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Il ministro Tajani durante l’informativa alla Camera sul Piano di pace per Gaza

Informativa sul Piano di Pace

Tajani su Gaza: «Abbiamo costruito ponti a dispetto di chi voleva tagliarli. Spero nell’unità su una eventuale missione a Gaza»

Il ministro rivendica il ruolo dell'Italia nel processo per la pace e conferma le azioni immediate per consolidare gli obiettivi: già oggi ci sarà la prima riunione del governo sulla ricostruzione

Politica - di Sveva Ferri - 15 Ottobre 2025 alle 11:36

«Abbiamo costruito ponti a dispetto di chi voleva tagliarli». Nel corso dell’informativa alla Camera sul “Piano di pace per la Striscia di Gaza”, il ministro degli Esteri Antonio Tajani ha rivendicato «con orgoglio» l’azione italiana e il contributo che ha dato affinché si arrivasse alla firma dell’accordo di Sharm el Sheik, che può rappresentare davvero «una svolta storica» per il Medio Oriente e il Mediterraneo, «con profonde ripercussioni anche sulla sicurezza e sugli interessi nazionali», ma che – ha avvertito Tajani – «è ancora legato a un filo». Dunque, è necessario l’impegno di tutti e su tutti i fronti affinché la prospettiva di una pace solida e duratura possa concretizzarsi. E, come ribadito anche da Giorgia Meloni, «l’Italia è pronta a fare la sua parte» con rapidità e concretezza.

«Il riconoscimento dello Stato di Palestina ora è più vicino»

Il ministro ha anche confermato che «oggi pomeriggio avremo una riunione governativa sulla ricostruzione. È infatti cruciale consolidare le condizioni perché la pace resista nella prospettiva dei due Stati che convivono in pace e sicurezza». «Il riconoscimento dello Stato della Palestina quando ci saranno le condizioni, che sono state poste anche dal parlamento, è ora piu vicino», ha ribadito, annunciando anche la nomina dell’ambasciatore Archi, l’ambasciatore presso la Fao, a nuovo inviato speciale del ministero degli Esteri per la ricostruzione di Gaza, inclusi gli aspetti umanitari.

Tajani: «Già oggi la prima riunione sulla ricostruzione di Gaza»

«Stiamo lavorando per un invio urgente di aiuti alimentari, il più grande finora realizzato», ha annunciato Tajani, ringraziando per la «straordinaria generosità della nostra filiera dell’agroalimentare che ha già messo a disposizione altre cento tonnellate di aiuti che porteremo presto a Gaza». Inoltre, il ministro ha anticipato che «il 23 ottobre accoglieremo un nuovo gruppo di studenti palestinesi, che verranno a formarsi nelle nostre università», dopo «i primi 39 arrivati nelle scorse settimane», e «il 29 ottobre abbiamo in programma una nuova operazione umanitaria per portare in Italia altre decine di bambini di Gaza bisognosi di cure, che saranno assistiti nei nostri migliori ospedali».

Avanti con l’impegno umanitario: aiuti, accoglienza e formazione

«Anche questo è un modo per contribuire a formare la futura classe dirigente per una Palestina libera, prospera, sovrana e pacifica», ha sottolineato, ricordando che «in questi mesi terribili abbiamo consentito l’ingresso nel nostro Paese di più di 1.100 persone provenienti dalla Striscia, tra evacuazioni sanitarie, ricongiungimenti familiari e studenti e siamo determinati a proseguire il nostro impegno».

L’auspicio che su una eventuale forza di pace ci sia «l’unità di tutte le forze politiche»

Tajani, poi, ha ribadito che l’Italia è pronta a fare la propria parte anche sul fronte del dispiegamento a Gaza di una forza internazionale di stabilizzazione, prevista dal Piano Trump per Gaza. «Il percorso delineato dal piano americano potrà proseguire solo in una situazione ovviamente di calma e senza nuove violenze», ha sottolineato il ministro degli Esteri, ricordando che il nostro Paese c’è, «anche in questa eventualità, forte della solida, riconosciuta esperienza maturata negli anni in tanti quadranti internazionali complessi». «Naturalmente – ha precisato – il Parlamento verrà coinvolto in tutte le decisioni che riguarderanno la nostra partecipazione», con l’auspicio che «su questo argomento si possa trovare un’unità d’intenti tra tutte le forze politiche».

