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Putin costretto a tagliare gli incentivi per chi si arruola: la Russia è a corto di soldi

Lo spettro della recessione

Putin a corto di soldi: record negativo di arruolati, ma è costretto lo stesso a tagliare gli incentivi

In diverse regioni si registra una drastica decurtazione dei premi e per invitare gli uomini alla firma il Cremlino ripiega su una fallimentare campagna pubblicitaria: nel 2025 il numero di nuovi soldati è calato del 60% rispetto allo scorso anno

Esteri - di Federica Parbuoni - 11 Ottobre 2025 alle 17:10

Per la prima volta dall’inizio della guerra, la Russia ha tagliato i premi per chi accetta di andare al fronte. La sforbiciata arriva dopo che si è registrato il record negativo di arruolamenti: i dati aggiornati al secondo trimestre di quest’anno, dunque al periodo tra aprile e giugno, parlano del numero più basso mai registrato dall’invasione dell’Ucraina. Una situazione che non ha lasciato indifferente Mosca, come dimostra la campagna pubblicitaria battente per invitare gli uomini a indossare la divisa. La decurtazione delle indennità, dunque, appare come irrazionale, a meno che non si allarghi lo sguardo alla crisi economica che sta attraversando il Paese e che, a inizio settembre, ha portato il direttore di Sberbank, la più grande banca russa, Herman Gref, a parlare di «stagnazione tecnica».

La crisi economica in Russia: «Stagnazione tecnica» e spettro della recessione

Citando l’andamento dell’economia a luglio e agosto, nel corso del Forum economico orientale di Vladivostok, Gref ha avvertito su «sintomi abbastanza chiari del fatto che ci stiamo avvicinando allo zero» e sul fatto che gli indicatori non lasciano pensare alla possibilità di una ripresa entro la fine dell’anno. Nel 2025, secondo i dati emersi da studi internazionali e riferiti da Euronews, metà del bilancio dello Stato sarà stato assorbito dalla guerra, portando il deficit alla cifra monstre di 4.900 miliardi di rubli. All’orizzonte di Mosca, complici anche le sanzioni internazionali, si affacciano quindi non solo un aumento delle tasse, considerato anche all’interno del governo come inevitabile, ma anche lo spettro della recessione.

Mosca taglia gli incentivi per chi accetta di andare al fronte

È in questa cornice, dunque, che va presumibilmente inserita la situazione illogica per cui Mosca tagli gli incentivi per chi si arruola, pur invitando i propri uomini a farlo. Secondo quanto ricostruito dall’agenzia di stampa Adnkronos, citando il giornale russo Kommersant, la regione più colpita dalla decurtazione delle indennità è il Tatarstan, dove il bonus è passato da 3,1 milioni di rubli (27mila euro) a 800mila. Ma anche in Chuvascia, Mari El e a Belgorod l’assegno ha subito una riduzione significativa. In particolate, nella Chuvascia e nel Mari El l’assegno è stato ridotto a 800mila rubli rispettivamente da 2,5 milioni e 3 milioni; a Belgorod da 800mila a 500mila rubli.

L’insostenibile spesa militare

Nei primi sei mesi dell’anno, le autorità federali e regionali hanno speso più di due trilioni di rubli (17 miliardi di euro) per il reclutamento e le spese del personale militare, 499 miliardi di rubli dei quali per l’assegno di reclutamento, 865 milioni per i salari e 765 per le compensazioni per le famiglie dei soldati feriti o caduti.

La crisi degli arruolamenti: meno 60% rispetto al 2024

È stato poi il sito indipendente di notizie, Storie importanti, a rivelare che fra aprile e giugno di quest’anno, hanno accettato di essere spediti al fronte solo 37.900 soldati, il numero più basso in due anni, anche se in questi mesi c’è stato un visibile aumento della pubblicità per il reclutamento, spesso con la promessa che i nuovi soldati sarebbero stati inviati nelle retrovie e non in ruoli di combattimento, salvo poi essere riassegnati al fronte pochi mesi dopo. Nello stesso periodo del 2024, il numero dei contratti firmati era stato di 92.800. Si tratta di un crollo pari a circa il 60%.

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di Federica Parbuoni - 11 Ottobre 2025