
Finanziaria patriottica
Una manovra a misura di ceto medio: Irpef, famiglie, imprese. La strategia è complessiva
Il taglio dell'aliquota per i redditi fino a 50mila euro è solo uno dei tasselli di un'operazione a tutto campo che punta a tagliare le tasse e sostenere il potere d'acquisto
Non solo il taglio dell’aliquota Irpef dal 35% al 33% per i redditi fino a 50mila euro. Ma anche sostegno al potere d’acquisto, misure fiscali mirate per le famiglie, aiuto alle madri lavoratrici e alle imprese. Nella manovra varata dal Consigli dei ministri la scorsa settimana sono molteplici le misure che consentono di parlare di “operazione ceto medio”.
Il taglio dell’aliquota Irpef per i redditi fino a 50mila euro
Certamente quella più evidente e di immediata comprensione è il taglio dell’aliquota Irpef, che alleggerisce la pressione fiscale per una platea di oltre 9 milioni di lavoratori. Si tratta di un capitolo di spesa su cui il governo ha messo 2,8 miliardi di euro e che risponde a un preciso impegno assunto in una logica di equità sociale: dare risposte al grosso dei contribuenti, dopo aver messo in sicurezza le fasce più deboli della popolazione con le precedenti finanziarie.
Le misure a sostegno del reddito
In un intervento a propria firma su La Stampa di oggi, il presidente del Cnel Renato Brunetta ha ricordato che si tratta anche dei contribuenti «più colpiti dall’innalzamento della pressione fiscale dovuto all’inflazione (fiscal drag)». Una notazione che chiarisce come e perché anche le misure di sostegno al reddito siano un altro tassello importante dell’operazione ceto medio. In questo comparto rientrano il regime fiscale agevolato per gli straordinari, il lavoro notturno e i premi di produttività, che passa dal 5% all’1%, e l’innalzamento della soglia da 3mila a 5mila euro dei premi che ne possono beneficiare. Un ulteriore piccolo tassello è costituito dall’aumento da 8 a 10 euro della soglia di buoni pasti detassati.
Meno tasse e più soldi in busta paga
Dunque, da un lato si abbassano le tasse dall’altro si agevolano le maggiori entrare, in una strategia complessiva tesa a sostenere il potere d’acquisto delle famiglie. Vanno in questa direzione anche i fondi stanziati per favorire i rinnovi contrattuali, che il 2026 ammontano a circa 1,8 miliardi.
La revisione dell’Isee e l’esclusione della prima casa
E, ancora, concorre a rafforzare il quadro anche la revisione dell’Isee, che esclude la prima casa dal conteggio entro un limite del valore catastale (si parla di una cifra che potrebbe essere oltre i 90mila euro) e rivede le scale di equivalenza in presenza di due o più figli. Rimodulare questi parametri significa incrementare la portata o agevolare l’accesso ad alcune prestazioni sociali, come l’assegno unico o il bonus nido. Dunque, dare un’ulteriore mano ai bilanci familiari.
L’aumento del bonus per le mamme lavoratrici e il sostegno per la casa ai genitori separati
Appartengono al ceto medio anche le mamme lavoratrici con almeno due figli e redditi fino a 40mila euro, per le quali il bonus non solo viene confermato, ma passa da 40 a 60 euro. Ugualmente sono ceto medio tanti dei genitori separati che si ritrovano in una condizione di povertà dopo la fine del matrimonio e per i quali è previsto un contributo tangibile per la casa.
La pace fiscale: il ceto medio non è fatto solo di dipendenti
Benché, poi, vada sotto la voce di “pace fiscale” non si può non tener conto della boccata d’ossigeno che arriverà alle imprese grazie alla nuova rottamazione, la cui platea è costituita sostanzialmente da aziende piccole e micro, moltissime delle quali a carattere familiare. Anche questa dunque si può considerare una misura a sostegno del ceto medio, che non è solo fatto di dipendenti. Garantire una maggiore sostenibilità del rapporto con il fisco significa garantire a tante famiglie un sostegno concreto ai loro bilanci familiari e, in alcuni casi, la sopravvivenza stessa della fonte di reddito loro e delle famiglie cui danno lavoro.