In Medio Oriente possibile «una svolta storica»

«Il successo dell’iniziativa di pace avviata dal presidente degli Stati Uniti potrebbe davvero costituire una svolta storica che cambia il voto del Medio Oriente e quindi del Mediterraneo, con profonde ripercussioni anche sulla sicurezza e sugli interessi nazionali», ha sottolineato ancora Tajani, non nascondendo che il suo successo «è ancora legato ad un filo: molte sono le variabili che ancora non sono state definite, dal ritorno delle salme degli ostaggi assassinati fino alle modalità effettive dello smantellamento della struttura militare di Hamas o di quello che ne resta».

La rivendicazione «con orgoglio» dell’azione italiana

Dunque, è necessario rimanere concentrati sull’obiettivo, ricordando che il cessate il fuoco, il rilascio degli ostaggi, il ritiro graduale dell’esercito israeliano «erano inimmaginabili solo fino a poche settimane fa», mentre «oggi sono realtà», grazie a Trump e ai mediatori. Ma anche a chi ci ha creduto. Tajani ha rivendicato «con orgoglio» l’azione del governo italiano che fin dall’inizio «ha sostenuto questo difficile percorso, lavorando con pazienza e concretezza con due obiettivi molto chiari: mantenere sempre vivo il dialogo tra le parti e alleviare per quanto possibile le sofferenze della popolazione civile palestinese».

La costruzione di ponti «a dispetto di chi voleva tagliarli»

«Abbiamo potuto svolgere un ruolo attivo perché in questi mesi abbiamo preservato canali di dialogo sia con Israele sia con l’Anp. Sono pochissimi i Paesi che possono dire di aver fatto altrettanto: abbiamo costruito ponti a dispetto di chi voleva tagliarli», ha proseguito Tajani. Il ministro degli Esteri, dunque, è tornato a difendere la scelta di non rompere con il governo di Israele; di non cedere alle facili accelerazioni come la proclamazione senza se e senza ma dello Stato di Palestina, buone più per la propaganda che per la pace; di scegliere una linea della prudenza e del buon senso che i fatti hanno confermato essere la più proficua sia dal punto di vista diplomatico sia dal punto di vista umanitario.

La pace si costruisce con un «paziente lavoro di tessitura», non con i proclami

«È così che si lavora per la pace, giorno dopo giorno, con una paziente opera di tessitura, senza sventolare bandiere e senza cedere al clamore a ai proclami. La presenza del presidente del Consiglio Meloni a Sharm el Sheikh per la firma degli accordi di pace – ha sottolineato – testimonia che il nostro Paese ha svolto un ruolo riconosciuto ed apprezzato da tutti i nostri partner, a partire dagli Stati Uniti». Una circostanza confermata a Tajani «direttamente nei giorni scorsi dal segretario di stato Rubio», che gli ha trasmesso il particolare apprezzamento per «la posizione equilibrata mantenuta dal governo in questi mesi».

Il giorno della speranza

«Oggi – ha proseguito – è innanzitutto il giorno della speranza. È il giorno in cui parlare di un futuro che non è più affidato solo alla forza delle armi. Parlo della luce di speranza che abbiamo visto negli occhi dei bambini di Gaza, usciti in strada a festeggiare dopo il cessate il fuoco; quella delle famiglie israeliane, che lunedì scorso hanno potuto finalmente riabbracciare i loro cari. Immagini che rimarranno per sempre impresse nella nostra memoria. Lo ripeto, non dobbiamo alimentare illusioni premature». «Il cammino è ancora lungo, la prudenza è necessaria. Ma come ha detto il Cardinale Pizzaballa, “Vediamo finalmente le prime luci dell’alba al termine di una lunga notte”».

Il monito contro l’antisemitismo

L’intervento di Tajani a Montecitorio si è aperto con il ricordo commosso del governo dei tre carabinieri rimasti uccisi ieri durante un’operazione di sgombero nel veronese e con la solidarietà ai giornalisti feriti dai manifestanti pro-Pal durante le violente proteste contro la partita Italia-Israele e che si è svolta a Udine. Tajani ha anche messo in guardia dall’antisemitismo che è emerso in questo periodo, parlando di «un pregiudizio mostruoso» e chiarendo che «fermarne la diffusione e reprimerne ogni manifestazione è un impegno solenne che il governo assume in questa aula».

 

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