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Giorgia Meloni a Porta a Porta da Bruno Vespa

Tra choc e coraggio

Meloni da Vespa rivela: “Io denunciata per concorso in genocidio. Il primo caso al mondo, il clima si sta imbarbarendo”

Ospite di "Porta a porta" la premier si leva qualche sassolino dalla scarpa e rivela la farsa in corso da parte della sinistra: critica l'imbarbarimento politico, appoggia il piano di pace di Trump per Gaza, non tralascia di attaccare la Cgil e le manifestazioni pro-Hamas

Politica - di Ginevra Sorrentino - 7 Ottobre 2025 alle 21:40

L’affondo della Meloni ospite di Bruno Vespa non guarda ai tempi televisivi o alle pause catodiche: e quella della premier si rivela subito come una dichiarazione che squarcia il velo della polemica politica, portandola in una dimensione senza precedenti. E intervenuta nel salotto del talk di Raiuno, il presidente del Consiglio ha esordito subito con una rivelazione di una gravità inaudita: «Io, il ministro Crosetto, il ministro Tajani e credo l’amministratore delegato di Leonardo, Roberto Cingolani, siamo stati denunciati alla Corte Penale Internazionale per concorso in genocidio. Ora io credo che non esista un altro caso al mondo e nella storia di una denuncia del genere”.».

Meloni da Vespa: «Denunciati alla Corte Penale per genocidio. Credo non esista un altro caso al mondo»

Una dichiarazione, quella di Giorgia Meloni, che rompe gli indugi e spezza la narrazione formale. La notizia, di per sé clamorosa, è per il premier la cartina di tornasole di un dibattito politico degenerato. Una vera e propria farsa giuridica e politica che, secondo Meloni, è frutto di un «imbarbarimento» del clima nazionale. Tanto che la  premier ha denunciato apertamente, e drammaticamente, di non contare più le «minacce di morte». Puntando direttamente il dito contro chi, con leggerezza, accusa lei e il suo Governo di avere «le mani sporche di sangue». O di essere «complici di un genocidio».

E allora, non sorprende che il presidente del Consiglio renda lo storico salotto di Bruno Vespa uno spazio unico, funzionale a un chiarimento netto sulla posizione italiana nel conflitto mediorientale e sulle tensioni interne. Sferrando, laddove la narrazione lo richieda, un attacco diretto alla retorica delle opposizioni. E svelando un episodio di inaudita gravità: quello della denuncia menzionato in apertura.

Meloni da Vespa: «Non conto più le minacce di morte, non faccio più nemmeno in tempo a segnalarle»

Una denuncia, va detto, che ha il sapore della farsa giuridica e politica, e che è la prova, secondo Meloni, di un «imbarbarimento» del dibattito nazionale. Non a caso la premier ha contestualmente denunciato un clima di esasperazione in cui «non conto più le minacce di morte, non faccio più nemmeno in tempo a segnalarle». Puntando il dito contro «chi, per esempio, dice che ho le mani sporche di sangue. Che io e questo governo siamo complici di genocidio».  Sottolineando la responsabilità di chi usa un linguaggio violento e diffamatorio.

Svolta mediorientale: sì al piano di pace di Trump

Intanto, sul fronte internazionale, Meloni ribasdisce  con forza il sostegno italiano al piano di pace proposto da Donald Trump, definendolo «molto articolato» e capace di aprire «più di uno spiraglio».

Il piano, che prevede il rilascio degli ostaggi, il graduale ritiro di Israele da Gaza, lo stop a nuovi insediamenti e il disarmo di Hamas fino al riconoscimento dello Stato palestinese, ha trovato «una convergenza quasi totale» persino «da Hamas seppur con qualche distinguo». Una convergenza così ampia che porta la premier a dirsi dispiaciuta che il Parlamento italiano non abbia votato il sostegno all’unanimità, evidenziando l’assurdità di un’opposizione che si è sfilata da un piano persino accettato, seppur parzialmente, dalla fazione islamista.

 Flotillia e dintorni…

Non solo. Sulle azioni concrete, Meloni ha messo in guardia contro le «bandierine» sventolate dalla sinistra: tanto più che l’Italia «c’è fattivamente nel processo di mediazione, ricordando come Roma abbia consegnato 2300 tonnellate d’aiuti, sminuendo l’operazione della Flotilla che trasportava “circa 40 tonnellate d’aiuti”».

