
Bufera in provincia di Verona
Un prete va a benedire una scuola e quattro studenti musulmani si tappano le orecchie: si attendono sanzioni
Bruttissima scena. Quattro ragazzini musulmani di 13 anni si sono tappati le orecchie mentre il sacerdote benediva un’area nuova del plesso scolastico. E’ accaduto nel rinnovato parco delle scuole medie di Cerea, in provincia di Verona. Un episodio di mancata integrazione e di intolleranza che ha suscitato un’ondata di polemiche. Una scelta, quella di non ascoltare la benedizione prevista in scaletta, che i ragazzi stessi hanno spiegato come legata a un precetto religioso: non è consentito ascoltare preghiere di altri credo.
Studenti musulmani si tappano le orecchie per non ascoltare il prete
I quattro ragazzini sono tutti di nazionalità straniera e di religione musulmana. A denunciare l’accaduto gli stessi compagni di scuola e gli insegnanti. E’ intervenuta poi anche la dirigente scolastica che, venuta a conoscenza dell’accaduto, ha fatto sapere di essersi già messa in contatto con il provveditore per valutare la condotta da tenere a carico dei quattro ragazzi. Ha definito “inqualificabile” il gesto. Mentre il vicario parrocchiale don Nicola Zorzi, che aveva celebrato la benedizione, ha voluto spegnere la portata dell’episodio, definendo il comportamento dei ragazzi «una bravata». Dall’alto del suo ecumenismo il sacerdote non ha voluto acuire una polemiche che, però, nn è un caso isolato e si inserisce in contesto di cattiva integrazione e di progressiva islamizzazione. La politica non ha potuto non intervenire.
Musulmani si tappano le orecchie davanti al sacerdote: è bufera
Il sindaco di Cerea, Marco Franzoni, ha definito quello dei ragazzi «un gesto grave, irrispettoso e inaccettabile, che offende la nostra comunità e la nostra identità: fondate su valori e tradizioni che affondano le radici nella cultura e nella fede cattolica. Il rispetto è alla base della convivenza civile, ma deve essere davvero reciproco. La tolleranza non può essere a senso unico». Vedere i quattro adolescenti, tutti e quattro stranieri, che si tappano le orecchie con le mani e decidono di non ascoltare non è stato un bel vedere.
“Le famiglie di non desiderare l’integrazione”
Altrettanto chiara la posizione dell’eurodeputato Paolo Borchia che ha affermato: «L’appartenenza ad un credo diverso non giustifica la mancanza di rispetto per un rito religioso. Questo gesto, commesso da giovani probabilmente nati in Italia e comunque qui cresciuti e istruiti, è sintomatico della volontà, intrinseca nella famiglia, di non desiderare una reale integrazione che non può esistere senza il rispetto della cultura del paese ospitante». I ragazzini hanno, invece, spiegato, che non si è trattato di mancanza di rispetto bensì di rispetto per la propria religione , che impedisce di ascoltare prediche di altri credo religiosi.
L’ex assessore regionale Massimo Giorgetti ha colto un punto essenziale: «Questo gesto rappresenta una nicchia culturale chiusa in un enclave che non lascia spazio ad aperture culturali. Chi a 13 anni rifiuta di appartenere al gruppo classe esprimendo con forza un dissenso, per altro sterile, evidentemente subisce forti pressioni in famiglia, capaci di condizionarne il pensiero».