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Almasri arrestato in Libia

Alla fine della fiera...

Almasri, svolta libica: arrestato a Tripoli e rinviato a giudizio. L’epilogo giudiziario “casalingo” chiude il caso

Cronaca di un fine annunciata (e prevedibile). La Procura generale libica ha ordinato la detenzione dell'uomo che era una figura chiave della sicurezza interna, con potere sulle forze paramilitari e sui centri di detenzione nella zona di Tripoli. Oggi, il suo fermo e il suo rinvio a giudizio con l'accusa di tortura di detenuti e della morte di uno di loro

Cronaca - di Bianca Conte - 5 Novembre 2025 alle 15:08

Altro che governo complice dei torturatori: spettava alla Libia risolvere il suo controverso caso giudiziario. E così è è stato. La conferma arriva dall’aggiornamento odierno sulla vicenda: Osama Almasri è stato arrestato oggi a Tripoli. Su ordine del procuratore generale che ne ha disposto il trasferimento in custodia cautelare. Lo ha reso noto Libya 24 sul suo account di X.

La Procura generale libica ha ordinato il suo rinvio a giudizio con l’accusa di aver torturato detenuti. E di aver procurato la morte di uno di loro nel carcere di Tripoli. Così, in risposta alla accesa discussione avvenuta a Roma, con dibattiti sulle procedure di cooperazione e sulle presunte responsabilità governative per la mancata consegna alla CPI, l’epilogo odierno pone la parola fine con una svolta indiscutibile: la Libia ha risolto la questione in autonomia.

Al-Masri arrestato a Tripoli

E c’è di più. In una nota diffusa dall’ufficio del Procuratore generale libico si legge che dalle indagini condotte su Almasri sono state acquisite «informazioni pertinenti in merito alle violazioni dei diritti dei detenuti presso l’Istituto principale di riforma e riabilitazione di Tripoli». In particolare, prosegue la nota, «è stato accertato che dieci detenuti sono stati sottoposti a tortura. E a trattamenti crudeli. Disumani e degradanti. Con la conseguente morte di uno di loro a causa delle torture subite».

L’accusa delle autorità libiche: «Ha torturato i detenuti causando la morte di uno di loro»

La Procura libica precisa inoltre che, «sulla base dell’interrogatorio dell’imputato e della disponibilità di prove sufficienti», è stata disposta la custodia cautelare di Almasri in quanto «responsabile della gestione delle operazioni e della sicurezza giudiziaria. E in attesa degli sviluppi investigativi. Con rinvio della causa al tribunale competente una volta completate le procedure legali».

Caso Al-Masri, la Libia ha risolto la questione in autonomia

Pertanto, l’ufficio del Procuratore generale conclude affermando che «le indagini proseguono al fine di accertare la responsabilità di tutti i soggetti coinvolti in tale violazione. E la tutela dei diritti dei cittadini in tutte le istituzioni giudiziarie». Dunque, eccoci al redde rationem sul caso: la figura di Osama Almasri è stata per settimane l’epicentro di una polemica strumentale che ha infiammato il dibattito politico italiano.

Dopo il suo rilascio e rimpatrio in Libia, seguito a un fermo avvenuto in Italia su mandato della Corte Penale Internazionale (CPI), le opposizioni si sono scapicollate a sfruttare demagogicamente la vicenda e ad accusare il governo di aver sacrificato gli obblighi di giustizia internazionale in nome di una controversa realpolitik nei rapporti con Tripoli. Trasformando, de facto, il caso in un potente grimaldello di attacco politico.

Fonti di governo: l’esecutivo sapeva del mandato libico contro Almasri quando è stato rimpatriato

E invece, da fonti di governo si apprende che «l’esecutivo italiano era bene a conoscenza dell’esistenza di un mandato di cattura emesso dalla Procura Generale di Tripoli a carico del libico Almasri già dal 20 gennaio 2025». Le stesse fonti, peraltro, spiegano come «in quella data il ministero degli Esteri italiano avesse ricevuto, pressoché contestualmente con l’emissione del mandato di cattura internazionale della Procura presso la Corte Penale Internazionale de L’Aja, una richiesta di estradizione da parte dell’Autorità giudiziaria libica. Questo dato – proseguono – ha costituito una delle fondamentali ragioni per le quali il governo italiano ha giustificato alla CPI la mancata consegna di Almasri. E la sua immediata espulsione proprio verso la Libia».