Lo sciopero “pretestuoso” e gli infiltrati pro-Hamas

E ancora. In merito alle agitazioni interne, la premier ha mantenuto la linea dura sullo sciopero generale del 3 ottobre, ribadendo quanto fosse «pretestuoso» e come  la Cgil fosse «molto più interessata a difendere la sinistra più che i lavoratori».

Ancora più grave l’analisi sulla manifestazione del 4 ottobre, dove «le violenze erano organizzate e preordinate». Meloni, sul punto, ha messo in discussione la tesi dei semplici infiltrati: «Uno degli striscioni di testa inneggiava al terrore del 7 ottobre. Quando si consente a chi inneggia al terrorismo di Hamas di stare in testa al corteo forse la tesi dei semplici infiltrati è un po’ riduttiva», ha sottolineato il presidente del Consiglio, con un monito chiaro contro chi tollera l’estremismo nelle piazze.

Il messaggio finale, dunque, è stato quello di un appello alla responsabilità, denunciando come l’Italia stia attraversando un clima che la storia ha già visto, dove l’attacco frontale e le accuse più infamanti, vengono utilizzate come arma politica.

Il resto, dalla guerra a Gaza tra Israele e Hamas, alla manovra finanziaria, fino alle regionali e alla legge elettorale, si risolve in una Giorgia Meloni a tutto campo: quella ospite oggi di Bruno Vespa, prima nella puntata di Cinque Minuti. E poi di Porta a Porta. Vediamo i punti della discussione affrontati, riportandoli analiticamente e riassuntivamente, punto per punto.

Gaza e il piano di Trump per la pace

E allora, tra gli argomenti principali, in primis il piano di pace per Gaza presentato dal presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump che, secondo la premier «apre oggettivamente più di uno spiraglio» per una tregua in Medio Oriente. «È il piano sul quale c’è stata una convergenza quasi totale, anzi direi totale, di paesi europei, paesi arabi, autorità nazionale palestinese, la stessa Hamas, seppur con qualche distinguo. Chiaramente è un percorso molto fragile e bisogna lavorarci tutti quanti insieme con forza. L’Italia sicuramente c’è», ha aggiunto.

Meloni da Vespa: il caso delle navi della Flotilla

«Sulle navi della Flotilla c’erano circa 40 tonnellate di aiuti. Ora, il governo italiano ha consegnato 2.300 tonnellate d’aiuti. 40 tonnellate le nostre istituzioni le consegnano in una mattinata con due aerei. Quindi non serve rischiare, non serve mettersi in pericolo, non serve creare problemi alla propria nazione. Il blocco navale a Gaza c’è dal 2009, non si era accorto Giuseppe Conte che c’era un blocco navale? Perché non ha posto il problema?», ha detto Giorgia Meloni ospite di Vespa.

E ancora. Quanto alle manifestazioni per Gaza e la Flotilla, «io sono rimasta scioccata dal fatto che uno degli striscioni di testa fosse quello che inneggiava al terrore del 7 ottobre. Penso che quando si consente a chi inneggia al terrorismo di Hamas di stare in testa al corteo, forse la tesi dei semplici infiltrati è un po’ riduttiva. Quindi ritengo che su questo bisogna fare tutti un po’ più attenzione, sempre avendo grande rispetto per le tantissime persone che sono scese in piazza per una materia che chiaramente è sentita».

«Sullo sciopero? Non sono stata dura»

«Nei tre anni in cui noi siamo al governo, la Cgil ha indetto quattro scioperi generali e lo fa mentre aumentano i dati di occupazione, aumentano i salari, diminuisce la precarietà e infatti fanno lo sciopero generale su una materia di politica estera che è sostanzialmente un altro unicum nella storia del sindacato. Io penso banalmente che sia pretestuoso e penso che la Cgil sembri molto più interessata a difendere la sinistra piuttosto che a difendere i lavoratori» ha sostenuto la premier. Aggiungendo in calce: sullo sciopero generale «non sono stata particolarmente dura, ho detto quello che penso, come sempre. Ovvero che lo sciopero generale era pretestuoso», ha rimarcato la presidente del Consiglio.

