Il convegno a Palazzo Grazioli
La famiglia è il fulcro del modello italiano, Roccella: “In Ue si preoccupano dell’ambientalismo, noi della natalità”
La famiglia è un valore fondamentale dell’Occidente e proprio per questo occorre interrogarsi sul calo della natalità, che da tempo sta investendo il mondo libero. Per questo motivo, il progetto editoriale Formiche ha scelto di organizzare un convegno assieme al think thank conservatore americano Heritage foundation a Palazzo Grazioli. Un’occasione per confrontarsi sul grande tema della demografia, a cui hanno partecipato il ministro per la Famiglia Eugenia Roccella, il deputato di Fratelli d’Italia Ylenja Lucaselli e l’ex ministro del Lavoro Maurizio Sacconi e Daniele Scalea, presidente del Centro studi Machiavelli.
Ad introdurre il dialogo sulle nascite è stato il vicepresidente alle politiche familiari di Heritage foundation, Roger Severino, che ha ricordato come “il calo demografico sia un problema globale in ambito sociale e non solo economico”. Successivamente, Roccella ha spiegato che il dibattito sul tema “l’abbiamo introdotto noi del governo Meloni, tanto che il mio ministero è dedicato anche alla natalità. Sebbene il crollo delle nascite fosse del tutto evidente negli ultimi 15 anni, in pochi si sono interrogati sulle motivazioni”. Sulla stessa linea anche Lucaselli, che ha ricordato quanto sia importante “modificare l’approccio alla maternità dal punto di vista culturale”.
Roccella sulla famiglia e la natalità: “In Ue parlano di ambiente, noi della questione demografica”
Nel Vecchio continente c’è chi trascura le questioni familiari e demografiche. A riferirlo è stato il ministro Eugenia Roccella, sottolineando che in Ue “non si parla abbastanza di transizione demografica, noi abbiamo aperto un caso, perché gli argomenti principali riguardano l’ecologia e la tecnologia”. Successivamente, la titolare di via della Ferratella ha affermato che “il governo Meloni ha costruito una politica per la famiglia su tre assi: i servizi, la conciliazione del lavoro femminile e i trasferimenti diretti”. Non sono mancati i richiami alle misure d’assistenza per i nuclei in difficoltà, come “l’assegno di inclusione per le famiglie con figli e persone fragili a carico” e “l’innalzamento del rimborso per gli asili nido”.
Al momento, “la percentuale del lavoro femminile in Italia si è alzata velocemente: l’esecutivo ha anche aumentato i congedi parentali per 3 messi all’80%”. Per molto tempo, però, “l’idea di famiglia è stata decostruita, descritta come un ostacolo femminile e come un luogo di oppressione. Per noi era importante uscire da questa logica: vogliamo raccogliere ciò che c’è di buono sia nella nuova società che nel passato”. In particolar modo, “cerchiamo di mettere a fuoco il fatto che la denatalità potrebbe portare a un impoverimento in tutti gli ambiti. Infine, Roccella ha concluso il suo intervento sottolineano che “in passato il matrimonio era un metodo d’emancipazione dalla famiglia, ma ora non più. Dobbiamo ripartire da una narrazione dei fatti, ricordando che la famiglia e l’unione coniugale hanno fatto del bene in Italia”.
Lucaselli: “La famiglia dovrebbe essere il primo argomento da affrontare in Italia”
“Al netto di ciò che l’esecutivo può fare, dobbiamo iniziare a modificare l’approccio alla maternità dal punto di vista culturale”. A dirlo è stata Ylenja Lucaselli, sottolineando che “alla Camera, solo da quest’anno, è stato possibile avere un asilo nido nelle ore in cui la mamma è impegnata in aula”. Si tratta quindi di una misura di agevolazione, ma il deputato di FdI ha chiarito che “il supporto, non soltanto economico e sporadico, deve produrre un incentivo ad avere figli”.
Per giunta, dal punto di vista economico e pratico “sappiamo che l’assenza di nascite sortisce problemi sul sistema pensionistico e contributivo”. In poche parole, l’assenza di lavoratori rischia di gravare sulla disponibilità dei servizi disponibili. Anche Scalea del Centro Machiavelli si è espresso sulla natalità, ricordando che “la famiglia dovrebbe essere il primo argomento da affrontare in Italia”. Inoltre, “la premessa dell’immigrazione per curare il calo demografico è fallace, visto che per risolvere il problema bisogna rilanciare la natalità italiana e non quella degli altri Paesi”.
Il modello italiano si basa sulla famiglia: bisogna cacciare il woke
Quanto alla ricostruzione di una concezione positiva della famiglia e della natalità, l’ex ministro Sacconi è convinto che si debba ripartire dalla “cultura della crescita”. Non a caso, “l’Italia ha avuto l’età dell’oro dal 1947 al 1964, quando ci fu il il boom demografico e delle imprese senza debito pubblico. In quegli anni furono i nuclei domestici ad essere protagonisti dello sviluppo, “perchè il nostro sistema capitalista ha una forte connotazione popolare e familiare. Dagli anni ’90 abbiamo perso la nostra innovazione nazionale, con il trauma di Tangentopoli e la distruzione di un’intera classe dirigente”. In seguito, Sacconi ha criticato fortemente la logica woke, “che è figlia dell’illusione e dello sviluppo scontato. Un’ideologia che viene dalle università americane” e che andrebbe “ricacciata” da dove è arrivata. Infine, si è congratulato con Eugenia Roccella “per aver ottenuto un forte investimento nella famiglia e nella natalità con la nuova legge di bilancio“.