E ancora. «Tutto ciò – spiegano – è facilmente riscontrabile da chiunque sul sito della Corte, ed è stato ampiamente illustrato in sede di Tribunale dei ministri, di Giunta per le autorizzazioni della Camera e nell’Aula della stessa Camera: è pertanto singolare che questo elemento, obiettivo e pubblico, rappresenti una assoluta novità per tanti esponenti delle opposizioni. La novità reale rispetto al 20 gennaio 2025 è invece quanto avvenuto a Tripoli con gli scontri armati scoppiati nel maggio 2025, innescati dall’uccisione di Abdelghani Gnewa Al Kikli».

«A seguito di ciò, la Forza Rada, di cui Almarsi è esponente di spicco, è stata indebolita militarmente e politicamente, e ha subito un ridimensionamento, con una importante cessione di fatto del monopolio delle funzioni di sicurezza delegate e della capacità di controllo del territorio. Proprio questo contesto di ridotta autonomia della Forza Rada – concludono le fonti citate – ha reso oggi il fermo di Almasri non solo materialmente possibile. Ma anche funzionale a obiettivi interni del Governo di Unità Nazionale libico».

Caso Almasri, Procaccini (Fdi-Ecr): Ora «la sinistra riscopre la democrazia in Libia»

E se ancora non bastasse, a replicare agli attacchi delle opposizioni, ieri come oggi, e alla luce della svolta odierna, è intervenuto l’europarlamentare di Fdi-Ecr, Nicola Procaccini, co-presidente dei conservatori al Parlamento europeo. Il quale, commentando gli sviluppi sulla vicenda Almasri, ha emblematicamente (e ironicamente) dichiarato: «Contrordine compagni! Improvvisamente la sinistra riscopre la democrazia in Libia che diventa avamposto nella difesa dei diritti umani. La stessa segretaria del Pd Elly Schlein che, appena due settimane fa, tuonava per uno stop agli accordi con la Libia perché non considerata stato democratico né civile, oggi si rimangia le sue stesse affermazioni pur di attaccare il governo italiano. E inneggia allo stato di diritto in Libia».

Schlein&co. non avranno problemi a includere la Libia nella lista degli Stati sicuri per il rimpatrio degli immigrati illegali?

Sottolineando in calce: «Sono caduti tutti i pregiudizi contro lo Stato africano da cui partono la maggior parte degli immigrati illegali verso l’Italia. È una buona notizia. Ne consegue che la sinistra politica e giudiziaria non avrà rimostranze sull’eventuale inclusione della Libia nella lista degli Stati terzi sicuri ai fini del rimpatrio degli immigrati illegali»…

Arresto di Almasri, la cronaca di una fine annunciata

Eh sì, perché la risoluzione finale del caso in Libia fa la differenza su polemiche e recriminazioni in atto, con la sinistra scatenata oltre ogni ragionevole dubbio. Forse anche perché il rimpatrio era doveroso al fine di lasciare che la giustizia libica facesse il suo corso. Riconoscendo la sovranità di Tripoli su un caso interno. In queste ore, dunque, la vicenda ha subìto una svolta definitiva: la Libia ha risolto la questione in autonomia. Osama Almasri è stato arrestato a Tripoli su ordine del Procuratore generale libico e lo ha posto in custodia cautelare. L’accusa a suo carico è gravissima: aver torturato detenuti, causando la morte di uno di loro presso l’Istituto principale di riforma e riabilitazione di Tripoli.

L’iniziativa della Procura libica, che ha disposto il rinvio a giudizio, pone pertanto fine al braccio di ferro internazionale e nazionale sul suo destino, con le autorità locali che si assumono la responsabilità di perseguire i presunti crimini commessi sul loro territorio.

 

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di Bianca Conte - 5 Novembre 2025