
Sfida alla sinistra
Toscana, Tomasi scuote la roccaforte rossa: “La gente vuole concretezza, non paura”
Il candidato del centrodestra smonta i dogmi progressisti e rivendica la libertà di pensare al suo territorio: "Io ho fatto una campagna sui temi, in prima persona. Spero si voti per la speranza che cambino le cose"
«Mi meraviglierei dicesse il contrario». Alessandro Tomasi, sindaco di Pistoia e candidato del centrodestra alla presidenza della Regione Toscana, risponde così, in un’intervista a Repubblica, a Eugenio Giani, convinto che il centrosinistra segnerà un “2 a 1” dopo le sconfitte di Marche e Calabria. Ma Tomasi non arretra: «Lui è avvantaggiato per la tradizione di questa terra. Ma non la do per persa. La Toscana non è rossa, la gente vuole concretezza».
Tomasi: “La Toscana vuole concretezza”
Tomasi rivendica di aver fatto una campagna «in prima persona, sui temi, libero».
A differenza della sinistra, il candidato sceglie di giocare la partita sul campo del merito e del territorio. L’arrivo congiunto di Meloni, Salvini e Tajani, previsto per venerdì, come ribadisce «serve a mostrare compattezza, non a oscurare. Il centrodestra è unito».
Quelle domande che evidenziano la mancanza di argomenti a sinistra
Il giornalista prova la solita carta insinuante: «Era anti-meloniano al congresso di Azione giovani del 2004?». Domanda non esente da una certa malizia e che deve attingere a fatti di oltre vent’anni fa per cercare delle inesistenti crepe. «Più che anti Meloni ero della destra sociale. Persi il congresso. Ma dal minuto dopo sostenni Giorgia. C’è un rapporto ottimo», risponde Tomasi.
Domanda successiva: «Perché una Regione dalla storia rossa dovrebbe votare uno che da giovane frequentava Casapound?». Tomasi non si lascia tirare nella rissa mediatica: «Io non frequentavo Casapound, mai stato iscritto. Questa è una novella. Faccio da otto anni il sindaco, ho giurato sulla Costituzione antifascista». E mette il punto. La Toscana, dice, non deve essere ostaggio della volontà di suscitare contrapposizioni ideologiche e allarmi privi di fondamento, ma tornare a scegliere: «Spero non si voti per la paura, ma per la speranza che cambino le cose».
“Giani? Nessuna grande opera, solo annunci”
Il giudizio sull’avversario è netto: «Non ha governato i fenomeni. C’è una grande opera che ha fatto? La Firenze-Pisa-Livorno, la Tirrenica, l’aeroporto di Firenze? Non abbiamo un termovalorizzatore. E dietro ai roboanti annunci di case della salute abbiamo il 51% di toscani che si rivolge alla sanità privata e lunghe liste d’attesa».
È la Toscana delle infrastrutture incompiute e della sanità che scivola verso il privato, quella su cui Tomasi si concentra e che richiede un cambio di passo. Niente slogan, solo dati.
“Su fine vita e balneari, leggi fatte per propaganda”
Alle accuse di un governo “contro la Toscana”, il candidato ribalta la prospettiva: «Una baggianata. Mi domando invece come mai tutte queste leggi siano state fatte dalla Regione negli ultimi sei mesi. Non puzza un pochino? Giani offendeva i 5 Stelle e ora ci è alleato. Non ha mai parlato di Palestina e fine vita e ora si muove. Sul Cpr all’inizio era favorevole, ora no. Evidentemente è stato folgorato sulla via di Schlein».
Dietro il sorriso, il colpo dritto: il centrosinistra che cavalca l’agenda progressista, per convenienza e non per convinzione.
“Sono libero. Non mi hanno mai chiamato per influenzarmi”
E quando arriva l’ennesima domanda capziosa sul fatto che sarebbe eterodiretto da Roma, il candidato smonta con calma anche questa narrazione prefabbricata: «Vi sfido a trovare una scelta condizionata da Meloni o da Donzelli, non mi hanno mai chiamato per influenzarmi. Sono libero». La sintonia col partito è totale e si coniuga con la responsabilità della scelta cui è chiamato un dirigente politico e amministratore. Tomasi smonta, insomma, la caricatura di una destra “caserma”, mandando nuovamente in frantumi una certa rappresentazione cara alla sinistra.
“La povera gente va protetta di più”
L’identità politica di Tomasi affonda nelle radici familiari: «Vengo da una famiglia umile. Mio padre è fornaio, sempre stato socialista. Dico che la povera gente è quella che va protetta di più». Poi incalza sull’insicurezza nelle strade: «La richiesta è forte in alcune città. E Firenze ha il problema maggiore». È lì che il sindaco-candidato trova il senso di una destra popolare, non d’élite, che parla alle periferie. Perché, come ripete, «la gente vuole concretezza».
Vorrei credere a Tommasi “La Toscana non è rossa” ma credo si sbagli di grosso, a mio avviso è più rossa dell’Emilia Romagna, spero si sveglino dal loro torpore…