Tema Quirinale

«Secondo Renzi io aspiro al Quirinale? Il problema di quelli che hanno pensato tutta la vita a pensare solo a che incarico dovessero ricoprire è che pensano che gli altri siano come loro. Io ragiono in maniera un pochino diversa. Sto facendo il presidente del Consiglio, posso garantire che mi basta e avanza. Dopodiché però, rispetto alle parole del senatore Renzi, “faremo di tutto per impedirglielo”, non mi sono muove. Cioè, l’opposizione parla solo di me», ha sottolineato tra ironia e polemica la premier.

Sulla manovra

Quirinale archiviato, poi, in vista della manovra «dovremmo darci l’obiettivo di dare anche un segnale al ceto medio, che pure è molto importante. Noi ci siamo concentrati finora sui redditi più bassi e io credo che sia importante adesso cercare di allargare la platea. Dipende sempre dalle risorse che si hanno complessivamente, ma ci sono diverse possibilità» per un taglio delle tasse «per la fascia che arriva ai 50mila euro», ha spiegato Meloni intervenendo sul fronte di questioni economiche interne.

E specificando, sull’ipotesi di un contributo da parte delle banche in vista della manovra, che nei confronti delle banche «non ho alcun intento punitivo. Gli istituti di credito sono un asset strutturale di questa nazione. Lo scorso anno abbiamo dialogato con serenità e abbiamo trovato una soluzione. Confido che si possa fare lo stesso anche quest’anno».

File “Regionali”

Parlando delle regionali, poi, Meloni ha ribadito a chiare lettere di non vedere «assolutamente nervosismi all’interno della maggioranza. Sono molto contenta, chiaramente, per queste ulteriori due vittorie» nelle Marche e in Calabria, ha sostenuto la premier. Sottolineando: «Ho la conferma che gli italiani vedono i risultati del governo», ha rivendicato la presidente del Consiglio. Che poi ha anche aggiunto: «Mi pare che gli italiani capiscono quando si tenta di trattarli da scemi, come si fa quando il giorno prima del voto si propone la sospensione del bollo auto per i calabresi. O come si fa addirittura quando, come è accaduto nelle Marche, si dice “vota per me nelle Marche e avrai lo Stato di Palestina”… Penso che gli italiani invece dimostrino di guardare ai risultati di governo, che sia in Calabria che nelle Marche, erano buoni risultati. E mi pare che sia anche quello che accade con il governo nazionale».

Legge elettorale e autonomia

Netta, ferma e chiarissima la posizione e la spiegazione della premier sul punto: «Se si facesse la legge elettorale, sarei per una legge che vada bene anche per il premierato. E quindi con l’indicazione del premier sulla scheda. Il premierato va avanti: per questo non vale la pena fare una legge elettorale e poi farne un’altra dopo il referendum sul premierato», chiarisce e asserisce il presidente del Consiglio ospite di Porta a Porta.

Quanto all’autonomia differenziata, sottolinea Meloni, «è una riforma che noi ovviamente vogliamo portare a termine. Sulle materie non Lep, con le regioni che ne hanno fatto richiesta, penso che per la fine di quest’anno qualcosa vedremo», aggiunge la premier sul punto.

Sulla Giustizia

Quindi, parlando della riforma della giustizia Meloni afferma: «Io penso che noi stiamo dando all’Italia agli italiani e alla giustizia una occasione storica. Che è l’occasione di liberare la magistratura italiana dai condizionamenti della politica. Dalla malapianta delle correnti politicizzate. E così facendo, diamo la possibilità di rafforzare la separazione dei poteri».

Meloni da Vespa, a proposito di “Europa”

Infine, sull’Europa: «Non c’è alcuna intenzione da parte mia di avvicinarmi al Ppe: direi che mi sembra che delle volte il Ppe si avvicina alle nostre posizioni, nel senso che è accaduto varie volte che anche in questa legislatura si manifestasse al Parlamento europeo una maggioranza alternativa a quella che ha tenuto insieme il governo dell’Europa». Ma, «il mio obiettivo – ha sottolineato Meloni al di là di ogni ragionevole dubbio – è costruire anche in Europa una maggioranza di centrodestra. Che delle volte si è materializzata»…

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di Ginevra Sorrentino - 7 Ottobre 2025