imprese Adolfo Urso, ha approvato il decreto legislativo che contiene il “Codice degli incentivi”. Stiamo parlando di una norma che dà attuazione alla legge delega del 2023 e avvia per la prima volta una riforma organica dell’intero sistema delle agevolazioni, superando la stratificazione di regole e procedure che negli anni ha reso complesso l’accesso ai sostegni per le imprese. Il Codice entrerà in vigore il primo gennaio 2026.
Urso sul Codice degli incentivi: “Mettiamo ordine a un sistema frammentato”
“Con questo provvedimento mettiamo ordine a un sistema frammentato, costruendo una disciplina chiara e uniforme per tutti gli incentivi”, ha spiegato Adolfo Urso, sottolineando che si tratta di una “riforma strutturale, attesa da tempo e sostenuta anche dalla Commissione europea nell’ambito del Pnrr, che punta a rafforzare un rapporto diretto, trasparente ed efficiente tra Stato e imprese in materia di incentivi”.
In cosa consiste il nuovo decreto
Il decreto, come ha spiegato il Mimit, si fonda su tre pilastri, tra cui la digitalizzazione, la semplificazione e la trasparenza. La finalità è quella di regolamentare in modo organico tutte le fasi delle misure di sostegno: dalla programmazione alla progettazione, dall’attuazione alla pubblicità, fino alla valutazione dei risultati. Un altro elemento fondamentale della riforma il potenziamento degli strumenti digitali già incardinati presso il Mimit, a partire dalla piattaforma “Incentivi.gov.it” e dal Registro nazionale degli aiuti di Stato, che costituiranno il nucleo del nuovo “Sistema incentivi Italia”.
Inoltre, il nuovo codice introduce il bando-tipo per uniformare i principali contenuti dei procedimenti, istituendo il “Tavolo permanente degli incentivi” come sede stabile di coordinamento tra Stato e Regioni. Il testo in questione è stato definito dopo un ampio confronto istituzionale con le amministrazioni centrali, la Conferenza Stato-regioni, il Consiglio di Stato e il Parlamento, i cui contributi sono stati recepiti nella versione finale.