
Sblocchiamo tutto?
Licei e atenei okkupati contro Israele, e ora? La pace rompe il giocattolo dei collettivi rossi
Licei romani occupati, istituti torinesi in rivolta, a Genova e Milano collettivi pro Pal e centri sociali all’opera. Bandiere della Palestina e contro il governo ‘complice’ del genocidio di Netanyahu sventolano alla Sapienza e in altri atenei sull’onda rossa della protesta contro Israele. La parola d’ordine è la stessa da mesi, la stessa della piazza dei sindacati aizzata da Maurizio Landini che incita alla rivolta sociale.
Occupazioni pro Pal nei licei e negli atenei, che fare?
E adesso? Ora che i fuochi di guerra sembrano spegnersi cosa succederà? Viene da chiedersi che piega prenderà la protesta di Osa e dei collettivi studenteschi dopo la firma di Hamas al cessate il fuoco proposto dal piano Usa e le scena di giubilo nella Striscia di Gaza e a Tel Aviv. “La protesta è in continuità con la grande mobilitazione popolare in sostegno della resistenza Palestinese. Il governo complice non ci rappresenta, rompere gli accordi con Israele, Meloni dimissioni!”, così gli studenti del liceo Plauto di Roma. E adesso?
La firma della pace Israele-Hamas rompe il giocattolo dei collettivi
Chiedono di interrompere i rapporti con il governo israeliano che ha appena firmato lo stop delle ostilità con Hamas. C’è qualcosa che non quadra, qualcuno li avvisi. Dal 7 ottobre si aggiorna di ora in ora la lista dei licei occupati della Capitale. I licei Plauto, Augusto ed Enzo Rossi sono gli ultimi istituti ad aggiungersi alle occupazioni nel nome della Palestina libera. Come ogni ottobre è scattato il rito delle occupazioni, con un rituale copia e incolla, quest’anno gli studenti si uniscono all’Appello ‘Blocchiamo tutto’ lanciato per primi dai lavoratori dell’Unione sindacale di base.
“Blocchiamo” tutto per la Palestina, qualcuno li avvisi…
“La nostra occupazione – dicono – si affianca alle migliaia di altre portate avanti da tutti gli studenti dal paese e agli scioperi generali del 22 settembre e del 3 ottobre che hanno paralizzato il paese, dal blocco di porti, strade, fabbriche e ferrovie fino a quello di scuole e università”. E adesso? Smobilitano? Arrotolano sacchi a pelo e striscioni contro Israele per tornare a casa? Difficile a credersi. Viene il sospetto che più che la Palestina il vero obiettivo delle proteste a suon di petardi, insulti ai ministri e Bella Ciao, sia quello di fare casini e alzare la pressione contro il governo sovranista ‘amico dei sionisti’.
Schlein insegna: non festeggia e alza l’asticella
Una strada percorsa con insuccesso dal Nazareno guidato da Elly Schlein che neppure oggi è riuscita a dire una sola parola di soddisfazione per l’accordo raggiunto in Medioriente. Ha sibilato un timido ‘sollievo’ e ha spostato l’asticella: ora si riconosca lo Stato di Palestina. Ecco la nuova mission dei compagni e delle sentinelle democratica. Le okkupazioni sono salve.