
Superato anche Craxi
Nuovo record del governo Meloni: è diventato il terzo governo più longevo della storia repubblicana
Una stabilità mai vista, o meglio vista solo tre volte: tre come gli anni di governo, tre come i gradini del podio su cui, da oggi, domenica 19 ottobre, Giorgia Meloni è salita. L’esecutivo guidato dalla leader di Fratelli d’Italia diventa infatti il terzo più longevo della storia repubblicana, eguagliando i 1.093 giorni del governo Craxi, il più duraturo della prima repubblica.
Un traguardo che, in un Paese capace di esprimere 68 governi in 79 anni, ha il sapore di un vero e proprio record per Meloni, arrivata a Palazzo Chigi il 22 ottobre 2022 dopo la vittoria alle elezioni politiche di settembre.
Il record del governo Meloni e la promozione in serie A
Al primo e secondo posto della classifica restano due governi guidati da Silvio Berlusconi (il secondo e il quarto), rispettivamente con 1.412 e 1.287 giorni in carica.
Una stabilità, quella conquistata dall’esecutivo, che frutta a Meloni anche una promozione da parte delle agenzie di rating: dopo i pareri positivi di S&P, Moody’s e Fitch, anche Dbrs Morningstar ha alzato il rating dell’Italia da BBB ad A con trend stabile. Un riconoscimento che, secondo il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, è il “frutto del lavoro costante di questi tre anni di governo” e che consente all’Italia di tornare “in serie A con grande orgoglio”.
E adesso le riforme istituzionali
La stabilità del governo non può che riportare al tema delle riforme istituzionali, a partire da quel premierato – definito da Meloni più volte la “madre di tutte le riforme” – pensato proprio per garantire continuità e stabilità in un Paese notoriamente incline ai cambi di maggioranza. Il disegno di legge è ora alla Camera e, come ha ribadito più volte la premier (anche di recente, ospite di Bruno Vespa), la riforma “va avanti”.
Tuttavia, i tempi per l’approvazione si preannunciano lunghi. Diverso il discorso per la riforma sulla separazione delle carriere, attesa in Aula al Senato il prossimo 28 ottobre per l’ok definitivo. “Non pervenuta”, invece, la legge elettorale: fonti parlamentari di centrodestra raccontano che l’idea resta quella di eliminare i collegi uninominali e creare un sistema ispirato a quello delle regionali, cioè un proporzionale con premio di maggioranza e, come auspicato da Meloni, l’indicazione del nome del candidato premier sulla scheda. Le trattative tra maggioranza e opposizione, però, potranno partire solo dopo la chiusura della stagione delle elezioni regionali, “con la speranza che il clima si rassereni…” come commentano le stesse fonti.