
Se la donna è di destra...
Insulti a Meloni, Boldrini difende Landini e getta alle ortiche anni di battaglie di genere sulle desinenze
Il copione è sempre lo stesso: un attacco può essere considerato sessista solo se l’offesa viene rivolta a una donna di sinistra. Quando il bersaglio degli insulti è invece una donna di centrodestra e a pronunciare le ingiurie un esponente di sinistra, allora c’è sempre una giustificazione pronta a scattare per evitare le scuse e silenziare eventuali polemiche. E in prima fila, a difendere il signore di turno che ha pronunciato le offese, scendono sempre in campo quelle che si definiscono “femministe”. Per avere una rappresentazione plastica di questo schema che si ripete puntualmente è sufficiente aprire i giornali e cercare l’intervista dell’ex Presidente della Camera, Laura Boldrini al quotidiano La Repubblica. La deputata, che ha sempre trattato il tema della difesa delle donne, interviene sul caso Landini, che ha definito il presidente del Consiglio Giorgia Meloni una “cortigiana”.
Boldrini “esegeta” di Landini
Boldrini dichiara testualmente al quotidiano diretto da Mario Orfeo: “Al maschile il termine “cortigiano” ha un significato diverso dal femminile “cortigiana”. Ascoltando per intero l’intervento di Landini è chiaro che il segretario volesse dire che Meloni fa parte della corte di Donald Trump come se stesse usando quel termine al maschile e non al femminile”.
E ancora: “Non penso ci sia stato un intento di offendere in modo sessista la presidente Meloni, ma di fare una considerazione politica, intendendo che Meloni è politicamente subalterna a Trump. Mi sembra una forzatura, escludo che Landini volesse far riferimento al significato di prostituta. Ha usato la parola sbagliata”.
Il paradosso boldriniano: Va considerato il termine al maschile…
In questo breve passaggio dell’intervista sono diverse le notizie che emergono: la prima è che Laura Boldrini è diventata l’interprete del pensiero autentico del presidente della Cigl Maurizio Landini. La seconda è che quando si rivolgono appellativi a una donna bisogna tener conto del loro significato al maschile e non al femminile. E se a dirlo è colei che alla Camera dei Deputati portò avanti come battaglia campale del suo mandato il cambio delle intestazioni delle cartelline della Presidenza di Montecitorio per trasformare “il presidente” in “la presidente” c’è da restare colpiti.
In certi casi, a tacere si fa miglior figura…”
Un bel silenzio anche in questo caso non fu mai scritto e forse la deputata, o a questo punto il deputato che dir si voglia, Laura Boldrini, avrebbe potuto fare come molti compagni di partito a partire dalla segretaria del Pd Elly Schlein – intervenuta solo oggi e solo perché incalzata da un giornalista in tv – e non commentare proprio l’accaduto. Ma non lo ha fatto: è intervenuta e non per portare solidarietà a una donna ma per difendere il leader della Cgil, lasciando prima intendere che il suo non è stato un insulto ma un errore dovuto a una non conoscenza della lingua italiana, per poi giustificando arrivando a gettare alle ortiche anche le anche le stoiche battaglie di genere sulle desinenze portate avanti negli anni. Ah, come cambiano le priorità…