Un filo rosso
Lo sciopero preventivo della Cgil e la guerriglia pro-Pal: il sabato sfascista delle piazze contro il governo
Da Roma Landini parla di nuove manifestazioni e si aggrappa all'aiutino esterno. Ma a Milano e Torino i collettivi non mancano di mostrare il loro volto, tra esaltazione di Hannoun e scontri contro la polizia
La colonna sonora di Bella ciao, le parole d’ordine sulla democrazia minacciata, il filo diretto con l’universo pro-Pal, che poi vuol dire facile accesso alla mobilitazione. Alla manifestazione della Cgil a Roma c’erano tutti gli ingredienti che ci si poteva aspettare da una piazza squisitamente politica, in cui i temi del lavoro ed economici, più consoni al sindacato, facevano da corollario sbiadito. Del resto, la protesta di piazza San Giovanni era stata convocata per la pace a Gaza e solo in corsa è diventata l’ormai tradizionale sfilata preventiva contro una manovra che ancora non c’era. «Oggi vogliamo dimostrare che c’è una parte molto importante di questo Paese che scende in piazza e chiede cambiamenti, se non saremo ascoltati e non sarà modificata radicalmente una legge (la manovra, ndr) che consideriamo sbagliata, valuteremo. Di sicuro non finisce qui la nostra mobilitazione, se le cose non cambiano», ha detto Maurizio Landini, entrando in modalità mobilitazione permanente.
Landini entra in modalità mobilitazione permanente
«Ci sono cose nuove, che vengono dal Paese, dal basso, dal popolo, e c’è chi non le vuole vedere anzi, c’è chi demonizza chi scende in piazza perché ha paura della democrazia», ha proseguito Landini, facendo riferimento alla «forza di questa e di altre piazze». Le altre piazze di oggi erano quelle pro-Pal. Landini ha dichiarato 200mila persone in piazza, secondo trapelato dalla questura sarebbero state un quarto: 50mila. Per il primo sindacato italiano per numero di tessere è praticamente un flop. Una situazione che spiega perché Landini ha disperatamente bisogno delle piazze pro-Pal per la sua crociata anti-governativa, come testimoniato anche dalla presenza al suo fianco, tra gli altri, della portavoce della delegazione italiana della Global Sumud Flotilla, Maria Elena Delia.
L’alleanza con le piazze pro-Pal: una scomoda necessità
Epperò, quelle piazze non si sposano bene con la narrazione di un governo che vuole comprimere il sano dissenso che viene dal basso. Da quella di Milano si sono levati grandi applausi per Mohammad Hannoun che sabato scorso, durante l’ultima manifestazione pro-Pal in città, aveva giustificato le uccisioni di Hamas dopo la tregua. Il presidente dell’Associazione dei palestinesi era stato bloccato all’aeroporto di Linate per un Daspo che gli ha impedito di entrare in città, ma non di collegarsi con i suoi figliocci: «Fermatelo pure per uno o due anni, lui ha cresciuto noi», hanno detto i manifestanti. Durante il collegamento Hannoun ha negato di «appoggiare le uccisioni di Hamas», salvo poi sottolineare che «tutte le rivoluzioni hanno commesso processi rivoluzionari nei confronti dei collaborazionisti. Anche la nostra rivoluzione palestinese parla chiaro di questo. Io non giustifico ma la rivoluzione ha fatto il suo compito».
Gli scontri con la polizia a Torino
Non è andata granché meglio a Torino, dove la manifestazione pro-Pal di collettivi, sindacati di base, Rifondazione Comunista e Potere al popolo ha dato vita a scontri con la polizia nel tentativo di arrivare agli Stati generali di Forza Italia sulla casa. Il contatto con le forze dell’ordine è avvenuto a ridosso del Museo Egizio, mentre i manifestanti cercavano di raggiungere in corteo il non lontano Teatro Carignano, dove era in corso la kermesse azzurra. Arrivati nella strettoia in cui la polizia ha fatto muro per impedire il passaggio, i manifestanti – circa 300 – hanno dato vita a un lancio di bottiglie e fumogeni, che ha costretto gli agenti a rispondere con una carica di alleggerimento. Il bilancio, allo stato attuale, è di due agenti feriti e una manifestante identificata.
I pro-Pal a Torino: scontri con la polizia per tentare l’assalto all’evento di FI
Agli Stati generali erano presenti, tra gli altri, i ministri Antonio Tajani, Anna Maria Bernini, Paolo Zangrillo e Gilberto Pichetto Fratin. «Non ci facciamo intimidire, se non ci vogliono far parlare noi parliamo lo stesso, non abbiamo mai fatto manifestazioni per impedire a qualcuno di parlare», ha detto Tajani dal palco degli Stati Generali della Casa, sottolineando che «impedire a qualcuno di parlare è il messaggio più negativo che si possa dare, significa considerare l’avversario politico un nemico». Il vicepremier e leader azzurro ha quindi manifestato la vicinanza sua e del partito alle forze dell’ordine. «Ricordo ancora una volta che tra i figli di papà dei centri sociali e i figli del popolo che sono i poliziotti e i carabinieri noi stiamo dalla parte dei figli del popolo», ha poi aggiunto, parafrasando Pasolini.
Ma Tajani, da ministro degli Esteri, ha anche riaffermato l’azione umanitaria del governo per la popolazione di Gaza, ricordando che «mentre c’è gente che strilla qua e non si sa che cosa vuole, noi continuiamo ad accogliere palestinesi». «Questo è quello che conta, il ringraziamento di queste persone, i sorrisi contano molto di più degli slogan di qualche estremista», ha concluso.
FdI: «A Torino fatti vergognosi, noi vicini agli agenti e a Forza Italia»
Solidarietà alle forze dell’ordine e a FI è arrivata anche da FdI. «È vergognoso portare la guerriglia in strada a Torino mentre il governo è in prima linea per costruire il futuro a Gaza. Chi predica pace e dialogo e poi sceglie la violenza come strumento politico tradisce ogni principio democratico», ha detto la senatrice di FdI, Paola Ambrogio. Di «un copione che si ripete con preoccupante regolarità», ha parlato poi il senatore piemontese della Lega, Giorgio Maria Bergesio. Vicinanza agli agenti e agli azzurri è stata espressa anche da Osvaldo Napoli della segreteria nazionale di Azione.