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La premier Giorgia Meloni e il ministro Giorgetti alla conferenza stampa sulla manovra approvata dal governo

Un nuovo modello

Un’altra manovra solidale, produttivista e nazionale: l’Italia dice addio a sperperi e austerità

La premier ha spiegato che la finanziaria da 18,7 miliardi «va letta nel solco delle precedenti». Osnato: «Per molte misure non c'è più bisogno della manovra, perché le abbiamo già rese strutturali»

Politica - di Annamaria Gravino - 17 Ottobre 2025 alle 16:57

Ci sono le «priorità della Nazione» al centro della manovra da 18,7 miliardi appena varata dal governo. La premier Giorgia Meloni le ha riassunte nella conferenza stampa di presentazione attraverso «quattro grandi pilastri»: famiglia e natalità, riduzione delle tasse, sostegno alle imprese, sanità. La manovra «risponde ai bisogni e ai problemi concreti delle famiglie, delle imprese e dei lavoratori di questa Nazione». Ciascuno dei pilastri è stato supportato con specifici capitoli di spesa, che in alcuni casi introducono nuove misure in altri rafforzano misure già adottate nelle precedenti manovre. Un punto su cui la premier è stata esplicita: la nuova legge di bilancio «è più leggera delle precedenti, perché va letta nel solco delle precedenti». È, dunque, un tassello di un disegno di governo più ampio, che l’esecutivo ha iniziato a costruire tre anni fa e che guarda all’orizzonte della legislatura. Non a caso, parlando della sanità, Meloni ha fatto riferimento non solo allo stanziamento attuale (aumentato di ulteriori 2,4 miliardi, rispetto ai 5 già previsti dalla finanziaria precedente), ma anche a ciò che prevede di lasciare “in dote” al Paese a fine legislatura: 30 miliardi in più rispetto a ciò che ha trovato.

Osnato: «Molte misure non entrano più in manovra perché le abbiamo rese strutturali»

Che questa sia la chiave di lettura è stato confermato al Secolo anche dal presidente della Commissione Finanza della Camera, Marco Osnato. «Per molte misure non c’è più bisogno della manovra, perché le abbiamo già rese strutturali, come il cuneo fiscale o l’aliquota Irpef al 23% per i redditi fino a 28mila euro», ha spiegato. In sostanza importanti voci di spesa che prima dovevano essere rifinanziate di anno in anno ora sono dato acquisito al bilancio dello Stato, che è cosa diversa e ben più ampia di una finanziaria. Anche questo, ha chiarito Osnato, «è l’effetto della stabilità di questo governo, che può permettersi di ragionare sulla programmazione di anno in anno avendo alle spalle una strategia di ampio respiro già instradata».

Meloni e i vicepremier compatti: «Lavoriamo sulle priorità della Nazione»

Per l’Italia è pressoché un inedito, come pressoché inedite sono la longevità e la compattezza dell’esecutivo. Meloni si è presentata in conferenza stampa al fianco non solo del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, ma anche dei vicepremier Matteo Salvini e Antonio Tajani. Entrambi soddisfatti del lavoro svolto, a dispetto dell’enfatizzazione data al confronto sul tema del contributo delle banche. «Ho chiarito fin dall’inizio che il mio intento non era punitivo, ma che l’intento era concentrarsi sulle priorità della nazione», ha spiegato la premier, ricordando che istituti bancari e assicurazioni sono portatori di interessi, dunque che è normale che in un confronto ciascuno giochi il proprio gioco. «Ma – ha aggiunto – ho trovato una consapevolezza anche nel sistema bancario sul quadro complessivo dell’Italia, su una strategia che funziona e che porta alla fine un beneficio anche a loro e sulla volontà di dare una mano su questo. Poi possiamo non essere d’accordo sulle cifre o sul provvedimento più specifico ma c’era una disponibilità generale che ho trovato dall’inizio».

Gli effetti della stabilità e di una strategia di legislatura

L’Italia, insomma, sta conoscendo un’era in cui anche le banche sentono che conviene fare la propria parte, capendo che lo sforzo richiesto ha una valenza strategica e non si perderà in rivoli destinati a seccarsi rapidamente. Dunque, che contribuirà alla creazione di condizioni economiche che saranno un vantaggio concreto anche per loro. «Apprezziamo le parole del presidente del Consiglio Meloni, dove ha messo al centro in questa legge di bilancio le imprese e l’industria», ha detto anche il presidente di Confindustria, Emanuele Orsini, affermando la disponibilità delle imprese anche per la definizione insieme al governo di un Piano industriale di ampio respiro.

Una manovra nazionale e solidale

Tutto si tiene in un’unica visione nazionale e solidale, in cui lo sforzo – anche in questa manovra – continua a essere quello di dare risposte ai bisogni dell’oggi pensando al domani: non reddito di cittadinanza, ma misure per far aumentare l’occupazione, come la superdeduzione al 120% per le nuove assunzioni; non superbonus che durano lo spazio di una stagione, ma misure fiscali come il superammortamento per le imprese che investono in innovazione; non proposte slogan per rispondere alla questione salariale, ma sostegno al rinnovo dei contrati, taglio delle aliquote (dal 35% al 33% per i redditi tra 28mila e 50mila euro) e drastica riduzione delle tasse (dal 5% all’1%) su premi di produttività, straordinari e festivi per rendere le buste paga più pesanti. Non una manovra di «austerità» come sostiene Elly Schlein, forse orfana degli sperperi giallo-rossi e dei tempi in cui il debito continuava a salire, ma una manovra «seria ed equilibrata» come ha rivendicato la premier.

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di Annamaria Gravino - 17 Ottobre 2025