
Linea dura
Trump alza il tiro: “Ho cancellato l’incontro con Putin”. Pioggia di sanzioni su Mosca, gelo sul negoziato
"Non saremmo arrivati dove volevo arrivare. Lo incontrerò in futuro", sentenzia il tycoon. E l'amministrazione Usa non fa sconti: "Colpiremo i colossi energetici del Cremlino Rosneft e Lukoil"
«Ho cancellato l’incontro con Putin, non saremmo arrivati dove volevo arrivare».Con questa dichiarazione, Donald Trump spazza via ogni dubbio. Dallo Studio Ovale, durante il bilaterale con il segretario generale della Nato Mark Rutte, il Presidente americano annuncia di aver messo in pausa il vertice di Budapest. «Lo incontrerò in futuro», precisa con tono diretto.
Trump chiude a Putin
Sul piano militare, il tycoon marca la linea rossa: «Ci vuole un anno per imparare a usare i Tomahawk. Gli ucraini non possono farlo. L’unico modo in cui un Tomahawk può essere sparato è se lo spariamo noi, e non intendiamo farlo». Un messaggio, che taglia corto su ogni ipotesi di intervento diretto americano nel conflitto.
La scure delle sanzioni e la frattura diplomatica
Da Washington parte però in parallelo una nuova ondata di sanzioni: nel mirino finiscono i colossi energetici russi Rosneft e Lukoil. L’amministrazione americana accusa apertamente «il rifiuto di Vladimir Putin di mettere fine a una guerra senza senso».
Il segretario al Tesoro Scott Bessent parla di «un pacchetto tra i più ingenti mai imposti alla Russia». «Putin non è stato onesto e schietto con il presidente», afferma, sollecitando il G7 a muoversi compatto. L’Unione europea, intanto, prepara il diciannovesimo pacchetto di sanzioni, sbloccato dal ritiro del veto slovacco.
È la prima volta, da quando Trump è tornato alla Casa Bianca, che gli Stati Uniti colpiscono così forte Mosca in relazione alla guerra. Secondo Axios, la frustrazione del presidente sarebbe esplosa dopo una telefonata tesa tra il segretario di Stato Marco Rubio e il ministro russo Sergei Lavrov. «Era il momento giusto per nuove sanzioni», ha puntualizzato The Donald, non a caso.
Zelensky: “Non c’è giustificazione”
Sul fronte ucraino, Volodymyr Zelensky sembra accogliere la proposta americana di congelare il conflitto sulle linee attuali del fronte. «Trump ha proposto: “Rimanete dove siete e iniziate le trattative”. Penso che sia un buon compromesso», ha detto da Oslo, ricevendo il plauso della premier Giorgia Meloni.
Ma la realtà resta cruda. Nella notte di ieri, 405 droni e 28 missili russi hanno colpito diverse regioni ucraine, compresa Kiev. Le immagini dei bambini tratti in salvo dalle macerie di un asilo a Kharkiv – sette morti, tra cui due piccoli. «Non c’è giustificazione per un attacco con drone a un asilo», denuncia Zelensky. «La Russia non sente abbastanza pressione e prolunga la guerra». Così, secondo indiscrezione del Wall Street Journal sarebbe arrivato il via libero Usa all’utilizzo di missili a lungo raggio — gli Storm Shadow forniti dalla Grand Bretagna — per colpire un impianto russo a Bryansk che produceva esplosivi e carburante.
Rutte: “Serve pressione costante alla Russia”
Accanto a Trump, Mark Rutte ha parlato: «Ciò che la Nato sta facendo è sostenere collettivamente l’Ucraina, ma tutti noi vogliamo che questa guerra finisca. Il mese scorso i russi hanno perso oltre 20.000 persone. Non è sostenibile».
«Abbiamo visto missili russi colpire un asilo e ferire dei bambini. Tutto questo è estremamente triste e deve finire». Il segretario generale lascia intendere che Washington sia pronta a giocare un ruolo più diretto nella sicurezza ucraina: «Non posso entrare nei dettagli, ma il presidente si è detto disposto a contribuire».
Il gelo strategico
A Mosca, Sergey Ryabkov, vice ministro degli Esteri, tenta di tenere aperto un canale: «Non vedo ostacoli significativi. La questione è come concretizzare i parametri delineati dal presidente ad Anchorage». Ma il clima resta freddo. Vladimir Putin, impegnato in un’esercitazione delle forze nucleari strategiche, manda un messaggio inequivocabile: la Russia non arretra. «Manovre programmate», precisa, ma la coincidenza temporale vale più di mille spiegazioni.
Intanto, l’Europa si divide sugli asset russi, mentre Kiev insiste per ottenere più armi e più pressione diplomatica. Il tour di Zelensky prosegue in Svezia, Bruxelles e Londra, dove lo attendono i volenterosi.