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Trump alla Knesset asfalta contestatori (come la Albanese)

Trump senza rivali

Pace fatta ma gli irriducibili non s’arrendono: contestatori alla Knesset come la Albanese (che mastica amaro?): e i palestinesi? (video)

La storica firma dell'accordo di pace Israele-Hamas, con la liberazione degli ostaggi, ha visto il trionfo di Donald Trump con il presidente Usa lodato da Netanyahu, che ha minimizzato e liquidato la rumorosa ma inefficace contestazione dei deputati di sinistra in aula e le polemiche di contorno...

Esteri - di Chiara Volpi - 13 Ottobre 2025 alle 17:15

Nella giornata che sigla ufficialmente la fine della guerra israelo-palestinese e la liberazione degli ostaggi – per chi è potuto sopravvivere alla ferocia dei sequestratori – dopo due anni di prigionia brutale. E dopo aver elogiato coraggio e patriottismo di Netanyahu, Donald Trump si è ritrovato a fronteggiare brevi momenti di caos alla Knesset che hanno interrotto il suo discorso della corona. Momenti assolutamente fuori luogo e fuori tempo massimo, in cui due deputati scalmanati – prontamente allontanati dalla sala – dopo aver sventolato un cartello con la scritta “Genocidio” hanno inscenato l’ennesimo spettacolino contestatario.

Due deputati protestano alla Knesset: Trump interrotto, contestatori allontanati

Secondo l’emittente Canale 12, si è trattato dei due deputati della sinistra israeliana (Hadash-Ta’al): il politico arabo-israeliano Ayman Odeh. E Ofer Cassif. Rispetto ai quali, senza scomporsi più di tanto, il presidente americano ha commentato: «Sono stati molto efficienti», ha stigmatizzato lapidariamente Trump in riferimento al servzio d’ordine, compiacendosi per l’allontanamento dei due deputati insorti a sproposito.

Trump, l’artefice della pace, trionfa alla Knesset: contestatori silenziati

Sì, perché nel giorno in cui Israele celebra l’inizio di una nuova era di stabilità e speranza. Negli istanti in cui Donald Trump tiene un discorso storico alla Knesset, segnando l’apice della sua diplomazia rivoluzionaria in Medio Oriente, accade l’inaccettabile. L’occasione, come noto, è la ratifica di un accordo di pace senza precedenti, da lui magistralmente orchestrato, che ha posto fine a un lungo conflitto e, soprattutto, ha garantito la liberazione degli ostaggi israeliani tenuti in ostaggio per due anni nelle mani dei miliziani di Hamas.

Parlano i fatti e la storia

L’entusiasmo e la gratitudine sono palpabili. La gioia per il ritorno alla vita e alle proprie famiglie dei sopravvissuti dopo due anni di orrori, incontenibile. Eppure, proprio mentre il primo ministro Benjamin Netanyahu accoglie l’inquilino della Casa Bianca artefice del piano che ha posto fine al conflitto come «il migliore amico che lo Stato di Israele abbia mai avuto alla Casa Bianca», lodando la sua «fondamentale leadership» che ha reso possibile questi traguardi, c’è chi ancora inneggia allo scempio. Denuncia il genocidio. Istiga alla contrapposizione. Con buona pace di Trump, lodato anche per essersi opposto «alle menzogne su Israele alle Nazioni Unite», e celebrato come l’uomo che ha guidato la regione verso un’«età dell’oro».

La Albanese mastica amaro?

Insomma, nonostante la solennità del momento, non è mancato il prevedibile tentativo di sabotaggio da parte di frange estreme che, sulle orme di chi, come Francesca Albanese, ha demagogicamente eccepito: «Nel piano di pace proposto da Trump e Netanyahu ci sono troppi assenti. Anzitutto i palestinesi, cooptati da tecnocrati. Dov’è la loro voce?», ha tuonato la relatrice Onu, osannata dalle frange oltranziste che non “si accontentano” della pace. del ritorno a Gaza. Degli aiuiti umanitari finalmente in ingresso nella Striscia…

I fatti mettono a tacere i Pro-Pal

Fatti che hanno messo a tacere, e in pochi istanti, le voci pretestuose di chi, pensando di sovrastare l’onda di applausi e acclamazioni per l’uomo che ha saputo imporre la pace dove i suoi predecessori avevano fallito, hanno provato a gridare più forte. Più forte della verità e della cronaca dei fatti. Quella ribadita dallo stesso Trump: «Non è solo la fine di una guerra» ha dichiarato il presidente Usa. Ma «l’inizio di una nuova fase di pace e di speranza per tutte le nazioni di una regione che sarà magnifica. È l’alba di un nuovo Medio Oriente, guidato da un uomo di grande patriottismo, Benjamin Netanyahu».

E alla fine della deprecabile scenetta. In questo giorno storico, il tentativo di disturbo non è stato altro che una trascurabile stonatura in un’immensa sinfonia di successo diplomatico.

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di Chiara Volpi - 13 Ottobre 2025