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Meloni Italia Le Figaro

L’elogio di Parigi

La Francia può imparare dalla ripresa dell’Italia. “Le Figarò” riconosce la lezione di Roma a una Francia smarrita

Dalla solidità del governo Meloni alla fiducia dei mercati, il Paese ha riscoperto il proprio ruolo guida nel continente e la stampa internazionale lo riconosce

Esteri - di Antonio Giordano - 28 Ottobre 2025 alle 15:41

C’è un momento in cui la storia, muta per anni, torna a parlare con voce limpida. È quanto accade oggi, quando perfino la Francia — patria di un certo orgoglio intellettuale e custode dell’idea di grandeur — riconosce, per bocca di Le Figaro e della penna lucida di Nicolas Baverez, che l’Italia è tornata ad essere un modello. Il suo articolo, «Ciò che la Francia naufragata può imparare dalla ripresa italiana», è molto più di un’analisi economica: è un’ammissione che la stagione della supponenza europea verso Roma è finita.

Tre anni di stabilità: l’eccezione italiana

Perché l’Italia, quella guidata da Giorgia Meloni, non solo ha resistito alla tempesta, ma ha rimesso in moto i propri motori. Baverez ricorda un dato che da solo basterebbe a cambiare la narrazione di un Paese: il governo Meloni ha superato i tre anni di durata — contro una media repubblicana di appena 414 giorni. Una stabilità che non è artificiale, ma figlia di consenso, coesione e metodo politico. E lo scrive un francese, abituato a vedere la propria Quinta Repubblica precipitare nell’instabilità: «Il buon funzionamento del parlamentarismo italiano sotto la guida di Giorgia Meloni contrasta con il caos nel quale Emmanuel Macron ha fatto precipitare la monarchia presidenziale.»

Numeri che raccontano una rinascita

La Francia sprofonda, l’Italia cresce. Non è una metafora: +3,9% di Pil dal Covid, contro l’1,5% dei francesi e lo 0,8% dei tedeschi.Un deficit che nel 2026 scenderà al 2,8% e un avanzo primario che garantisce la sostenibilità del debito. Numeri che parlano, perché riflettono un principio politico: la disciplina come fondamento della libertà economica.

L’Italia di Meloni, scrive Baverez, «ha sradicato l’inflazione e ridotto la disoccupazione al 6%».E soprattutto ha superato la Francia nella ricchezza pro capite, sfiorando i 40.000 euro annui. Un traguardo impensabile solo pochi anni fa, quando gli stessi che oggi ci elogiano ci descrivevano come il “malato d’Europa”.

Roma centro dell’equilibrio europeo

Ora il malato — dice Baverez con brutalità — è Parigi. È una rivoluzione simbolica e geopolitica. Roma diventa il punto di equilibrio tra l’Europa e gli Stati Uniti, tra il Mediterraneo e l’Africa, tra la prudenza del rigore e la vitalità dell’impresa. «Giorgia Meloni si è imposta come interlocutrice privilegiata di Donald Trump all’interno dell’Unione.»

Con pragmatismo, la premier italiana ha trasformato la vecchia diffidenza verso Bruxelles in una nuova postura operativa: accanto a Ursula von der Leyen e Friedrich Merz, costruendo un asse con il Poe di Manfred Weber.Una linea che non rinnega le radici sovrane, ma le eleva a responsabilità continentale.

La finanza che torna a fidarsi

Persino la finanza, che un tempo ci voltava le spalle, oggi riconosce solidità e credibilità. Fitch assegna al nostro Paese il rating BBB+, lo spread si riduce, i tassi d’interesse diventano più bassi di quelli francesi.L’Italia, con un surplus commerciale di 104 miliardi, torna a essere un porto sicuro per capitali e talenti: 3.600 nuovi multimilionari accolti nel 2025, terzo Paese al mondo per attrazione di grandi fortune.

La scelta del “male minore”

Eppure, la grandezza di questa ripresa non è nella freddezza dei numeri. È nel messaggio politico che trasmette: una nazione può rialzarsi se sceglie la serietà, se non teme di dire la verità, se non abdica alla responsabilità. Meloni ha scelto — come scrive Baverez — «il male minore», quella via del realismo politico che evita gli estremi e privilegia la sostanza. La Francia, invece, «ha scelto il peggio».

Le ombre che non oscurano la luce

Certo, non mancano limiti e contraddizioni: il calo demografico, la lentezza dell’innovazione, le disuguaglianze territoriali. Ma il punto è un altro: oggi l’Italia affronta i propri nodi con la consapevolezza di chi ha ritrovato la propria direzione. Non è più un Paese che subisce, ma uno che sceglie. Non è più un laboratorio di crisi, ma un riferimento di equilibrio.

Il nuovo volto dell’Italia

Quando un grande quotidiano francese riconosce che «ciò che la Francia naufragata può imparare dalla ripresa italiana» non è solo una constatazione economica ma una lezione politica, significa che qualcosa di profondo è cambiato nel cuore d’Europa.
L’Italia — la nostra Italia — non è più il fanalino di coda. È la prova che la tenacia può diventare cultura di governo, e che la sovranità, se unita alla responsabilità, non è mai isolamento, ma guida. E in questo specchio, finalmente, il riflesso dell’Italia non è più quello di chi insegue, ma di chi indica la via.

 

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di Antonio Giordano - 28 Ottobre 2025