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Svolta nel delitto di Piersanti Mattarella: arrestato l’ex prefetto Piritore. Era alla squadra mobile di Palermo

"Depistaggio dichiarativo"

Svolta nel delitto di Piersanti Mattarella: arrestato l’ex prefetto Piritore. Era alla squadra mobile di Palermo

Cronaca - di Carlo Marini - 24 Ottobre 2025 alle 13:00

Sull’omicidio dell’ex presidente della Regione Piersanti Mattarella, ucciso il 6 gennaio del 1980 a Palermo, arriva un clamoroso colpo di scena. Con l’accusa di depistaggio la Direzione investigativa antimafia ha eseguito l’ordinanza del Gip con cui è stata applicata la misura cautelare degli arresti domiciliari a Filippo Piritore, ex funzionario di polizia già in servizio presso la Squadra mobile di Palermo ora in quiescenza.

Piersanti Mattarella ucciso il 6 gennaio 1980

L’ex prefetto è accusato di depistaggio ‘dichiarativo‘ nell’ambito delle indagini che la procura della Repubblica conduce con riferimento all’omicidio dell’allora presidente della Regione siciliana Piersanti Mattarella, fratello del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, avvenuto il 6 gennaio di 45 anni fa.

L’indagato in particolare sentito, nel settembre del 2024, dai magistrati della procura quale persona informata sui fatti, in ordine alla ricostruzione delle vicende concernenti un guanto di pelle marrone di mano destra, ritrovato lo stesso giorno dell’omicidio a bordo della Fiat 127 utilizzata dagli assassini ma mai repertato né sequestrato da parte della Squadra mobile – ha reso dichiarazioni rivelatesi “del tutto prive di riscontro”, spiega la procura, con le quali “ha contribuito a sviare le indagini in corso funzionali (anche) al rinvenimento del detto guanto (mai più ritrovato)”.

Chi è Filippo Piritore, l’ex poliziotto della squadra mobile di Palermo arrestato

Secondo gli inquirenti, l’ex prefetto Filippo Piritore, “non solo si prestò, all’epoca dell’omicidio, ad assumere comportamenti che portarono alla definitiva dispersione di un bene essenziale per l’individuazione degli autori del delitto, ma, perfino in epoca recente e a distanza di circa 40 anni dai fatti, ha proseguito imperterrito a sviare le indagini attraverso false dichiarazioni; e ciò travalicando, la mera esigenza di salvaguardare la propria posizione”. E’ quanto si legge nella ordinanza di custodia cautelare.

E ancora: “In sostanza, Piritore ha dimostrato di essere portatore, dal 1980 e fino ad ora, di interessi chiaramente contrari all’accertamento della verità sull’omicidio del presidente Mattarella, interessi che prescindono dalla sua personale situazione ma riguardano un più ampio e imperscrutabile contesto che già nella immediatezza del delitto indusse perfino taluni appartenenti alle istituzioni a intervenire per deviare il naturale corso degli accertamenti”.

Per l’omicidio di Piersanti Mattarella, sono stati condannati con sentenza definitiva i componenti della commissione provinciale di Cosa nostra Salvatore Riina, Michele Greco e Francesco Madonia, mentre vennero assolti gli ex Nar Giuseppe Valerio Fioravanti e Gilberto Cavallini accusati di essere gli esecutori materiali del delitto.

Sul movente dell’assassinio la Corte d’Assise, ritenne che Mattarella da presidente della Regione aveva intrapreso una “politica di rinnovamento, resa ancor più incisiva per i poteri di controllo che lo stesso aveva come presidente e che, per primo nella storia della Regione, aveva esercitato anche nei confronti del Comune”.

Archiviata definitivamente la pista Nar: è stata cosa Nostra

Il riferimento era agli appalti e alla contrapposizione dell’ex presidente al sindaco mafioso di Palermo Vito Ciancimino, al cui rientro nel partito Mattarella si era fermamente opposto. Il processo ha accertato che tra le cause dell’omicidio di Piersanti Mattarella inoltre c’era l’azione di profondo rinnovamento che la vittima esercitava tentando di spezzare il legame fra Cosa nostra e certa politica. Nel 2017 l’inchiesta sul delitto venne riaperta concentrandosi sugli eventuali legami tra l’omicidio e le attività dell’eversione nera e dei Nar.

Ma al momento gli accertamenti – in particolari quelli tecnici – non hanno portato a sviluppi significativi. Recentemente infine i pm hanno iscritto nel registro degli indagati per il delitto, come esecutori materiali, i boss Nino Madonia e Giuseppe Lucchese. Nell’ambito di quest’ultima tranche d’indagine è in corso un incidente probatorio sulle impronte trovate sulla Fiat 127 usata dai killer.

 

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di Carlo Marini - 24 Ottobre 2025