CERCA SUL SECOLO D'ITALIA

Sono passati oltre vent’anni da quando Giovanni Paolo II avvertì che l’Europa non poteva prescindere dalle radici cristiane. E ora la storia presenta il conto

Uniti in nome di cosa?

«L’Europa o sarà cristiana o non sarà»: vent’anni dopo la “profezia” di Giovanni Paolo II la storia presenta il conto all’Ue

Rifiutando di inserire le radici cristiane nella propria Costituzione, l'Unione europea ha rinunciato alla propria identità e al richiamo spirituale che unisce i suoi popoli in una comunità di destino. Per questo oggi non è in grado di rispondere alle sfide belliche e politiche che deve affrontare

Politica - di Loris Facchinetti Rialta* - 12 Ottobre 2025 alle 07:00

L’Unione Europea sta affrontando le drammatiche sfide belliche e politiche che minacciano pericolosamente il futuro dell’intera umanità, senza una strategia chiara e condivisa, senza una visione comune, senza prestigio morale, lacerata da contraddizioni, da diffidenze ed egoismi, da squallidi giochi di potere, da antiche rivalità e da vecchi conti da regolare. Guidata da un realismo cinico ed opportunista, incapace di nobili aspirazioni, sempre più sedotta dagli interessi più vili.

Papa Karol Wojtyla, durante l’Angelus del 24 giugno 2004, riferendosi al rifiuto da parte della classe politica e burocratica del Vecchio Continente di riconoscere come valori fondamentali della Costituzione Europea le radici cristiane, già vecchio e malato, con il corpo martoriato, con le mani tremanti, con la voce “incerta”, ma con l’anima indomita, affermò senza incertezze e senza paura, con spirito limpido e con grande autorità, che non sarebbe potuta nascere un’Unione vera da un patto ipocrita e furbesco, e con forza ricordò a tutti che non era possibile iniziare un cammino comune partendo da un compromesso avvilente e tradendo le radici spirituali di una civiltà millenaria. Profetizzò: «Nel terzo millennio l’Europa o sarà cristiana o non sarà». Il suo appello fu ignorato.

L’Europa rinunciò alla propria identità, cancellò ogni traccia delle sue fondamenta spirituali e culturali come se avesse avuto vergogna del suo passato, come avesse voluto rinnegare il suo stesso spirito e spegnere le ultime braci di un idealismo senza più vigore. Duemila anni di storia svuotati dell’anima. Cancellati.

Dimenticate le opere, le sofferenze, le speranze, le tragedie vissute dagli antenati. Traditi i valori per cui dettero la vita. Relegati a vestigia di un passato senza nome castelli e cattedrali, monasteri e palazzi, arte stupenda e musica sublime. Rinnegate senza rimpianti le meraviglie create dalla fede, le conquiste del pensiero, le ricchezze della letteratura, le malinconie della poesia, le bellezze dell’arte.

Ignorata l’ispirazione spirituale che ha reso sacro il cammino dell’ogni popolo europeo. Tramutate in esteriorità turistiche le ricchezze delle tradizioni religiose. Violate le pietre vive e consunte dei vecchi conventi, inascoltato il suono salvifico donato dai campanili alle comunità dei fedeli, profanata la sacralità dei santuari venerati e degli eremi solitari nascosti tra i monti. Sradicate le radici che davano forza alla nostra preghiera, ora struggente ora esaltante, ora potente ora flebile, ora dolce ora amara, ora trepidante ora disperata.

Sparito il diritto ad origini certe, sparito il diritto a paternità e maternità, sparito il diritto ad identità e appartenenza. Ma se non c’è una memoria da amare, da odiare e da conservare, allora, da cosa ha origine la nostra storia e la nostra cultura? Cosa rappresenta e quale valore ha l’immenso e splendido tesoro di bellezza disegnato, costruito, cesellato, ricamato e costruito, giorno dietro giorno, generazione dopo generazione, artista dopo artista, artigiano dopo artigiano, contadino dopo contadino, genio dopo genio e alimentato da ogni anima, nata, vissuta e sepolta nella terra d’Europa?

Di chi siamo eredi e a chi lasceremo la nostra eredità? Di chi sono le croci dei nostri cimiteri, benedette nella parola di Cristo? Di chi sono i nomi dei Santi che ciascun europeo porta e tramanda con orgoglio? Quale Europa ci viene proposta e di quale Europa siamo carne, anima e popolo? Non vogliamo discutere sugli scambi commerciali, analizzare i risultati della produzione industriale, indagare sui bilanci economici. Quello che vogliamo sapere è quale Fede ci unisce, quale morale ci guida, in nome di quale Dio moriremo o nasceranno i nostri figli, in nome di chi difenderemo la nostra terra e ne costruiremo la grandezza.

Vogliamo sapere chi siamo e quale forza spirituale farà di noi europei una sola Nazione, un solo Stato, una sola Patria. Da dove nasce questo annullamento della memoria e dei valori spirituali voluto, con tanta arroganza, da un potere politico così determinato a recidere le radici spirituali e storiche, quanto evasivo ed evanescente sullo scenario internazionale, quanto assente ed incapace nella gestione amministrativa, quanto titubante e confuso su tutti i grandi problemi del nostro tempo?

Giovanni Paolo II disse, con amarezza e con speranza: «Non si tagliano le radici dalle quali si è nati». Da allora una nebbia diffusa e grigiastra, un silenzio scaltro e imbarazzato, un gioco delle parti abile e sotterraneo hanno nascosto quel messaggio e quelle parole del Papa che chiedevano quali erano e quali sarebbero stati i veri principi e valori fondamentali dell’Unione l’Europea. Se non cristiani quali “altri”? Per questo, eliminando nella nascente Costituzione europea ogni riferimento alle sue radici spirituali, è diventato possibile orientare la cultura e la politica, le scelte e gli obiettivi, le leggi e la società secondo una visione materialistica ed opportunistica che, in realtà, ha alimentato contrasti e divisioni, egoismi e scontri, fallimenti e inganni, ma che, soprattutto, priva la civiltà europea e il futuro delle generazioni dei valori che donano ad ogni essere umano quell’Anima, quella scintilla divina, che innalza l’esistenza e la rende Vita.

*Scrittore

Non ci sono commenti, inizia una discussione

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

di Loris Facchinetti Rialta* - 12 Ottobre 2025