Contro il turismo moderno
Riscoprire Patrick Leigh Fermor e il valore dei viaggi come fonte spirituale: una lettura consigliata ai giovani militanti
“Fra sbornie, architetture barocche, notti nei fienili, passaggi su chiatte, splendori di paesaggi e di castelli, incontri bizzarri e incontri colti, dormendo in ostelli fetidi e in dimore sontuose, Fermor la attraversa (l’Europa ndr) pieno di curiosità e aperto a ogni novità. Chi lo ospita ne rimane colpito e le lettere di presentazione che a volte lo accompagnano da un luogo all’altro testimoniano che in quel ragazzo c’è della stoffa, un’amabilità, una gioia di vivere”. Con queste parole Stenio Solinas nel 2009 accoglieva la traduzione di “Tempo di Regali” in italiano per Adelphi, consegnandoci la bellissima presentazione di uno spirito libero, dedito alla vita e all’avventura. Proprio questa è la cifra di Patrick Leigh Fermor, nobile britannico ma profondamente europeo come solo pochi sovrani di sua maestà possono essere, che ha fatto della sua lunga esistenza un cammino per conoscere il vecchio continente e, attraverso questo, sé stesso.
Alla scoperta dei veri viaggi con Patrick Fermor: una lettura consigliata ai giovani di destra
Un viaggio iniziato a 19 anni, quando leggero di pensiero e solamente con pochi strumenti necessari per la sopravvivenza, decise di imbarcarsi da Londra per l’Olanda, con uno scopo: arrivare a Costantinopoli a piedi. Il risultato fu raggiunto alcuni mesi dopo, pressoché senza scorciatoie, il cui resoconto è l’oggetto di una trilogia, integralmente pubblicata da Adelphi. Tra i testi ci sono “Tempo di Regali”, a piedi fino a Costantinopoli da Hoek Van Holland al medio Danubio; “Fra i boschi e l’acqua”, in cammino fino a Costantinopoli dal medio Danubio alle porte di Ferro; “La strada interrotta”, pubblicato postumo da alcuni curatori fedeli a Patrick.
Si tratta di libri stupendi, che con uno stile semplice e scorrevole, riescono a trasmettere la passione e la curiosità dell’autore, ansioso di immergersi tra i villaggi e i castelli, perfettamente a suo agio tra i nobili dell’appena tramontato Impero austroungarico e i taglialegna dei piccoli centri sulle rive del Danubio.
Fermor cattura nel 1933 un’Europa a cavallo tra le due guerre, colpita dalla prima ma non ancora sfigurata in molte sue terre dalla seconda. Ciò dona al racconto un carattere irripetibile di unicità, a causa di un’instabile equilibrio che da lì a poco sarebbe stato di nuovo sconvolto.
Riscoprire il valore della spiritualità e della ricerca contro il turismo moderno
L’opera di Fermor non può limitarsi ad essere percepita come una semplice narrazione, o un documento storiografico utile a comprendere gli usi del nostro continente di 100 anni fa; piuttosto, rappresenta l’invito per tutti gli europei a viaggiare in tutt’altra maniera .Oggi, infatti, soprattutto tra le generazioni più giovani, impera il modello della vacanza come contenuto da condividere sui social, per raccontare ai proprio follower di essere stati in questo o quel post.
Una bulimia di foto, tutte tese a dimostrare di aver collezionato più bandierine possibili, con la conseguenza di non aver approfondito nulla, in una corsa dettata dal mordi e fuggi. Un fenomeno, questo, che non lascia scampo neanche alle nostre città più turistiche, sempre più preda nei centri storici di speculazioni, finalizzate a sostituire l’anima e l’identità di queste con una nuova e differente, a tratti caricaturale, pensata come prodotto commerciale per chi si fermerà tra quelle strade solo per qualche ora.
Fermor è uno scrittore per tutti, senza distinzioni di sesso
Gli scritti di Fermor rappresentano per tale motivo proprio degli ottimi libri di formazione per chi, giovane ragazzo o ragazza, sente e ha voglia di qualcos’altro: un’esperienza in cui immergersi, legami da creare con coetanei di altre nazioni europee. È per questo che si può affermare come oggi il nobile e guascone avventuriero inglese avrebbe invitato i più giovani a conoscere e percorrere i sentieri del Vecchio continente, magari attraverso anche soggiorni all’estero per studiare o viaggi in treno, i cosiddetti interrail. Del resto, per citare ancora Solinas, è da lì che possiamo affermare una volta ancora la bellezza dell’Europa, attraverso “la passione per le lingue e i popoli, le tradizioni, i canti e le processioni, gli intrecci familiari e l’idea di uno spirito comune attraverso i confini e le nazioni”.
*Riccardo Ponzio, presidente di Azione studentesca