Tutti gli errori commessi
Accusa choc a Conte e Speranza sulla pandemia, l’ex pm: sapevano della gravità ma chiusero la Bergamasca in ritardo
In commissione Covid è stato audito l’ex procuratore capo del Tribunale di Bergamo, Antonio Chiappani. E' lui ad inguaiare il governo di allora sulla sottovalutazione della situazione. Zedda e Buonguerrieri: L'inerzia potrebbe aver inciso sulla eccessiva mortalità
“Siamo arrivati con l’acqua alla gola quando i morti erano per strada”. L’ex procuratore capo del Tribunale di Bergamo Antonio Chiappani è intervenuto all’audizione di giovedì in commissione Covid. E ha ribadito chiaramente che, nonostante non sia stata dimostrata la “cooperazione colposa”, le criticità del governo Conte sono state varie.
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Chiappani imputa all’ex ministro della Salute Roberto Speranza vari errori e omissioni tra cui: “Aver limitato con nota del 24 gennaio i voli solo tra Italia e Cina; e aver disposto la sorveglianza epidemiologica solo dal 26 febbraio; aver omesso azioni di sanità pubblica come la dotazione di dispositivi di protezione individuale e sanitario”. Ancora: “Non aver provveduto tempestivamente all’approvvigionamento vista l’insufficienza delle scorte; aver omesso le azioni per garantire trattamento e assistenza; e aver provveduto solo il 24 febbraio al censimento dei reparti di malattie infettive”. E infine: “Aver omesso le azioni per garantire adeguata formazione al personale sanitario”.
L’ex pm Chiappani: “Conte e Speranza non potevano non sapere”
Secondo Chiappani c’ stato un errore principale da parte del governo: di “non aver ostacolato la diffusione di cluster localizzati che era la fase tre del piano pandemico. Piano – che aggiunge l’ex pm – forse male interpretato anche dal punto di vista giudiziario”. Chiappani smentisce la tesi del tribunale di Brescia; secondo cui Conte non aveva le informazioni sufficienti per istituire la “zona rossa”. “I tecnici avevano tutti i giorni, più volte al giorno, delle informazioni che arrivavano. Non so che rapporto ci fosse tra il Cts e la parte politica. Ma parlando di conoscenza e partendo dal 22 febbraio c’era stata una escalation. Concateno le cose se, non poteva non sapere l’allora presidente del Consiglio”, attacca Chiappani; che poi ricorda: “Il Cts era un organo consultivo, aveva potere di appoggio, non decisionale”. E, quindi, “a meno che Cts e governo non si parlassero tra di loro” è impossibile che Conte e Speranza sapessero della reale situazione nella Bergamasca solo tra il 4 e il 5 marzo.
Buonguerrieri (FdI): “L’inerzia del governo Conte potrebbe aver inciso sulla eccessiva mortalità”
“Il Governo Conte II fu avvisato della progressione esponenziale del Covid nella Bergamasca già nel febbraio 2020. A Palazzo Chigi e al Ministero della Salute avevano dunque ben chiara la situazione. Eppure non avevano predisposto alcun intervento: non avevano istituito la zona rossa; anzi continuavano a sottovalutare l’entità del virus; invitando i cittadini a fare aperitivi e ad ‘abbracciare un cinese’”, attacca Buonguerrieri. La capogruppo di FdI in commissione Covid non ha dubbi sulle responsabilità di Conte e Speranza: “Avrebbero dovuto chiudere prima e soltanto un territorio limitato. Invece hanno chiuso tutta l’Italia e tardivamente. Questa loro inerzia, come accertato dalla procura di Bergamo, potrebbe aver inciso sulla eccessiva mortalità”.
Zedda (FdI): “L’Italia ha cercato di censurare il rapporto Zambon?”
Chiappani, infine, ha ricordato che l’Italia nel maggio 2020 diede 10 milioni di contributo volontario all’Oms. Proprio nei giorni in cui la stampa italiana rivelava che stava per essere pubblicato il rapporto di Francesco Zambon: fortemente critico sulla gestione della pandemia in Italia. “Rapporto che, è utile ricordare, è stato poi rapidamente ritirato”, dichiara Antonella Zedda. La vicepresidente dei senatori di FdI e componente della commissione Covid si chiede: “Si è trattato solo di una strana coincidenza: oppure qualcuno, con questa lauta donazione, sperava di censurare il rapporto Zambon?”.