
L'esempio Albania fa scuola
Migranti, il modello Meloni contagia l’Ue, l’Olanda segue la via italiana: per accoglienza e respingimenti vira su un hub in Uganda
Gestione dei flussi migratori, il governo olandese sulle orme dell'intesa Roma-Tirana: annuncia l'esternalizzazione dei respingimenti dei richiedenti asilo non aventi diritto attraverso un centro nel Paese africano
L’Olanda sceglie la via italiani per la gestione dei flussi migratori, associandosi al modello dell’asse Roma-Tirana scommettendo sull’esternalizzazione delle procedure di asilo e di espulsione. Mentre, come noto, Roma ha stretto l’accordo per inviare i richiedenti asilo in Albania, l’Aia ha scelto l’Uganda come Paese partner di riferimento, siglando un’intesa che prevede l’invio dei migranti in un “hub di transito” africano.
Migranti, l’Olanda segue la scia italiana: ma con un hub in Uganda
L’iniziativa olandese, definita dal ministro delle Migrazioni David van Weel come «conforme al diritto internazionale», ricalca il “modello Trump” già adottato dagli Stati Uniti con Kampala, ma si differenzia per la richiesta di collaborazione alle agenzie Onu come Unhcr e Oim per la gestione dei centri. L’accordo si rivolgerà prevalentemente a persone provenienti dalla regione africana che «non hanno il diritto di rimanere in Europa», ma esclude alcune categorie vulnerabili, come le persone Lgbt+, per tutelarle dalle leggi discriminatorie vigenti nel Paese africano. Ma procediamo con ordine.
Richiedenti asilo, anche l’Aia esternalizza accoglienza e respingimenti
Il governo olandese ha rielaborato in un mix l’intesa Roma-Tirana e il modello Trump, e ha stretto un accordo con l’Uganda che prevede l’invio di decine di migranti, simile a quello raggiunto dall’Amministrazione americana e nel suo impianto analogo a quello italo-albanese. Lo ha spiegato il ministro delle Migrazioni e degli Esteri olandese David van Weel in una intervista al Financial Times, dicendo che in Uganda già dal prossimo anno potrebbe entrare in funzione un “hub di transito”, dove le persone verrebbero accompagnate.
Ci saranno difficoltà legali che il governo dovrà affrontare, ha ammesso Van Weel, ma l’accordo è «conforme al diritto internazionale, al diritto europeo, alle nostre leggi nazionali», ha spiegato il ministro. Sottolineando contestualmente come l’Olanda sia il secondo Paese dell’Unione europea, dopo l’Italia, a stringere un accordo con un Paese extra-Ue per ospitare i richiedenti asilo respinti.
Migranti, i diritti umani al centro dell’accordo tra l’Olanda e l’Uganda
I diritti umani sono una componente centrale dell’accordo raggiunto il mese scorso con Kampala, «è chiaro che verranno rispettati», ha affermato van Weel. Aggiungendo di aver chiesto all’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) e all’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim) di gestire i centri sul campo. L’accordo somiglia a quello raggiunto dal presidente americano Donald Trump con l’Uganda ad agosto perché accogliesse i richiedenti asilo respinti dagli Stati Uniti. La differenza è che Washington non ha cercato la collaborazione di alcuna agenzia delle Nazioni Unite nei suoi piani di espulsione.
Migranti, i punti dell’accordo tra Olanda e Uganda
Non solo. Secondo quanto ha precisato sempre van Weel, l’accordo olandese, che deve ancora essere finalizzato, prevede che l’Uganda accolga persone che il governo dell’Aia non è stato in grado di rimpatriare nei loro Paesi d’origine. Ma ci sono delle eccezioni. Le persone Lgbt+, ad esempio, non andranno in Uganda. E questo per proteggerle dalle leggi discriminatorie in vigore nel Paese africano, che puniscono l’omosessualità con l’ergastolo o addirittura con la pena di morte. «Penso che abbiamo la responsabilità delle persone che mandiamo lì – ha chiarito con nettezza il ministro olandese –. C’è anche una responsabilità da parte ugandese».
Diritti, procedure
Van Weel ha spiegato infine che il progetto pilota si sarebbe rivolto principalmente a persone provenienti dalla regione africana. E in «gran parte dai Paesi che circondano l’Uganda». Aggiungendo che «al momento abbiamo un sistema chiaro per le domande di asilo, ma troppe persone rimangono qui quando devono tornare. Dobbiamo garantire che chi in realtà non ha il diritto di rimanere in Europa, torni indietro».