Missione a Est
Trump vola in Asia: Xi, Kim e Lula nell’agenda del presidente americano per un nuovo equilibrio anche in Oriente
«Abbiamo molte cose di cui parlare con il presidente Xi, e anche lui con noi. Penso che sarà un buon incontro», ha detto il tycoon prima di salire sull'Air Force One
Donald Trump è ripartito. L’Air Force One ha lasciato la base di Andrews diretto verso l’Asia, segnando l’inizio del primo viaggio in Estremo oriente del presidente statunitense da quando è tornato alla Casa Bianca. Il tycoon ha in programma tappe in Corea del Sud, Malesia e Giappone, un itinerario che riflette non soltanto la volontà di ristabilire i rapporti commerciali ma anche quella di segnare i confini politici con le principali potenze dell’Est.
Sul tavolo: il braccio di ferro commerciale
Cinque giorni per testare la sua arma preferita: la negoziazione. Trump mira a costruire una rete di accordi ed uscirne vincente. Al centro del viaggio resta un obiettivo: l’incontro con Xi Jinping, previsto giovedì in Corea del Sud, se Pechino non farà marcia indietro.
Sullo sfondo c’è infatti la fragile tregua tra Stati Uniti e Cina sulla guerra commerciale. Washington e Pechino hanno rialzato i dazi e minacciano di interrompere del tutto gli scambi in tecnologia e terre rare. «Abbiamo molte cose di cui parlare con il presidente Xi», ha detto Trump prima di partire, «e anche lui con noi. Penso che sarà un buon incontro». Dietro la formula diplomatica, si percepisce l’odore della sfida.
Tra dazi e terre rare: la nuova sfida economica
L’amministrazione Trump ha riaperto le indagini sulla «mancata osservanza» cinese degli impegni dell’accordo “Fase Uno” del 2020, prospettando nuove tariffe fino al 155%. Pechino ha reagito limitando l’esportazione di risorse minerarie: un colpo diretto al cuore della catena industriale occidentale.
«È la principale leva di potere che possiedono», ha osservato Josh Lipsky dell’Atlantic Council. E se da un lato gli Usa accusano; Pechino replica denunciando un assedio tecnologico americano.
Dietro le quinte, il segretario al Tesoro Scott Bessent e il rappresentante commerciale Jamieson Greer trattano a Kuala Lumpur con il vicepremier cinese He Lifeng. Un braccio di ferro che potrebbe preludere a un accordo provvisorio — alleggerimento dei dazi, acquisti di soia statunitense e jet Boeing — oppure a una rottura definitiva.
Tregue, alleanze e guerre sospese
Trump arriverà in Asia come mediatore e come falco. Pronto a rivendicare, da un lato il Piano di pace tra Israele e Gaza come successo personale, dall’altro la pressione su Mosca per la guerra in Ucraina. In Malesia parteciperà al vertice Asean (Associazione delle Nazioni del Sud-Est Asiatico), dove potrebbe supervisionare la firma di un cessate il fuoco tra Thailandia e Cambogia.
A Tokyo incontrerà la nuova premier conservatrice giapponese Sanae Takaichi, pronta a investire 550 miliardi di dollari negli Stati Uniti. A Busan, la tappa più delicata: l’incontro con Xi e, forse, un accenno al dossier Taiwan. «È sulla mia lista», ha detto Trump ai giornalisti, riferendosi anche al caso di Jimmy Lai, l’editore di Hong Kong imprigionato.
L’incontro con Kim e Lula
E perché non estendere la trasferta alla Corea del Nord? «Mi piacerebbe», ha detto il presidente degli Stati Uniti, aggiungendo che Kim Jong Un «sa che stiamo andando lì». Poi ha lanciato il sasso: «Mi trovo molto bene con lui».
Per completare il mosaico diplomatico, il presidente ha annunciato un possibile incontro con l’omologo brasiliano Luiz Inácio Lula da Silva, che parteciperà anch’egli al vertice in Malesia. «Penso che ci incontreremo, sì», ha detto Trump, rispondendo poi a una domanda sulla possibilità di ridurre i dazi verso il Brasile: «A determinate condizioni».
Il ritorno dell’America assertiva
Dietro la retorica del commercio, il viaggio segna il ritorno di un’America assertiva. Trump non nasconde la sua intenzione di rimettere ordine in un mondo che, con l’amministrazione Biden, aveva smarrito i propri punti fermi.
In un contesto dominato dalla logica degli “amici-nemici” poi, l’obiettivo è stringere intese con gli interlocutori ambigui di Mosca per costringere magari Putin a sedersi al tavolo dei negoziati sulla guerra in Ucraina.