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Il giorno della pax trumpiana: dalla standing ovation alla Knesset alla firma di Sharm el Sheik

Il D Day di Donald

Il giorno della pax trumpiana: dalla standing ovation alla Knesset alla firma di Sharm el Sheik

Ma l'attività diplomatica del presidente Usa non si ferma qui: prossimo obiettivo, una soluzione al conflitto in Ucraina

Politica - di Valter Delle Donne - 13 Ottobre 2025 alle 19:12

Alla fine è scoppiata la pace in Medio Oriente, una pace che porta una firma su tutte, quella di Donald Trump. L’accordo per Gaza «potrebbe essere la cosa più importante a cui abbia mai preso parte, il mio più grande successo», ha rivendicato il presidente americano dall’Air Force One diretto in Israele.

Il D Day di Trump

In una mattina di ottobre era iniziata la guerra, due anni dopo, in un’altra mattina di ottobre, ha trovato (si spera) il suo epilogo. Il lungo giorno di Donald nel suo D Day, ha fatto prima tappa al parlamento di Tel Aviv, con un discorso alla Knesset, accompagnato da una standing ovation. Il cessate il fuoco a Gaza è la “fine di un’era di terrore e morte» e «l’alba storica di un nuovo Medio Oriente» ha detto nel corso del suo appassionato discorso nell’aula del parlamento israeliano.

A Sharm el Sheik Meloni complice della pace, unica donna

Tappa successiva, a Sharm el Sheik, al vertice con i grandi della terra per la. Quei 20 leader “complici” di questa pace, per dirla con Giorgia Meloni, unica donna. La premier italiana ha rivendicato dal primo momento il sostegno del governo italiano al piano Usa, nonostante le ostilità interne e gli attacchi interni di un’opposizione più miope e provinciale che mai, che in queste ore brilla per la sua assenza e per il suo mutismo.

«È un grande successo di Donald Trump, gliene auguriamo altri, a partire dall’Ucraina. Siamo fieri che l’Italia ci sia in questa giornata storica. Dobbiamo ringraziare i mediatori che hanno spinto e dato un mano. È un percorso molto lungo, noi oggi abbiamo una prima fase ma è un’occasione che non si vedeva da tantissimi anni per una pace giusta e duratura, un lavoro lungo che si basa sul progetto dei due Stati. L’Italia è qui per dire che c’è ed è pronta a fare la sua parte», ha detto il presidente del Consiglio, nel corso di un punto stampa a Sharm El-Sheikh, dove ha anche sottolineato che «chiaramente se viene attuato il Piano è più vicino il riconoscimento dello Stato della Palestina, quando ci saranno le condizioni che sono state poste anche dal Parlamento certamente».

La firma dell’accordo

Il primo ad apporre la propria firma è stato proprio il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, che ha dichiarato: “Ci sono voluti tremila anni per arrivare fin qui”. I documenti sono stati successivamente sottoscritti dai principali mediatori della trattativa tra Israele e Hamas: il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, padrone di casa; l’emiro del Qatar Tamim bin Hamad Al Thani e il presidente turco Recep Tayyip Erdoğan. La firma è stata accolta da un lungo applauso degli oltre venti leader internazionali presenti all’International Conference Center di Sharm el-Sheikh, tra cui la premier italiana.

“Questo è il giorno per cui le persone in questa regione e in tutto il mondo hanno lavorato, lottato, sperato e pregato. Con l’accordo storico che abbiamo appena firmato, le preghiere di milioni di persone sono state finalmente esaudite. Insieme, abbiamo realizzato l’impossibile. Finalmente, abbiamo la pace in Medio Oriente”, ha detto Trump. 

Ma l’attività diplomatica del presidente americano non si ferma qui: prossimo obiettivo, una soluzione al conflitto in Ucraina. Venerdì è atteso alla Casa Bianca il presidente Zelensky: dopo Gaza, Kiev. Nel segno della pax trumpiana.

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di Valter Delle Donne - 13 Ottobre 2025