
Il Sud e l'idea di Italia
Il voto in Calabria ha anche una valenza nazionale. E per il campo largo è molto peggio di come sembra
Le proposte politiche e le analisi del giorno dopo dimostrano non solo che Pd, M5S e Avs non sono in grado di proporre un'alternativa, ma che ancora non hanno capito cosa significhi davvero
Contrariamente a quello che vale in genere per le elezioni locali, il voto in Calabria ha anche una importante valenza nazionale: ha dimostrato che il campo largo non solo non è un’alternativa per il governo, ma non ha neanche i requisiti minimi per esserlo. Questa evidenza non sta nella brutalità dei numeri (Francesco Occhiuto riconfermato con il 57,55% e Pasquale Tridico sconfitto con il 41,45%), ma nelle sue ragioni. Che sono più profonde di come appaiono.
Le analisi del giorno dopo di Pd, M5S e Avs
Il Pd continua a dire che la strada intrapresa è quella giusta, che bisogna essere testardamente unitari e che – come ha ripetuto il responsabile organizzazione e fedelissimo di Elly Schlein, Igor Taruffi – «l’unità del centrosinistra è e rimane una condizione indispensabile per vincere e governare». «Solo dopo il 23 novembre (vale a dire alla fine di questa tornata di regionali, ndr) – ha aggiunto – potremo fare una valutazione politica ed un bilancio più compiuto».
Dal M5S, mentre Giuseppe Conte lamentava che l’astensionismo è frutto del fatto che i cittadini ritengono ormai la politica «ridotta a una sommatoria di calcoli e convenienze», sottolineavano la necessità di «un programma: noi non siamo quelli che dicono “l’importante è stare insieme”».
Di fronte a questi tentativi di minimizzare e tirare acqua al proprio mulino, l’analisi più onesta, sebbene non coraggiosa come avrebbe potuto, sembra averla offerta Avs. «È evidente – si legge in una nota di Nicola Fratoianni e Angelo Bonelli – che l’unità della coalizione a cui abbiamo contribuito con lealtà e impegno, è condizione necessaria ma non sufficiente. L’impressione che il campo progressista risulti il frutto di improvvisazione e di necessità più che l’espressione di una chiara idea di Paese continua a pesare sull’efficacia della nostra proposta. Occorre dunque insistere, ma serve un cambio di passo che non può più essere rinviato».
Il campo largo senza idee e visione per il futuro e incapace di comprendere l’oggi
Coalizioni e progetti si possono costruire, a patto che si abbiano un’idea di Paese e una visione sul futuro che si vuole proporre. Avs avrebbe potuto fare un passo in più ammettendo che il campo largo non si limita a dare «l’impressione» di non averle, ma che proprio non le ha, come è chiaro da tempo. Il voto in Calabria, però, ha reso ancora più evidente che a mancare non sono solo idee e visione, ma anche una comprensione dell’oggi. E su scala nazionale, non locale.
Quello che a sinistra non hanno capito della Calabria
Commentando il voto, Occhiuto ha detto che «forse l’altra parte aveva in mente una Calabria che per fortuna non esiste più», perché oggi c’è «una Calabria che si sta affrancando dall’assistenzialismo, una Calabria che non vota più perché qualcuno vuole rubare il voto promettendo cose che non sono realizzabili».
I dato gli danno ragione: in Calabria negli ultimi anni il Pil è cresciuto più della media nazionale; sono stati fatti investimenti importanti nelle infrastrutture e specie in quelle che possono attrarre investimenti e favorire l’occupazione, a partire dal settore turistico; c’è stato un impegno specifico per cogliere tutte le opportunità che arrivano dai fondi europei, finalmente mettendo a frutto anche quelli che rimanevano inutilizzati; c’è stato un piano strategico per rendere attrattive le università del territorio e gettare le basi per una concreta opportunità di futuro per i suoi ragazzi. Mentre Tridico parlava di reddito di cittadinanza, Occhiuto parlava di reddito di merito, rivolto proprio ai giovani diplomati che rimangono a studiare in regione.
Quello che vale per la Calabria vale per il Sud, dunque per l’Italia
Quello che vale per la Calabria, vale per tutto il Sud: lavoro, investimenti, infrastrutture, strumenti innovativi come la Zes unica, ottenuta dal governo con un pressing serrato in sede europea, sono gli asset su cui l’Italia di Giorgia Meloni ha puntato per ottenere il cambio di passo nel Mezzogiorno. Che oggi, come ripete spesso la premier, non è più «fanalino di coda, ma locomotiva» del Paese, crescendo complessivamente – non solo in Calabria – più della media nazionale e facendo registrare nuovi record di occupazione. È qui che il voto in Calabria assume – anche – una valenza che va oltre il territorio, perché ciò che è accaduto in quella regione va ricompreso nella più ampia questione meridionale, che è questione nazionale.
La sinistra non ha ancora capito cosa significhi “alternativa”
La destra ha sempre avuto questa visione, ha sempre avvertito che non si può pensare allo sviluppo dell’Italia senza mettere al centro lo sviluppo del Sud, e quando è andata al governo è stata consequenziale. Tanto a livello centrale, quanto a livello territoriale ha saputo prima proporre e poi attuare una propria agenda di governo, fatta di una visione chiara delle necessità del Paese e delle risposte che richiedevano. Il significato di alternativa è questo. E la sensazione che lascia il voto in Calabria, con la proposta bandiera del reddito di cittadinanza e con le analisi del giorno dopo, non è che la sinistra non sia capace di proporre un’alternativa, ma che non abbia proprio capito quale sia il significato profondo della parola.