La lingua sacra
La “messa in latino” non è un rito nostalgico ma tradizionale: Papa Leone XIV potrebbe arrivare a una pacificazione
“Un esercito all’ altar”, queste parole, tratte da un vecchio inno della gioventù cattolica, potrebbero essere il commento più adatto a quello che è accaduto sabato 25 ottobre nella Basilica di San Pietro. Qui , all’ altare della Cattedra, il cardinale Raymond Leo Burke ha celebrato solennemente la messa secondo il Vetus Ordo, quella che viene volgarmente detta “la messa in latino”: un evento culminante del pellegrinaggio Summorum pontificum. Questo appuntamento, annualmente, riunisce nella Città eterna i fedeli legati a questa forma del rito cattolico. L’evento è stato clamoroso per due ragioni. Innanzitutto, si è trattato di un ritorno nel cuore della cattolicità dopo due anni di assenza. Papa Francesco, il cui atteggiamento nei confronti di questa parte della Chiesa era andato facendosi sempre più ostile, aveva infatti per ben due anni di fila proibito che l’evento si svolgesse in Basilica.
Quest’estate, però, dopo aver ricevuto in udienza privata il cardinale Burke, Leone XIV aveva dato il suo assenso al ritorno della celebrazione laddove si era svolta fin dal 2012, l’anno della prima edizione del pellegrinaggio, allora denominato “Una cum papa nostro”. Il secondo motivo è costituito dall’inaspettata partecipazione: a fronte di un numero previsto di 900 presenze, la Basilica si è vista invasa da circa 3000 fedeli, con estrema difficoltà contenuti nell’area destinata alla celebrazione. 3000 fedeli di cui una parte considerevole visibilmente al di sotto dei trent’anni, sebbene spesso con bambini e passeggini al seguito, a testimonianza di una realtà la cui esistenza è qualcosa di dirompente non solo per la vita interna della Chiesa.
La messa in latino non si è mai interrotta del tutto
Il Vetus Ordo Missae, la cui esistenza è attestata a partire dall’inizio del II secolo d.C. e quindi pochi decenni dopo la morte degli apostoli (o forse solo dopo pochi anni, se si accoglie la tradizione che vuole che San Giovanni sia morto centenario), è stato il rito della Chiesa latina (il ramo occidentale della Chiesa cattolica) ininterrottamente fino al 1970, quando San Paolo VI introdusse il Novu Ordo Missae, la forma oggi prevalentemente celebrata.
La celebrazione della “messa in latino” non si è, però, mai interrotta del tutto, in quanto già papa Montini aveva previsto la possibilità per i sacerdoti anziani di chiedere e ottenere la dispensa per continuare a celebrare il vecchio rito, oltre che quella di concedere “indulti” a determinate condizioni. L’indulto più noto era stato quello cosiddetto “di Agatha Christie”, concesso nel 1971 per l’area inglese e gallese dopo che una petizione di esponenti del mondo della cultura, capeggiati dalla famosa scrittrice, aveva denunciato la scomparsa del Vetus Ordo come una grave perdita culturale.
I sacerdoti affezionati al rito sacro e antico
Nel 1988, con il motu proprio Ecclesia Dei, san Giovanni Paolo II tornava sulla materia al fine di affrontare la situazione creata dallo scisma lefebvriano e aiutare quei sacerdoti che, non volendo seguire monsignor Lefebvre nello scisma e desiderando rimanere o rientrare nella piena comunione con il papa, chiedevano però di poter rimanere legati alla celebrazione della “messa di sempre” (come anche viene chiamata). Venne istituita la Pontificia Commissione “Ecclesia Dei”, un dicastero vaticano il cui compito era quello di occuparsi della concessione degli indulti a chi ne facesse domanda e di soprintendere alla vita di quegli istituti ecclesiastici aventi nel proprio carisma la celebrazione della messa in questa forma, denominati “istituti Ecclesia Dei”, fra cui vanno citati l’ Istituto Cristo Re Sommo Sacerdote, l’ Istituto Buon Pastore, la Fraternità San Pietro.
La “messa in latino” non è qualcosa a cui tenevano soltanto gli anziani
Col tempo la Chiesa aveva dovuto fare i conti con una realtà che non era nei piani: la “messa in latino” non era soltanto qualcosa a cui tenevano anziani nostalgici, ma molti fedeli nati dopo la riforma del 1970 iniziavano a riscoprirla e amarla. Per questo motivo, nel 2007, Benedetto XVI, con il motu proprio Summorum Pontificum “liberalizzava” definitivamente la “messa classica” (altro nome con cui viene spesso chiamata, soprattutto in area anglosassone), la quale iniziava ad essere celebrata da sempre più sacerdoti, spesso di nuova ordinazione, e ad essere frequentata da sempre più fedeli. Questo non veniva visto di buon occhio dall’ ala della Chiesa più legata alla mitologia del Concilio Vaticano II, la quale, dal 2013, con l’elezione di papa Francesco, passava al contrattacco. Nel 2019 la Pontifica Commissione “Ecclesia Dei” veniva soppressa.
Il progetto di Leone XIV
Nel 2021 il motu proprio “Traditiones custodes” introduceva norme draconiane per la celebrazione del rito antico, nel tentativo di disincentivare la diffusione di qualcosa che si voleva cancellare definitivamente. Il fallimento della manovra aveva reso sempre più tesa la situazione: da un lato, un papa Francesco sempre più furibondo che ormai non si tratteneva più dall’ attaccare pubblicamente quelli che aveva ribattezzato “indietristi” con reprimende al limite dell’insulto e, dall’altro, con i fedeli sempre più preoccupati dalla prospettiva di nuove rappresaglie.
Leone XIV, salito al Soglio di Pietro con il programma di riunificare la Chiesa sanando le fratture provocate dal suo predecessore, pur non avendo modificato, almeno per il momento, le norme stabilite da Bergoglio, sembra voler trovare la pacificazione anche con quella parte della Chiesa che ama il rito di sempre. Ed in effetti il clima che si respirava sabato in Basilica è quello di una festa per lo scampato pericolo.